Renzo Arbore e il ricordo di Mariangela Melato

Si commuove lo showman ospite della Festa del Cinema di Roma per uno degli ultimi incontri con il pubblico, moderato da Fabrizio Corallo e Alberto Crespi, quando è il momento di omaggiare l’attrice


Si commuove lo showman ospite della Festa del Cinema di Roma per uno degli ultimi incontri con il pubblico, moderato da Fabrizio Corallo e Alberto Crespi, quando è il momento di omaggiare l’attrice scomparsa nel 2013, a cui era sentimentalmente legato: “Ricordarla per me è dolorosissimo – dice – ma è stata la più grande di tutte, come diceva anche Giancarlo Giannini che è stato tra i suoi maggiori partner sul lavoro” L’incontro però è all’insegna dell’amarcord e del buonumore, sottolineando i tanti legami di Arbore con il mondo del cinema a partire dalla fugace apparizione in Giù la testa… hombre! di Demofilo Fidani: “I western – ricorda Arbore – si giudicavano dalla conta dei morti, così come i film con Amedeo Nazzari da quanto facevano piangere”. E poi l’esperienza come finto giornalista in Mondo Erotico, che seguiva il filone ‘mondo’ in stile Jacopetti: “Uscì il 15 di agosto e Callisto Cosulich scrisse che ero impazzito. Meglio dimenticare”.

E ancora altri aneddoti gustosi come il Flash Gordon che De Laurentiis voleva far dirigere a Fellini: “Lui lo chiamava Flash Gordòn – aggiunge – alla napoletana. Ma Fellini diceva ‘io che c’entro’. Alla fine il film lo fece, proprio con Mariangela e Ornella Muti. Usava dei set sfarzosi ma si era fatto tutti i calcoli. Diceva ‘il film esce a Natale e ci sono la Melato e la Muti. Anche se fosse una chiavica, già mi sono ripagato di tutto’”. A De Laurentiis tra l’altro Arbore ha dedicato una canzone, mostrata in una clip. Immancabili poi i riferimenti a L’Altra Domenica, con le performance di Benigni nei panni di un critico cinematografico incompetente, e a Il Pap’Occhio, culto e campione d’incassi sequestrato poi per presunto vilipendio alla Chiesa. “Prendevamo in giro l’oratorio – dice Arbore – più che la religione. Dissi al giudice tutto quello che avevo evitato di metterci per non risultare offensivo, dall’occhio di Dio che faceva l’occhiolino all’hashish distribuito tra le fila dei sacerdoti. Quasi lo convinsi. Poi Benigni gli disse una cosa all’orecchio e il film fu sequestrato. Tra l’altro era il primo film realizzato dalla Rai prima di Rai Cinema. Gli chiesi: ‘Roberto, ma che gli hai detto?’. ‘Che il film è talmente cattolico che hai preso i soldi dal Vaticano’”. E anche qui si ricorda la Melato, che faceva una memorabile apparizione assestando ad Arbore un sonoro ceffone.

Non mancano un saluto a Mario Marenco (“uno degli umoristi più formidabili che esistano”, lo definisce) ed estratti da F.F.S.S. – Federico Fellini Sud Story, secondo film di Arbore da regista, nonché la lettura della commovente lettera che lo stesso Fellini scrisse a Renzo dopo aver visto il Pap’Occhio, che si chiude con “dì a Mariangela che è proprio brava” tra gli applausi del pubblico.

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22 Ottobre 2016

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