Qurbani: “Ma Fassbinder resta nel Pantheon del cinema tedesco”

A 40 anni esatti dalla mitica serie televisiva di Rainer Werner Fassbinder, Berlin Alexanderplatz torna nella versione contemporanea di Burhan Qurbani, che punta sul tema dei clandestini


BERLINO – A quarant’anni esatti dalla mitica serie televisiva di Rainer Werner Fassbinder, Berlin Alexanderplatz torna nella versione contemporanea di Burhan Qurbani, che punta sul tema dei clandestini per rileggere il celebre romanzo di Alfred Döblin (1929). Al centro del libro c’è un antieroe per eccellenza, il criminale Franz Biberkopf, fresco di galera, che vive nel mondo sottoproletario degli anni ’20, immediatamente dopo la prima guerra mondiale. Qui Franz diventa Francis, uno dei tanti africani fuggiti dalla propria terra e naufragati su una spiaggia dell’Europa meridionale. E’ deciso a condurre una vita onesta, ma scopre ben presto che per un immigrato clandestino e senza permesso di soggiorno ciò è impossibile e finisce per cedere alle lusinghe del trafficante di droga Reinhold, che gestisce il traffico al Parco Hasenheide. Il narciso e donnaiolo Reinhold, a suo modo affascinante, è una figura mefistofelica che cerca in ogni modo di portare alla perdizione Francis, personaggio scisso tra il desiderio di essere felice e buono e l’attrazione per una vita oscura ma anche eccitante che solo l’amico sembra in grado di potergli dare. Per questo arriva, sia pure inconsapevolmente, a sacrificare l’amore per la giovane escort Mieze, l’unico vero amore della sua vita.

“Viaggio nel lato oscuro dell’animo”, come lo definisce Qurbani, nato nel 1980 da genitori fuggiti dall’Afghanistan in quanto vittime di persecuzioni politiche. Tra i suoi lavori Shahada, presentato nel 2010 in concorso qui a Berlino, e Wir sind jung. Wir sind stark, apertura della Festa di Roma nel 2014. Protagonista di Berlin, Alexanderplatz è Welket Bungué, attore e regista della Guinea-Bissau, che ora lavora e risiede in Portogallo, che durante la conferenza stampa si è commosso parlando degli elementi di contatto con il personaggio, ovvero quel sentimento di “vivere ai margini ed essere straniero”. Per il regista questa è soprattutto una vicenda di autopromozione: “Francis vuole arrivare, ha fame di riuscita. Ci siamo distanziati sia dal romanzo, sia dalla serie di Fassbinder, ovviamente inarrivabile anche perché Fassbinder fa parte del Pantheon del cinema tedesco, noi abbiamo voluto raccontare una storia contemporanea”.

Nel ruolo del cattivo Reinhold, l’attore Albrecht Schuch che si è dilungato sulla lunga genesi dello script, elaborato con il supporto del Torino Film Lab e la supervisione dello scrittore rumeno Razvan Radulescu. “E’ un libro monstre – ha detto – che noi abbiamo in qualche modo ridotto al plot, mettendo da parte la poesia e lo stile per concentrarci sul cuore della storia, questo mondo di piccoli criminali”. E Qurbani aggiunge: “Da quando abbiamo deciso che Franz dovesse essere nero e africano, ci siamo assunti la responsabilità di raccontare qualcosa sul tema del colonialismo e delle migrazioni”. 

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26 Febbraio 2020

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