Quirinale, la carica dei comici nei tempi della crisi


“Il presidente è l’unica figura istituzionale che mi emoziona, il suo pragmatismo mi rassicura. Però nel suo discorso si leggeva che lo spettacolo non è tra le priorità, ci sono tantissime altre categorie da aiutare”. E’ un Luca Medici (alias Checco Zalone) insolito – mai visto così serio e compunto – quello che riceve il Premio Vittorio De Sica alla presenza di Giorgio Napolitano nella tradizionale Giornata dello spettacolo al Quirinale. Ma per cineasti e teatranti, quest’anno in larga misura comici, saliti al Colle insieme a personalità della cultura e della società, in questa radiosa mattina di inizio novembre, c’è poco da stare allegri. La situazione del paese è troppo grave. Lo stesso Napolitano apre il suo discorso ufficiale, molto applaudito, con una premessa: “Il queste ore delicate e difficili non ho pensato a rinviare o annullare questo tradizionale incontro perché sono convinto del ruolo essenziale delle arti, dello spettacolo, della cultura ancor più nella fase che il paese sta attraversando”. Il Capo dello Stato ha quindi ricordato la “grave crisi di fiducia nei confronti del nostro paese” in Europa e nel mondo, ha esortato al sacrificio, allo slancio innovativo, al rigore e alla qualità. Massimo Popolizio, parlando a nome dei premiati con Le Maschere del Teatro Italiano, ha espresso lo stesso concetto in modo più diretto: “La crisi ci obbliga a far piazza pulita dell’incompetenza, esorta a un cambiamento artistico, sociale, ma soprattutto etico”.

 

“Per me è un grandissimo privilegio essere qui. Non so per quanto tempo ancora avrò l’onore di essere ministro dei Beni Culturali, ma mi pare poco da quanto sta accadendo”, ha esordito Giancarlo Galan, che ha voluto ricordare i risultati ottenuti in questi otto mesi: “Ho mantenuto la promessa di ripristinare le risorse del Fus grazie all’impegno di Gianni Letta. Oggi il Fus è stabile ma dovrà essere incrementato in futuro, mentre anche gli incentivi fiscali sono stabilizzati”. E ha concluso: “L’arte è ancor più indispensabile nei momenti di crisi, è ineludibile la riforma delle fondazioni liriche e l’esame della legge di riforma dello spettacolo dal vivo. L’Italia della cultura è l’Italia migliore, quella che viene ammirata in tutto il mondo”.

 

Un forte richiamo alla responsabilità è venuto da più parti. Dagli interventi di Luca De Fusco, direttore artistico del Napoli Teatro Festival Italia, e di Gian Luigi Rondi, presidente del Premio De Sica. Per Massimo Ghini “siamo tutti responsabili di quello che sta accadendo nel nostro paese, ho quattro figli e il senso di responsabilità mi porta a non alzare la voce, ma non possiamo più permetterci di giocare”. Durissimo il premio Nobel Dario Fo, premiato insieme a Franca Rame: “Berlusconi ha bisogno di tirare a campare e lascerà che il tempo passi, sperando nel frattempo che le sinistre si scannino fra loro. E’ una trappola”. Il drammaturgo teme “un arrangiamento di equivoci e situazioni a vantaggio di chi ha il denaro, i ricchi che non pagano le tasse e quell’1% che in Italia gode del 70% del valore economico nazionale”. Unica speranza Giorgio Napolitano: “Speriamo che il nostro presidente si illumini di immenso”.

 

Per Neri Marcorè, che anche lui fa parte della pattuglia dei premiati, in larga misura comici: “Rimanendo a Palazzo Chigi, il capo del governo ci ha fatto perdere almeno un anno e ha dato lavoro ai miei colleghi stranieri. Ma con una realtà già cosi carica fare caricature diventa difficile. Spero che ora le cose si risolvano: governo tecnico per fare alcune riforme tra cui quella elettorale e poi elezioni”. E ancora Enrico Brignano: “Mai come adesso il Paese ha bisogno di  gente che con poche battute o una vignetta riesce davvero a fotografare la realtà attraverso la satira”.

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09 Novembre 2011

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