Strana vicenda quella di Quasi quasi, terzo film del milanese Gianluca Fumagalli che ha voluto come protagonista Marina Massironi per una storia che richiama in modo evidente Le fate ignoranti di Ferzan Ozpetek. E’ una commedia ultra leggera su un insolito rapporto d’amicizia e d’amore, senza sesso, tra Paola/Marina Massironi e Andrea/Nicola Romano.
Entrambi hanno amato a loro insaputa lo stesso uomo che, una volta scomparso, li costringe a condividere l’appartamento ereditato. Il regista si cimenta con il ritratto divertente di un’utopia sentimentale, fatta di tolleranza e solidarietà a due, costato 4 miliardi e in sala il 29 marzo, prima di Pasqua.
Una sceneggiatura che la produttrice Laura Cafiero ha acquisito circa 5 anni fa. All’origine era una storia drammatica – ricorda la Cafiero – che ha avuto un lungo iter produttivo, prima della lavorazione, che si è intrecciato con la scoperta di una sceneggiatura con alcune analogie, il film di Ozpetek: “Dapprima volevo bloccare quella pellicola, poi ho pensato che non si fanno i film con gli avvocati, nel frattempo ci hanno sorpassato in corso d’opera”.
Fumagalli, il regista, ha rivisitato perciò la sceneggiatura, e nella nuova versione l’autore dello script iniziale non si è riconosciuto. Ha cercato di attualizzarla, facendo tesoro dell’esperienza personale: “Ho trascorso alcuni anni a San Francisco, dove ho fatto l’insegnante all’Istituto italiano di cultura. Ho trovato una città dove i gay hanno molta visibilità, non vengono etichettati. Un controcampo, un ribaltamento rispetto alla condizione vissuta in Italia”.
Chi è Paola, l’estetista tradita dal marito? Per la Massironi “è una donna qualunque, non dico normale perché non amo il termine, una donna con la sua vita sentimentale e lavorativa, con i suoi punti deboli, che riesce però a lasciarsi alle spalle una situazione di disagio e imbarazzo. Ho lavorato in un modo unico con il regista – continua la Massironi – facendo un laboratorio di due mesi, con prove in teatro, frequentando un corso di estetista, andando a vivere nella casa/set della protagonista 15 giorni prima delle riprese”.
Neri Marcorè spiega le incertezze, i timori del suo vicepreside Ruggero, nonché ragazzo padre: “Le sue bugie sono il frutto della sua insicurezza. Teme di perdere tutto, paure forse non giustificate”. Quanto allo stile di lavoro “collettivo” scelto dal regista, Neri Marcorè sottolinea come “tutto quello che secondo gli interpreti non andava bene dei personaggi veniva discusso e rielaborato al tavolo con il regista. Spesso è accaduto che si procedesse a braccio”.
Il regista sottolinea come in fondo l’atteggiamento di Ruggero sia speculare a quello di Paola, la stessa vergogna che porta a nascondere sia il figlio che il marito omosessuale e come abbia raccontato “il percorso di Paola per liberarsi dalla vergogna che la blocca, le impedisce di aprirsi al mondo. Forse potevo spingere di più, ma sono contento dell’equilibrio del film, della sua leggerezza, è un divertissment su temi seri. Volevo un film che consentisse a Marina di mantenere le sue caratteristiche attoriali”.
Nicola Romano chiarisce il sogno di matrimonio che lui//Andrea l’omosessuale e lei Paola fanno: “Non ha alcun valore di normalizzazione, semmai è il segno di una tranquillità raggiunta. Si conoscono dopo che all’inizio non sembrava possibile un rapporto. Tra loro due c’è un’amicizia e un’attrazione che forse esclude il sesso, ma non lo sappiamo. C’è molto gioco e leggerezza nella vita ed è quello che volevamo comunicare”.
Quanto al nuovo film di Aldo Giovanni e Giacomo, la Massironi è evasiva: “Nel loro nuovo divertente copione non ci sarà posto per me, ma i nostri rapporti sono sempre ottimi, la mia assenza ha ragioni che non posso anticipare”.
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