S.B. la parola ai delusi


L’ennesimo documentario su Silvio Berlusconi? Sì, ma stavolta sono i suoi sostenitori a prendere la parola per svelare (almeno in parte) il mistero dell’ex intrattenitore di navi da crociera diventato primo ministro. S.B. Io lo conoscevo bene è al Festival di Roma (Prospettive Italia): lo firmano il giovane cineasta Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella, giornalista politico, già autore, insieme a Pannone, del controverso Il sol dell’avvenire sulle Br. La cifra è l’ambiguità, anche se Fasanella preferisce parlare di lavoro di “confine”. I testimoni dicono più o meno tutti di aver sognato una “rivoluzione liberale”, qualcuno ammette più chiaramente di aver voluto mettere un argine alla sinistra. Tra chi diede l’investitura al Cavaliere c’era anche Gianni Agnelli come ci rammentano le immagini di repertorio. Ma la carrellata finale sul Parlamento deserto, che sembra un guscio ormai vuoto, lascia l’amaro in bocca. Il berlusconismo pare destinato a sopravvivere anche alla rovinosa caduta di Berlusconi, avvenuta un anno fa appena? E gli eventi politici si susseguono in rapido mutamento modificando di continuo gli scenari. Quando il documentario è stato concepito lui era ancora in sella, tanto che qualcuno dei suoi, benché deluso, non ha voluto parlare per timore. Altri hanno tenuto la bocca chiusa perché sperano di rifarsi una verginità politica. Ma hanno accettato in molti. Vittorio Dotti, avvocato personale e amico di lunga data, Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano vicino a Bettino Craxi, Giuliano Ferrara e Paolo Guzzanti, giornalisti che l’hanno sostenuto con forza. E ancora Francesco Gironda, responsabile della cosiddetta “guerra psicologica” della rete Nato (leggi Gladio), Tiziana Parenti, procuratore nell’inchiesta Mani pulite, Gabriella Carlucci, ex showgirl, deputata, oggi sindaco di Margherita di Savoia. Alcuni conquistati (o “acquistati” come dice qualcuno con lapsus freudiano) dal suo fascino, dalla sua energia, altri da un progetto politico che mai è stato definito compiutamente, al di là degli slogan e della telegenia. Qualità indispensabile per candidarsi con Forza Italia.

 

Non che manchino le gag consuete dell’uomo, dalle gaffe internazionali alla “mignottocrazia”, ma è grazie alle testimonianze degli ex fedeli che il film ricostruisce – in ordine cronologico – l’ascesa, la discesa (in campo), il crollo. L’indignazione alla Sabina Guzzanti lascia dunque spazio alla riflessione pacata, a volte ironica. Spiega Fasanella: “Molti hanno già dato delle risposte sul perché del berlusconismo: Travaglio, Bersani, Di Pietro… Sono tutti punti di vista legittimi, ma noi pensiamo che Berlusconi non sia calato da un altro pianeta, che sia il prodotto della cultura e del DNA del nostro paese”. Chiarisce meglio: “Il suo coinvolgimento politico è maturato nel clima post guerra fredda, tra il ’92 e il ’94. In ambienti di varia natura che avevano partecipato alla lotta contro il comunismo, c’era il timore che, dopo Mani pulite, il Pci potesse andare al governo. Contemporanemente la sinistra si è illusa che bastasse cambiare nome e simbolo per convincere i moderati”.

 

Dice Gironda: “In questo delizioso documentario ciascuno racconta il momento in cui ha capito che non poteva più non dirsi in disaccordo. Molti sono stati bloccati dalla capacità di persuasione o dal timore di scomunica tipici della macchina berlusconiana. Personalmente all’inizio ho accettato una fase egemonica e autocratica come naturale in ogni nuova leadership, ma poi non potevo più”. Precisa Dotti, che è stato deputato di Forza Italia e dal ’96 ha interrotto i rapporti col Cavaliere: “Il film non vuole occuparsi del Berlusconi politico né del protagonista dei processi, piuttosto dell’uomo”. Aggiunge Fasanella: “Anche perché le ipotesi giudiziarie devono essere ancora verificate”. E prosegue: “Certo, la sua caduta chiude di fatto la Seconda Repubblica o meglio questo ibrido indefinibile che ha ridotto l’Italia allo sfinimento”. Cosa verrà dopo, con le prime primarie del Pdl dalla sua nascita e il successo del movimento di Grillo? “Difficile dirlo. Pillitteri sostiene che il berlusconismo sia una categoria dello spirito. Io ritengo che pre-esistesse a Berlusconi, come concezione del potere, dello Stato, del rapporto tra vita privata e vita pubblica, tra interesse privato e interesse nazionale. Fa parte del codice genetico dell’Italia unitaria e bisogna capire come fare i conti con quelle patologie gigantesche. Il grillismo è l’ennesimo fenomeno con doppia faccia. Da un lato intercetta la voglia di cambiamento, dall’altra non dà una risposta politica, ma solo demagogica e populista che può avere sbocchi imprevedibili”. Il resto alle prossime puntate.

Non è ufficiale, ma pare che lo stesso Berlusconi abbia visto il film che finora nessuna tv free ha voluto acquistare. Dal 5 febbraio sarà distribuito in alcune sale mirate.

autore
14 Novembre 2012

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