“Conoscevamo naturalmente la grandezza di papà, ma ci ha stupito questo amore planetario per lui che è arrivato da tutte le parti, anche da paesi come gli Stati Uniti, la Francia, la Germania. Papà ci lascia molto di più di quello che si porta via e quindi dobbiamo essere contenti”. Silvia Scola sorride, travolta dal fiume di affetto e di persone. La camera ardente del regista alla Casa del Cinema è aperta dalle 10 e la processione di amici è interminabile, cinema e politica si stringono attorno alle due figlie, Silvia e Paola, e alla moglie Gigliola. Lui voleva così, una cerimonia allegra, un ritrovarsi tra gente che condivide le sue passioni. Sul feretro rosso è appoggiato un disegno di Paolo Virzì, con la dedica: “Ettore si diverte tantissimo”. E si intitola proprio Ridendo e scherzando, il documentario su di lui scritto e diretto dalle due figlie, con l’incursione di Pif, che torna in sala il 1° e il 2 febbraio con un’uscita evento, distribuito da 01 Distribution.
Intanto alla Casa del Cinema, mentre sullo schermo scorrono le sue foto più belle tra set e vita privata, arriva Sophia Loren, foulard beige e grande discrezione, preferisce prendere l’ascensore, si ferma a parlare e ad abbracciare la famiglia del maestro che l’ha diretta in Una giornata particolare, rivisto ieri sera su Raidue da un milione e seicentomila spettatori, ancora emozionante. Non rilascia dichiarazioni la Loren: “Per l’emozione non riesco a parlare”.
A parlare è Paolo Virzì: “Ettore ci ha insegnato il garbo e l’eleganza, non riusciremo mai ad essere alla sua altezza. Ci ha sempre raccomandato di evitare la retorica e ogni iperbole, per questo oggi evitiamo di raccontare aneddoti e i ‘c’ero anch’io’ per dire semplicemente di essere felici di averlo conosciuto”. “Scola è stato un eroe del cinema italiano – aggiunge Enrico Vanzina – ci ha insegnato che i film per farli bene bisogna scriverli e che attraverso la commedia si può parlare di tutto”. Il premio Oscar Dante Ferretti lo definisce un genio. “Mi manca molto. Abbiamo fatto insieme solo un film e grazie a lui ho vinto il mio primo David di Donatello”. Liliana Cavani è sintetica, come sempre: “Ettore era un vero maestro, sempre con il sorriso, un grande raccontatore”. Daniele Luchetti: “Colpisce la notizia della sua morte, credevamo Ettore fosse eterno, forse perché era uno dei più giovani della stagione della commedia all’italiana. Sorprende la quantità di suoi film indimenticabili, da solo vale la cinematografia di un intero Paese”. Arriva anche Paolo Sorrentino, che preferisce restare in silenzio. Ci sono Giuseppe Piccioni, Sabrina Impacciatore, Francesco Maselli, a lungo fermo vicino al feretro dell’amico, Enrico Montesano, Rolando Ravello, che cominciò proprio con Scola, Sandro Veronesi. “Per me è stato come un padre – commenta lo scrittore – mi ricordo che una volta mi ha portato a Cinecittà a vedere il film che aveva appena finito, Che ora è. Mi aveva molto colpito che un grande come lui fosse attento all’opinione di un giovane come me, uno appena arrivato”.
Tra gli attori che hanno lavorato negli ultimi film di Scola, c’è Giorgio Colangeli, interprete di La cena, Concorrenza sleale e Gente di Roma. “L’incontro con lui è stato fondamentale nella mia carriera – dice l’interprete, che vinse il Marc’Aurelio proprio quando Scola guidava la giuria popolare del Festival di Roma – ha fatto da cerniera al passaggio tra teatro e cinema. All’inizio ero molto intimidito, ma nell’ultimo film insieme, Gente di Roma, mi ricordo delle belle chiacchierate sul set, seduti nella cucina di scena, come fossimo due parenti”. E la sensazione è proprio questa: che tutti siano suoi parenti. Walter Veltroni, che non si stacca dal feretro, e i tanti politici che sono venuti a salutarlo. C’è anche Giorgio Napolitano, mentre il presidente Mattarella ha mandato una corona di fiori e due corazzieri sono lì a testimoniarlo. “Scola è il regista che ha rappresentato meglio l’evoluzione e l’involuzione del nostro Paese – dice Napolitano – Per me era anche un vero amico, per avere il senso della sua grandezza basta aver rivisto ieri sera Una giornata particolare. È stato uno dei principali protagonisti di una stagione straordinaria del cinema italiano”. Per la presidente della Camera Laura Boldrini: “Scola era un uomo dai tanti talenti, quello artistico, il suo impegno civile e la sua capacità di aiutarci con il cinema a capire come cambiare la società. E’ stato un cineasta – ha aggiunto – che ha saputo raccontare grandi eventi della storia mostrando anche come continuasse nel frattempo la vita delle persone. Aveva un occhio attento e non si è mai voltato dall’altra parte davanti ai temi più difficili”. Anche per lei Una giornata particolare è il film del cuore, “penso ci abbia segnato tutti”.
