Richard Gere, homeless e gentiluomo

Bagno di folla a Giffoni per l'attore americano, che ha incontrato i ragazzi parlando di rispetto, di non violenza e del suo ultimo film, Time Out of Mind, che probabilmente sarà al Festival di Roma


GIFFONI VALLE PIANA – Della star hollywoodiana non ha nulla Richard Gere, l’attesissimo ospite della 44^ edizione di Giffoni Experience che con semplicità e familiarità parla di rispetto, di futuro delle giovani generazioni, di nonviolenza senza pretesa di dire nulla di straordinariamente importante e nuovo, ma come dice lui “da persona qualunque”. Artista noto soprattutto per il suo impegno e le sue idee a favore dell’indipendenza del Tibet, Gere, che è arrivato in Italia accompagnato dal figlio adolescente Homer, si ritiene ottimista nei confronti del genere umano che se “recuperasse la sua naturale essenza di creatura gentile, risolverebbe molti problemi”. Un artista che non ha mai separato la sua vita personale dalle scelte fatte come attore: “Ho sempre scelto ruoli in maniera consapevole e vicini alla mia sensibilità, noi non siamo entità separabili”, dice. Come per l’ultimo film Time Out of Mind di Oren Moverman, in concorso al Festival di Toronto e molto probabilmente al prossimo Festival di Roma, in cui interpreta un clochard. “Un ruolo a cui tengo molto  – spiega l’attore – e per il quale ho frequentato per un po’ di tempo l’unica associazione che a New York si occupa di homeless. New York è l’unica città al mondo in cui per legge un senzatetto deve avere un letto dove dormire”. Il progetto è in cantiere da 25 anni, un periodo in cui la condizione dei senzatetto, spiega, non è molto cambiata. 

Si dice ammirato dal Festival di Giffoni, dalla marea di ragazzi che hanno la possibilità di stare insieme, connettendo culture diverse, “un’esperienza che significherà molto per il futuro di ognuno di loro”. Nell’indicare le priorità dell’impegno di ogni essere umano, cita il ricordo di un suo amico che in attesa di un figlio, un giorno chiese al Dalai Lama: “Come possiamo insegnare ai bambini a rispettare l’ambiente?” e il Dalai Lama rispose: “Bisogna cominciare dal rispetto per la vita degli insetti, osservarli, notare la fatica che fanno ogni giorno per sopravvivere. Se riesci a insegnare questo a un bambino, hai già fatto molto”. E ancora sulla violenza e sul sangue che scorre in molte parti del pianeta, con un pensiero particolare a Gaza, spiega che “se la politica spesso fallisce è anche perché noi tendiamo ad essere impulsivi, superficiali, a tenere troppo alle cose materiali che ci appartengono – la mia casa, la mia famiglia, la mia sicurezza. Occorre oggi più che mai, andare in profondità e aspettare prima di agire, fino a raggiungere il minimo del respiro cioè il massimo della razionalità. Occorre trovare in noi il senso dell’unità con l’altro”.

Sulla mancanza di idee e sull’attuale mediocrità del cinema americano rispetto a una produzione televisiva di qualità, spiega che “siamo in un momento di transizione, in cui il cinema ha pochissimi soldi da investire mentre le grandi produzioni televisive come HBO hanno molto denaro e giovani talenti validi su cui investire. Nel futuro è molto probabile che saranno le stesse reti tv a produrre per il cinema e in quel caso non ci saranno più differenze tra i due mezzi”.

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