Uscirà in sala il 19 febbraio con I wonder pictures – in collaborazione con Unipol Biografilm Collection – il documentario Life Itself di Steve James, basato sulla biografia di Roger Ebert, critico cinematografico e giornalista di fama mondiale: una storia che è a tratti intima, divertente, dolorosa e trascendente. Il film esplora l’eredità lasciata da Ebert, dagli articoli di critica cinematografica per il ‘Chicago Sun Times’, con cui ha vinto il premio Pulitzer, fino a diventare una delle voci più autorevoli nella cultura in America.
Roger è diventato un’icona quando, insieme a Gene Siskel, ha creato uno degli show televisivi più longevi e importanti della storia, rendendo Chicago il centro culturale della critica cinematografica. Il film include molte interviste vere e profonde ai principali produttori del programma, insieme alla prima intervista in assoluto in un film documentario con la moglie di Siskel, Marlene.
Durante gli ultimi quattro mesi della sua vita, Roger si è messo a disposizione dei cineasti, che hanno così potuto catturare il suo spirito combattivo, il suo tagliente senso dell’umorismo e i modi in cui ha ispirato personalmente i registi, la famiglia e i fan. La notizia della scomparsa nell’aprile del 2013 ha provocato una reazione enorme e profondamente commovente. Tutti i maggiori registi e politici hanno riflettuto sul suo lascito culturale, da Spike Lee e Michael Moore al Presidente Obama, che ha detto: “Quando non gli piaceva un film, era sincero; quando gli piaceva, era entusiasta – coglieva il potere unico del cinema di portarci in luoghi magici.”
“Ho conosciuto Ebert – dice il regista – come la maggior parte dell’America: quando presentava Sneak Previews, l’incarnazione dell’emittente PBS del suo innovativo programma televisivo con Gene Siskel. Frequentavo la scuola di cinema alla Southern Illinois University e una sera vidi lo show per caso. Il mio primo pensiero fu: “Perché esiste un programma televisivo dedicato alla recensione dei film?” Il secondo fu, “E perché ci sono due giornalisti del Chicago?” Essendo innamorato delle recensioni di Pauline Kael e permeato dalla critica cinematografica più accademica dell’università, inizialmente trovai lo show una divertente stranezza. Ma ben presto capii l’intelligenza e il genio di Ebert e Siskel, e mi appassionai allo show. È vero, i loro dibattiti erano divertenti e istruttivi. Ma io apprezzavo in particolare che l’analisi di un film di Roger fosse intrisa delle sue esperienze personali e della sua visione del mondo. Mi diede l’impressione di essere uno con cui sarebbe stato fantastico bere una birra ( o tre) e semplicemente “parlare di cinema”. Avrei imparato molto senza mai sentirmi inferiore”.
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