Per Ricky Tognazzi, Scola era il più grande maestro del nostro cinema: “Devo tutto ad Ettore, grazie a lui ho cominciato, era una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto”. Marco Pontecorvo, regista e figlio di Gillo, ricorda l’amicizia che aveva con suo padre: “Mi piace immaginarli insieme in cielo, anche con Rosi, Lizzani, Monicelli e gli altri grandi che abbiamo perduto, mentre ci guardano e sorridono”. Gian Luigi Rondi, il decano dei critici italiani, che arriva da un ingresso laterale, dice di aver perso un amico e che “tutti noi abbiamo perso uno degli ultimi grandi del cinema italiano”.
Per Giancarlo Giannini è stato un maestro di vita “devo a lui l’aver cominciato a fare questo lavoro al cinema. Ha sempre raccontato nei film il suo impegno, è il regista che nel modo più semplice ci ha parlato della vita dell’Italia e degli italiani. Il mio primo incontro con Ettore – ricorda l’attore – è stato a una cena con Francesco Rosi. Mi aveva visto a teatro e mi offrì proprio durante quell’incontro Dramma della gelosia. Avremo dovuto fare anche un ultimo film insieme, La badante, che aveva scritto con la figlia Silvia, ma poi quando ne riparlammo mi disse ‘sono stanco, fallo con un altro regista’ e alla fine non si fece più”.
Per Massimiliano Bruno: “Facendo questo lavoro, l’avevo conosciuto tanti anni fa, poi è stato il mentore del mio amico Rolando Ravello, che mi ha raccontato mille aneddoti su di lui. Anni fa poi mi ha consegnato un premio a Pescasseroli in un piccolo festival e mi disse una cosa che non ho mai dimenticato, ‘devi essere più cattivo nei tuoi film, ma prima mettiti da parte un po’ di soldi’. Tra i suoi film mi viene subito in mente, in particolare, C’eravamo tanto amati, che è uno dei motivi per cui faccio questo lavoro. Ha fotografato come pochi il nostro Paese”.
Per Erminia Manfredi, vedova di Nino: “Se ne va un grande pensatore e anche un accusatore che faceva grandi denunce che andavano fatte. Nino era felice di lavorare con lui perché lo considerava un dare e avere continuo. Ricordo in particolare Brutti, sporchi e cattivi, che è stato un film eccezionale e a quei tempi non accettato perché la gente non voleva sapere che c’erano persone in quella situazione”. Passano Antonio Bassolino, Achille Occhetto, Gianni Letta, Nicola Zingaretti, Stefano Rodotà… “Ettore diceva sempre ‘io sono un comunista’, intendendo il senso più alto della parola politica che lui amava e che oggi ha perso di significato. Per lui invece era uno strumento di conoscenza”, dice Paolo Taviani. “Oltre che un grande amico era un grande regista, di un cinema che rappresentava la realtà con la tragedia, la commedia, la tragicommedia, lui sfuggiva a ogni definizione. Era in grado di parlare dell’amore e della cattiveria degli uomini”.
Ed è impossibile nominarli tutti: Laura Morante, Massimo Wertmuller, Luca Verdone, Simona Marchini, Lina Sastri, Daniele Vicari e Costanza Quatriglio, Silvio Lucisano, Carlo Degli Esposti, l’ad di Medusa Giampaolo Letta, Nicola Giuliano e Giulio Scarpati.
Domani, 22 gennaio, l’omaggio a Ettore Scola proseguirà alla Casa del Cinema, il luogo a cui lui stesso aveva pensato per una cerimonia laica. Alle 15 nell’arena esterna il maestro della commedia sarà ricordato da Felice Laudadio e da alcuni dei suoi più cari amici e colleghi.
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