Ritorno in Marocco


Un noir che mostra una faccia inedita di Casablanca, dura e violenta, con due giovani protagonisti, Adil e Karim, che sognano di emigrare in Svezia e intanto vivono di espedienti. E’ Casanegra del regista marocchino Nour Eddine Lakhmari. Un film che ha fatto incetta di premi al Festival di Dubai (doppia interpretazione maschile e fotografia dell’italiano Luca Coassin), a Taormina, miglior regia, e al 9° Arab Film Festival di Rotterdam. L’opera è del 2008 ma ancora inedita nelle sale italiane. Ora però troverà un canale distributivo grazie a Cinecittà Luce insieme a un pugno di interessanti pellicole marocchine recenti: Andalusie mon amour di Mohamed Nadif, Le retour du fils di Ahmed Boulane, Pegase di Mohamed Mouftakir e The End di Hicham Lasri. I cinque film, tutti di grande successo in patria, verranno diffusi sulla piattaforma on demand Cubovision grazie a un accordo tra Cinecittà e la Telecom.

 

La notizia esce dall’incontro Italia-Marocco organizzato dal Luce nello spazio Fandango. Per Luciano Sovena, che da anni segue con attenzione gli accordi bilaterali tra le cinematografie dei due paesi, è anche l’occasione per lanciare un appello a favore della Suola di Arti e Mestieri di Casablanca, polo educativo inaugurato col sostegno della Regione Lazio che oggi rischia di chiudere dopo che l’ente locale ha ritirato il proprio sostegno (vedi il reportage di Cinecittà News). I corsi sono infatti gratuiti per le decine di appassionati studenti che, oltre a specializzarsi nelle varie tecniche di ripresa, trucco, produzione, suono e montaggio, imparano anche l’italiano. E alcuni di loro sono stati impegnati in produzioni italiane girate in loco, da Venti sigarette di Aureliano Amadei, che ha ricostruito Nassyria alla periferia di Casablanca, a Giuliana Gamba, che qui ha realizzato il documentario musicale Sound of Morocco. Basterebbero 200mila euro per salvare la scuola e si spera in un interesse della Provincia di Roma: il presidente Zingaretti non conferma né smentisce, ma ha partecipato volentieri all’incontro. Tra l’altro l’Ecole sorge in un quartiere di Casablanca particolarmente a rischio, Sidi Moumen, una bidonville da cui partirono i terroristi degli attentati di Madrid: la scuola è diventata per i ragazzi della zona un punto di riferimento importante. Nicola Zingaretti annuncia comunque quattro nuovi progetti di cooperazione europea che daranno vita a quattro festival della creatività del Mediterraneo in quattro diverse città, a conferma del forte interesse della Provincia per il Maghreb. Mentre l’ambasciatore del Regno del Marocco, presente all’incontro di stasera, auspica “un modello alternativo di cooperazione, che possa fare a meno dell’aiuto degli Stati”.

 

Roberto Cicutto è convinto che il progetto conoscerà sviluppi sorprendenti. Intanto propone di creare un archivio di immagini della primavera araba, anche quelle girate con i telefonini. “Vogliamo aiutare a preservarle e diffonderle, anche se ognuno rimarrà proprietario del proprio patrimonio. Potremmo pensare a una grande installazione al Teatro 5 di Cinecittà, le stanze del Marocco, per parlare di pace e integrazione”. Tra i paesi nordafricani il Marocco, che sta vivendo una rapida trasformazione, è stato solo lambito dalle rivolte popolari. “Oggi viviamo una movida culturale e cinematografica – conferma Nour Eddine Lakhmari – siamo un paese moderno un po’ frustrato dall’immagine folcloristica che si ha di noi all’estero. Anche per questo il nostro cinema è interessato ai problemi esistenziali dell’uomo e della donna, come avviene in tutto il resto del mondo. Possiamo raccontare le nostre storie senza complessi e senza censure, come ho fatto in Casanegra e come faccio nel nuovo film, Zero, che tocca tanti tabù e parla ancora di giovani”. Anche Ahmed Boulane si confronta con il mondo giovanile nel suo Le retour du fils, dove un quindicenne figlio di una coppia mista da tempo separata torna in Marocco dalla Francia: non conosce bene suo padre, non parla l’arabo né capisce la cultura del suo paese, ma ha bisogno di ritrovare le proprie radici. “Per i ragazzi di seconda generazione – spiega il regista – il problema dell’identità è ancor più aspro”. Infine Lamia Chraibi, produttrice della gangster story sentimentale The End, racconta di come il suo film cerchi di testimoniare proprio questa atmosfera di cambiamento, ambientando la vicenda di un amore impossibile alla vigilia della morte di Hassan II, nel ’99. “Il successore Mohammed VI ha inaugurato una nuova era, più democratica, situando la narrazione in quell’anno cruciale, il film parla del Marocco in modo politico e romantico allo stesso tempo”.

autore
02 Marzo 2012

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