BERLINO – Un’esperienza personale, la cura del fratello minore Nic affetto da una forma di demenza precoce, è il punto di partenza di The Roads not Taken, il film che riporta Sally Potter in concorso a Berlino a tre anni da The Party. Un film che si discosta dalla ricerca a cui la cineasta britannica ci ha abituato con opere leggendarie come Orlando (che fu anche candidato all’Oscar) e The Tango Lesson, per prendere una strada, in un certo senso, sentimentale.
“Mi sono occupata di mio fratello per due anni, prima della sua morte – racconta Potter – e ho mutato profondamente le mie nozioni di salute mentale e abilità fisica e personale, insomma tutto quello che pensiamo che un essere umano completo dovrebbe essere e poter fare. Ascoltandolo parlare, ad esempio, non mi sembrava sconnesso, ma poetico”. Una consapevolezza travasata nella relazione tra Leo (Javier Bardem) e sua figlia Molly (Elle Fanning). L’uomo vive solo in uno squallido appartamento di Brooklyn, appare sconnesso dalla realtà e ingestibile, in realtà è smarrito nei suoi pensieri e nei ricordi, non sa neppure più come si chiama. In particolare due momenti della sua vita di emigrante riaffiorano: quando era in Messico con la prima moglie Dolores (Salma Hayek) in una giornata difficile in cui lei vuole andare al cimitero a visitare la tomba del figlioletto morto e lui si oppone, e in Grecia durante un soggiorno in cui Leo, scrittore, si è allontanato dalla famiglia per trovare ispirazione lasciando la figlia.
Nonostante un importante appuntamento di lavoro che continua a rinviare, Molly accompagna il padre in giro per New York, tra visite mediche e scontri con un’umanità ben poco empatica, che giudica male quell’uomo mentalmente assente, ostinato e chiuso nel suo guscio, mentre sua madre, ed ex moglie dell’uomo (Laura Linney) fatica a capire come rapportarsi con lui. Intanto il film ci porta continuamente nelle altre dimensioni della mente di Leo, le vite che lui avrebbe potuto vivere: è come se, ad ogni scelta, una parte di lui fosse rimasta intrappolata dentro l’altra possibilità esistenziale che ora diviene improvvisamente più urgente della realtà quotidiana. “Nessuno di noi – spiega Sally Potter – è un sé unico, dentro ognuno c’è una folla di personalità ed è proprio questa fluidità che volevo esplorare. La disabilità – aggiunge la 71enne regista britannica – diviene così un dono”.
Ma il film vuole essere anche un omaggio a coloro che si prendono cura delle persone affette da questo tipo di handicap. “Stando vicino a mio fratello ho imparato tante cose sul funzionamento della mente e ho provato un amore profondo per lui e per tutte le persone come lui, ma anche per i caregiver”, dice Sally Potter.
Salma Hayek e Javier Bardem recitano in spagnolo tutta la sequenza messicana. “Sono grata a Sally – afferma l’attrice – che cerca la verità nei suoi personaggi e ci ha fatto esprimere nella nostra lingua”. “Era importante trasmettere con chiarezza l’idea che Leo viene dal Messico e che aveva dovuto attraversare la frontiera per arrivare negli Stati Uniti, l’uso dello spagnolo dava proprio questo sentimento”. Elle Fanning, che aveva già lavorato con la regista britannica all’età di 13 anni per Ginger & Rosa, è entusiasta di lei e anche del lavoro fatto con Bardem: “Abbiamo costruito una relazione veramente intima, una connessione profonda, e lui era paterno con me fuori dalla scena”.
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