Dopo le due menzioni all’ultimo Torino Film Festival – “un ritratto così lirico e penetrante dell’Italia di oggi” – comincia il 19 marzo dal Nuovo Sacher di Nanni Moretti l’avventura distributiva di N-Capace, opera prima di Eleonora Danco (leggi l’intervista durante il TFF), grazie alla BiBi Film che l’ha anche prodotto. Il film sarà inoltre programmato alla Cineteca di Bologna, al Massimo di Torino, all’Anteo e Apollo di Milano
La regista è anche la protagonista: Anima in pena, con l’anziano padre e con i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, oscilla tra Roma e Terracina interrogandosi sul tempo e sulla memoria. Domande impellenti, dopo la scomparsa dalla madre avvenuta anni fa: “Una motivazione fortissima del mio lavoro è stato il rapporto con mia madre, ma nell’assunzione di memoria è implicito anche il distacco”. Domande che cercano una risposta, dialogando con adolescenti e anziani e con quel padre timido e riservato. L’artista provoca le reazioni di questi due poli opposti dell’età su infanzia, sesso, religione e morte.
Le altre generazioni sono assenti. “Sono meno interessanti, perché vittime dello stress e immerse nella esistenza quotidiana – spiega l’autrice – Ho privilegiato coloro che galleggiano nella vita e che si caratterizzano per un senso di assenza beckettiano”. I vecchi non partecipano più alla vita produttiva, gli adolescenti stanno per entrarci, in comune hanno il vuoto, la sospensione.
Ma candore e vitalità sono la cifra essenziale di giovani e anziani, merito della regista che ha saputo provocare e giocare con questi ‘attori’, senza decidere nulla a tavolino.
C’è chi vede tracce nel suo film di autori come Roy Andersson, Leone d’oro 2014, la coppia Antonio Rezza e Flavia Mastrella, o ancora Ciprì&Maresco di un tempo. “Il primo non lo conosco, quanto ai secondi non c’è alcuna loro somiglianza con il mio linguaggio poetico che non è riferito a me stessa. La vicinanza a Ciprì&Maresco forse sta in quelle voci fuori campo del regista, ma i miei personaggi non sono grotteschi, non vengono deformati, rimangono fedeli alla loro spontaneità. Il mio film si alimenta di provocazioni e alterazioni per arrivare alla memoria emotiva di giovani e anziani”.
Una fonte d’ispirazione delle immagini è stata la pittura di Giorgio De Chirico, rivela la Danco, a cominciare da quella sequenza di lei immersa in una vasca e coperta di biscotti. E poi Giotto, il surrealismo, il cinema di Buñuel.
Il film è stato costruito essenzialmente grazie a un prezioso lavoro di montaggio su 35 ore di girato e alle musiche di Markus Acher.
“E’ un film pensato 4/5 anni fa – dice il produttore Angelo Barbagallo – Eleonora mi aveva mostrato del materiale girato con protagonista la sua famiglia, in particolare il padre e la sua badante. Poi l’ho persa di vista per parecchio tempo fino al giorno in cui è tornata con una sceneggiatura che è rimasta sul mio tavolo e che ho letto solo dopo aver ricevuto una sua lettera di insulti per il mio disinteresse iniziale”.
E il padre come ha accolto il film? “L’ha apprezzato, trovandolo originale e nuovo. Ma il giorno dopo – risponde la figlia – mi ha detto ‘tu con questo filmetto mi hai fatto dire cose non vere’ “.
E un ringraziamento finale va all’amico Enzo Cucchi, pittore e scultore. “Non so che cos’è il cinema gli dissi una volta incontrandolo al bar, preoccupata del film che avrei realizzato. E lui: meglio così”.
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