Rossellini, passione indiana


Seconda tappa l’1 settembre a Venezia del Progetto Rossellini, peraltro annunciata all’ultimo Festival di Cannes dall’AD Luciano Sovena, con la presentazione fuori Concorso del documentario India Matri Bhumi (1959) di Roberto Rossellini. Il progetto, voluto e realizzato da Cinecittà Luce, Cineteca di Bologna, CSC-Cineteca Nazionale e Coproduction Office, riscopre l’opera Rossellini attraverso il restauro digitale di 10 importanti titoli effettuato dalla Cineteca di Bologna, presso il Laboratorio l’Immagine Ritrovata. Film che hanno segnato la nascita e la consacrazione del Neorealismo, e hanno ispirato cinematografie di vari Paesi e generazioni successive.

Dopo La macchina ammazzacattivi (1952) è la volta di India Matri Bhumi, che vuol dire l’humus della terra, un grande affresco sull’India moderna, alimentato dalla conoscenza da parte di Rossellini del primo ministro indiano Pandit Nehru. Alla fine del 1956 il regista riesce a ottenere un contratto di coproduzione con la Francia e alcuni privati indiani e a dicembre dello stesso anno arriva a Bombay con l’operatore Aldo Tonti. Alla fine di un lungo viaggio nella nazione indiana Rossellini monterà, oltre al film che viene presentato nel maggio 1959 al Festival di Cannes, un documentario in dieci puntate per la televisione, L’India vista da Rossellini.

“È un’inchiesta il più possibile approfondita, sia pure nei limiti di un film, su un paese nuovo come l’India, che ha ritrovato la sua libertà, che è uscito dal colonialismo, allora erano appena dieci anni, e sull’immenso sforzo che faceva per mettersi in marcia, per diventare un paese come tutti gli altri”, spiegava il grande cineasta.
Nel mostrare un paese sospeso tra tradizione e modernità, lo sguardo di Rossellini si rivolge alla vita quotidiana più immediata e accanto a una parte documentaria troviamo quattro brevi storie, un po’ romanzate. Protagonisti di questi episodi sono interpreti non professionisti nei panni di: un conducente di elefanti, un tecnico impegnato nella costruzione di una diga, un vecchio contadino e un uomo con la sua scimmietta.

Due sono stati gli assistenti alla regia Tinto Brass, fuori dall’India, e Jean Herman in India.
“Ho conosciuto Rossellini quando lui era bandito dall’Italia per varie vicende, non ultime quelle sentimentali e sessuali. Ero a Parigi nel ’58, lui è arrivato con il bottino indiano: oltre a Sonali Das Gupta (ndr. per lei il regista lascerà Ingrid Bergman) aveva con sé un sacco di materiale girato in India a 16 millimetri – racconta Tinto Brass in un’intervista a Carlo Calabrese – Rossellini mi ha chiesto se potevo montarli ed io ne ero ben felice, orgoglioso. A quel tempo, era braccato dai paparazzi che volevano immortalarlo in compagnia dell’indiana. E lui, così, si era nascosto nello studio del celebre fotografo Henry Cartier-Bresson vicino all’Opera. Noi ci andavamo di notte e vedevamo insieme il materiale girato per una puntata. Poi, Rossellini si ritirava con l’indiana ed io, invece, lavoravo in una cameretta al montaggio del materiale. La mattina seguente, se il suo ‘montaggio’ era andato bene, io ero un genio, altrimenti ero una merda e dovevo rifare tutto”.

L’altro assistente alla regia Jean Herman ricorda, in una conversazione con Alain Bergala, che fina dall’inizio la sceneggiatura viene elaborata sotto forma di conversazioni “poiché con Roberto mai niente è per iscritto in vero. Già da quell’epoca si capisce che sarà un film composto da episodi, che si viaggerà molto, che si andrà da nord a sud e che si proverà ad andare al particolare per parlare di universale”. La testimonianza dell’aiuto regista ricostruisce l’atmosfera lavorativa: non ci sono orari, sceneggiatura, programma di quel che si fa l’indomani. “Tutto poteva essere modificato cammin facendo. E poi, le riprese sono state così spezzettate che si perdeva talvolta il filo. Si passava da un piano di sequenze all’altro. E’ probabilmente lì che si rivelava un gran direttore d’orchestra”. E il critico Morando Morandini avvicinerà l’opera di Rossellini a quella di Flaherty.

 

Da segnalare gli altri 8 titoli che usufruiranno prossimamente del restauro digitale: Roma città aperta, Paisà , Germania anno zero, L’amore, Stromboli terra di DioViaggio in Italia, La paura, La forza e la ragione.
 

 

autore
01 Settembre 2011

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