Quote cinema italiano in tv

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto proposto dal ministro che, dal 2019, rende obbligatorie le quote di programmazione e investimento a favore dei prodotti audiovisivi italiani e europei


Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto firmato dal ministro Dario Franceschini che prevede sia una quota di prodotti audiovisivi italiani ed europei nella programmazione in prima serata delle emittenti televisive e delle piattaforme a pagamento e on line; sia l’aumento progressivo della quota di fatturato destinata a investimenti nel prodotto cinematografico italiano ed europeo, pena forti sanzioni.
Il provvedimento promosso dal ministero dei Beni Culturali e redatto sulla base del modello francese prevede, dal 2019, un film italiano a settimana in prima serata su ogni canale tv, due nel caso delle reti Rai, nella fascia oraria tra le 18 e le 23.

Gli obblighi di programmazione e di investimento
, imposti anche a Netflix e Amazon, prevedono sanzioni per chi non si adegua, che andranno da 100mila euro a 5 milioni di euro (o fino al 3% del fatturato quando il valore di questa percentuale è superiore ai 5 milioni). Ma l’aspetto che più allarma le emittenti tv è la programmazione in prima serata, che dal 2019 prevede di destinare il 6% (per la Rai il doppio) della programmazione settimanale a film, serie tv e documentari italiani e l’obbligo alle quote di investimento nel cinema italiano ed europeo, che passerà dall’attuale 10% del fatturato annuale al 15% (non più il 20% della prima versione del decreto) e per la Rai dall’attuale 15% al 20% (non più il 30%) entro il 2020.

In seguito al braccio di ferro tra ministero ed emittenti televisive, è stata infatti redatta una bozza “calmierata” del decreto che ne prevede l’attuazione a partire dal 2019 e non dal 2018 e riduce le quote obbligatorie destinate al cinema italiano, a favore dei programmi di intrattenimento italiani come X Factor, Masterchef Italia, che nel 2020 contribuiranno a formare il 60% di opere europee obbligatorie in televisione (di cui la metà sarà obbligatoriamente di produzione italiana).

La nuova legge, che, nelle intenzioni del ministro Dario Franceschini ha l’obiettivo di tutelare il cinema, la fiction e la creatività italiane, ha suscitato reazioni opposte, con i registi e i produttori indipendenti schierati a favore e le emittenti televisive contro. Opposizione che il ministro ha così commentato a ‘Repubblica’: “So bene che riforme e cambiamenti, se sono veri, scatenano sempre resistenze e proteste. Per questo non mi stupisco e non mi fermo”.
A sostegno del provvedimento, hanno preso la parola alcune associazioni cinematografiche, tra cui 100autori, che tramite il portavoce Andrea Purgatori ha dichiarato: “Più risorse significano più concorrenza, creano più qualità nei film, nelle serie tv, nei documentari e nelle opere d’animazione”.
E l’associazione dei produttori indipendenti Anica che ha dichiarato: “L’art. 44 – riporta Ansa – costituisce l’ultimo, importante tassello della nuova legge cinema, una legge che darà nuovo slancio e fiducia a un intero settore e che accorpa tutti i segmenti dell’industria, che punta sul talento, sui giovani, sul consolidamento di interi settori tecnici e professionali”. “Alcuni aspetti – continua la nota di Anica – avrebbero potuto essere migliori, alcuni compromessi erano necessari, ma il segno di queste norme appare oggi positivo, e come produttori indipendenti sentiamo il dovere di dirlo con chiarezza”.
Tra i registi si sono detti favorevoli il premio Oscar Gabriele Salvatores che ha commentato: “Cinema e tv hanno bisogno di una politica integrata e coordinata, di provvedimenti capaci di favorire la produzione di nuovi contenuti originali e di qualità” e Daniele Luchetti, che ha esortato il ministro Franceschini ad andare avanti: “Tutti gli autori chiedono regole certe per il settore e lo incoraggiano a garantire nuove risorse e continuità agli investimenti delle tv, in difesa e nell’interesse del pubblico che avrebbe un prodotto più vario e ricco”.

Di diverso avviso sono le emittenti televisive Rai, Mediaset, Sky, Discovery, La7, Viacom, Fox, Disney e De Agostini, che hanno mandato al ministero dei Beni Culturali due lettere con l’obiettivo di fermare la riforma dell’articolo 44 del Tusmar, il Testo unico della radiotelevisione italiana, dal momento che – riporta ‘Repubblica’ – costituisce “una nuova imposizione insostenibile a danno dei maggiori operatori televisivi nazionali”.
I firmatari delle lettere ritengono “insostenibili le quote e gli obblighi di programmazione in prima serata”, puntando il dito anche sulle sottoquote del cinema italiano, che ritengono in violazione delle indicazioni della norma europea e sottolineano la preoccupazione per le ricadute “drammatiche che questo provvedimento avrà su tutto il settore, anche e soprattutto a livello occupazionale”. 

02 Ottobre 2017

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