Walter Veltroni ha ascoltato un solo brano, “How far can you fly”, e si è innamorato di Luca Flores, un jazzista straordinario e dolce ma tormentato da un dolore d’infanzia che l’ha portato alla malattia mentale e infine al suicidio, alla soglia dei quarant’anni. Veltroni ha scritto una piccola biografia, “Il disco del mondo. Vita breve di Luca Flores, musicista”, pubblicato dalla BUR e ora diventato un film (Piano, solo) diretto da Riccardo Milani. Il libro è un libro agile e ispirato, scandito dalle foto di Luca e della sua strana vita di viaggi e solitudini: il padre era un geologo condotto dal suo mestiere in tanti luoghi, da Cuba al Mozambico; la madre, Jolanda, morì in un incidente d’auto, il figlio che aveva appena otto anni era in macchina con lei e con la sorellina. Poi la diaspora della famiglia, gli studi musicali, l’incontro con il jazz, un grande amore interrotto. Insomma, una storia di talento e follia come piacerebbe al cinema americano. Il film è prodotto da Palomar, Rai Cinema e Hugo Films, distribuito da 01 Distribution. Scritto da Milani con Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti e Sandro Petraglia. Interpretato da Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca (la fidanzata Cinzia), Paola Cortellesi (la sorella Barbara), Michele Placido (il padre), Sandra Ceccarelli (la madre nei molti flash back degli anni africani, ricordati come un Eden perduto).
Milani, stavolta si è allontanato decisamente dai toni dellla commedia per raccontare una storia drammatica e angosciosa.
In realtà c’è una continuità con gli altri miei film: racconto sempre persone che mi piacciono anche nella vita e Luca Flores mi piace. Era un ragazzo comune con doti straordinarie eppure non aveva nessuna voglia di apparire, di affermarsi.
Ha attinto testimonianze della famiglia e usato persino i super otto dell’infanzia di Luca, in una evidente ricerca di esattezza e documentazione, di fedeltà.
Abbiamo cercato innanzitutto la credibilità, per esempio nella scelta degli attori, e mi sembra che ci siamo riusciti. I rapporti con la famiglia Flores, sia in fase di scrittura che durante le riprese, sono stati continui e anche gli interpreti li hanno incontrati varie volte.
E con Veltroni, che rapporto c’è stato?
Da lettore credo che il suo sia un buon libro. Da regista già in passato ho lavorato all’adattamento di romanzi, per tre volte, e so che il film è un’altra cosa. Comunque Veltroni è stato molto discreto con noi: l’ho incontrato tre volte. All’inizio del progetto, una seconda volta quando abbiamo scelto Kim, infine quando ha visto il film.
Che cosa ha detto quando ha visto il film?
Che è un bellissimo film.
Come avete scelto le musiche?
Il percorso musicale del film è cronologico, alcuni brani sono originali, altri sono stati reinterpretati da un allievo di Luca Flores, Stefano Bollani. Domani a Firenze, per l’anteprima, ci sarà anche un concerto di Bollani e Roberto Gatto.
Pensa di aver capito cosa ha divorato Luca Flores fino a portarlo alla morte?
Credo che sia stato il suo senso di colpa per la morte della madre: tutta la sua vita è stata un avvitarsi su questo episodio.
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