Dopo i 5 milioni di euro guadagnati con l’esordio dietro la macchina da presa, Fuga di cervelli, Paolo Ruffini, il comico toscano che diede della ‘Bella Topa’ a Sophia Loren durante i David di Donatello, ci riprova con Tutto molto bello. L’impianto produttivo è sempre lo stesso: la Colorado di Maurizio Totti assieme a Medusa Film qui anche distributrice della pellicola che porterà nei cinema dal 9 ottobre in oltre 400 copie. Del resto squadra che vince non si cambia. Ed è lo stesso produttore a capirlo il lunedì successivo all’uscita del primo film, quando chiama Ruffini per offrirgli subito un altro progetto che aveva nel cassetto da un po’ di tempo, un road movie scanzonato in cui un futuro papà viene coinvolto in una assurda 24 ore da uno svitato (Frank Martano), conosciuto per caso nella nursery dell’ospedale dove la compagna è in travaglio. A loro si aggiungono lungo il cammino, un improbabile rocker (Gianluca Fubelli noto come ‘Scintilla’) con la passione per Pupo, un pazzo dal grilletto facile (Angelo Pintus) e un’avvenente interprete di arabo costretta a vestirsi da Wonder Woman (Nina Senicar).
Nasce così Tutto molto bello, per il regista Ruffini “più che un titolo un modo di descrivere un momento o uno stato d’animo. Il titolo è il nucleo fondamentale del film, può essere un’espressione ironica o detta col cuore. In questo caso il mio personaggio, il futuro padre Giuseppe, imparerà a dirla scoprendo che la felicità non la si deve tanto inseguire quanto notarla attorno a sé. Sarà proprio l’incontro con Antonio (Matano) a insegnargli come riconoscerla”.
L’entusiasmo di Ruffini per la pellicola che davanti alla stampa stamattina non ha esitato a definire “un film di energia” è tanto che riesce nell’impresa di far partecipare praticamente gratis un esordiente come Pupo, al primo film nonostante 40 anni di carriera. “All’inizio non ci siamo capiti sui soldi – ammette Pupo – penso di avergli chiesto più o meno metà del budget a disposizione del film. Poi ho capito lo spirito del progetto, mi sono innamorato di Paolo e ho deciso di farlo comunque”.
Altra sfida vinta a colpi di risate e charme per Ruffini, quella con il coprotagonista Matano, uno cui il copione pare stare un po’ stretto. “Tutti i giorni sul set gli raccontavo le battute che mi erano venute in mente e Paolo non rideva quasi mai – svela l’idolo di You Tube che sta finendo La sposa perfetta con Claudio Bisio – Poi dopo qualche ciak gli chiedevo di improvvisare e puntualmente lui finiva col ridere tanto che dovevamo buttare l’intera scena”.
Non c’è solo la voglia e la fortuna di lavorare in un gruppo affiatato in cui Ruffini ritrova Matano e Chiara Francini, ma anche Giovanni Bognetti alla sceneggiatura. Dietro alla pellicola c’è soprattutto la volontà del comico toscano di parlare di temi anche importanti con leggerezza, intrattenendo il pubblico. “La gente – sottolinea il regista – ha bisogno di sentir parlare di bontà specie in un momento in cui sembriamo avere più energie per lamentarci e pensare male che per altro. Allora la bontà diventa un’esigenza. Volevo raccontare la paternità, come la si affronta quando ci si sente inadeguati rifacendomi ai film che amo. Sono cresciuto con le scazzottate di Bud Spencer e Terence Hill, le avventure dei Goonies e le assurde peripezie di Steve Martin e John Candy in Un biglietto in due”.
Un cinema, per dirla alla Ruffini, “tutto molto bello”.
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