Richard Jewell, eroe ingenuo tradito dall’America

Kathy Bates ha appena ricevuto una candidatura all'Oscar per la sua interpretazione della madre di Richard Jewell. In sala dal 16 gennaio il nuovo film di Clint Eastwood


Kathy Bates ha appena ricevuto una candidatura all’Oscar per la sua interpretazione di Bobi Jewell, madre affettuosa e accorata che assiste per 88 interminabili giorni al tentativo da parte dell’Fbi e dei media di incastrare il figlio Richard con tutti i mezzi (spesso ai limiti dell’illecito). I federali le perquisiscono casa, arrivando a sequestrare anche i Tupperware e le videocassette della Disney, mentre le tv di tutti gli Stati Uniti assediano l’appartamento e il telefono non smette di squillare. Bobi prima piange e si dispera, poi alza la testa e, sostenuta dall’avvocato di Richard, parla a cuore aperto ai giornalisti, gli stessi che hanno messo alla gogna suo figlio, in una conferenza stampa che è una delle scene clou del film. 

Il nuovo film del quasi novantenne Clint Eastwood è basato su una storia vera (incredibilmente attuale, perché si fa presto a distruggere la reputazione di una persona a suon di fake news e illazioni) avvenuta ad Atlanta nel 1996 quando i telefonini erano degli aggeggi scomodi e internet doveva ancora esplodere. Il 27 luglio vi fu un attentato al Centennial Park durante le celebrazioni dei giochi olimpici. Richard è un trentenne sovrappeso, complessato e maniaco del controllo, che ama l’esercito, venera la polizia e ha in casa un arsenale di armi per la caccia. Ha perso un paio di lavori, sempre nel ramo, per il suo eccesso di zelo e ora fa l’addetto alla sicurezza pro tempore. Ma sarà proprio lui a scoprire lo zaino sospetto nascosto sotto una panchina durante un concerto: la sua insistenza fa sì che venga sventato un massacro anche se il bilancio dell’esplosione è ingente, con due morti e un centinaio di feriti.

Eroe per un giorno, Richard finisce ben presto nel mirino di un agente dell’Fbi che ha bisogno di un colpevole a tutti i costi. E la sua soffiata alla giornalista locale piuttosto disinibita diventa subito scoop. Richard ha il profilo del lupo solitario, forse è gay, comunque vive ancora con la madre, insomma è l’unico sospettato, anche se non c’è una sola prova contro di lui. Ma ormai tutti lo considerano colpevole. Solo la mamma e l’avvocato sfigato Watson Bryant, conosciuto tanti anni prima, credono in lui. Watson, con i suoi metodi poco ortodossi, riesce a ribaltare la situazione ma non senza danni collaterali: il vero Richard Jewell morirà a 44 anni stroncato da un arresto cardiaco e comunque con una reputazione mai riabilitata del tutto. La cosa più interessante del film, che si muove tra giallo e apologo sulla giustizia, è proprio il rapporto quasi paterno tra l’ingenuo Richard e il protettivo Watson, artefice dell’evoluzione di un personaggio che parte quasi respingente con le sue tante manie ma a cui Eastwood regala una tirata finale da applausi e una crescita umana esponenziale.

Nel cast primeggiano Sam Rockwell (Tre manifesti a Ebbing, Missouri) nei panni di Watson Bryant e la citata Kathy Bates, ma Paul Walter Hauser (Tonya) interpreta Richard Jewell con notevole pathos (oltre alla somiglianza fisica con l’originale, che pare abbia sconvolto la madre di Jewell).

Eastwood – con i suoi quattro Oscar per regia o miglior film – aggiunge un altro capitolo alla sua galleria di eroi e antieroi americani, con titoli come Sully e Ore 15:17. Attacco al treno. Con una regia che mette in luce le prove attoriali rinunciando a volte alla suspense (del resto lo spettatore già sa come andrà a finire), valorizza al massimo la sceneggiatura di Billy Ray, basata sull’articolo di Vanity Fair “American Nightmare — The Ballad of Richard Jewell” di Marie Brenner. Tra i produttori, oltre allo stesso Eastwood con la sua Malpaso, anche Leonardo DiCaprio.

Richard Jewell arriva in sala il 16 gennaio con Warner Bros. Pictures. 

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14 Gennaio 2020

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