Una figlia alla ricerca del padre malato ma anche un viaggio alla scoperta delle proprie origini sempre più messe a repentaglio in un mondo fagocitato dal globalizzazione. C’è tutto questo in Le voyage en Arménie nuovo film di Robert Guédiguian in cui un padre sogna di tornare nella terra natia, l’Armenia, con il desiderio di lasciare anche qualcosa in eredità alla figlia Anna. La donna è piena di certezze, il padre invece vorrebbe insegnarle a saper dubitare. Quello che Anna affronterà sarà un piccolo viaggio fra le montagne del Caucaso, grazie al quale imparerà a scoprire la propria identità, e a rivedere ogni aspetto della sua vita. In programma alla Festa del Cinema di Roma, dove partecipa al concorso ufficiale, il film è arrivato nella Capitale insieme al suo regista.
Come la protagonista del film lei è figlio di un armeno ma è nato in Francia. Ha girato il film per ritrovare le sue radici attraverso la protagonista?
In realtà è una pellicola su commissione. Quando sono andato in Armenia per una retrospettiva dei miei lavori ho scoperto con grande sorpresa che la gente mi riconosceva per la strada e mi faceva i complimenti. A mia insaputa ero diventato un ambasciatore del popolo armeno, ed era strano perché avevano dato tanta fiducia a un uomo che nel loro paese non era mai nemmeno stato. Questa cosa mi ha molto commosso, perciò ho deciso di accogliere le loro richieste e fare un film su ordinazione. Mi premeva mostrare due temi quello dell’identità che rischia di venire risucchiata dalla globalizzazione e quello della fede, della fiducia senza la quale c’è solo disperazione profonda.
Cosa ha significato girare in un paese che è parte della sua cultura?
E’ stata una grande esperienza. Anzitutto facile dal punto di vista pratico perché la popolazione e le autorità ci hanno aiutato in ogni modo. In secondo luogo importante perché mi ha permesso di capire qualcosa dell’Armenia di oggi, un paese relativamente giovane. Tanto per cominciare è tutto da ricostruire da quando è diventato uno stato autonomo nel ’91 ma nel frattempo deve subito imparare a difendersi dal capitalismo che al momento pensa all’Armenia come a un dolcetto da sgranocchiare. Urgono leader forti che proteggano il paese e i suoi interessi.
Qual è stato il riscontro del pubblico armeno nei confronti del film?
E’ uscito quest’estate ed è stato subito accolto con grande entusiasmo. Ho personalmente portato il film nelle città e nei villaggi ed è stato incredibile vedere come la gente l’ha amato e se n’è appropriata. Un risultato sorprendente, un pò il sogno di ogni regista.
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