Sulla scia del monumento dedicato agli animali caduti in guerra, collocato a Londra e di un memoriale (Animals in War Memorial Found) simbolicamente dedicato al ‘soldato 2709’, un piccione viaggiatore morto in servizio, il documentarista e giornalista Folco Quilici firma il docufilm Animali nella Grande Guerra. L’opera uscirà in sala, distribuito da Luce Cinecittà il 15 maggio e andrà poi in onda su Rai1 il 24 maggio, in occasione del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia.
Il film è un omaggio a tutti quegli animali che furono accanto ai soldati e che per loro si sacrificarono in quel terribile conflitto e inutile carneficina che costò oltre 10 milioni di caduti militari, e più di 7 milioni di vittime civili.
Muli (decisivi sul fronte alpino), cavalli (circa 10 milioni), asini, cani, buoi e colombi viaggiatori, vennero impiegati per il trasporto di viveri, attrezzature da campo, armi, cannoni; per la ricerca di feriti e per il rilevamento di gas letali; per le comunicazioni e infine per l’alimentazione delle truppe.
Il produttore Mario Rossini (Red Film in associazione con Luce Cinecittà e con BNL-Gruppo BNP Paribas) sottolinea il punto di vista inedito o comunque poco frequentato del film e richiama War Horse di Steven Spielberg.
Animali nella Grande Guerra, che s’avvale anche delle testimonianze raccolte da Lucio Fabi in “Il bravo soldato mulo”, mostra in primo piano il destino di sofferenza e di morte che accomuna gli animali e i soldati impegnati nella terribile guerra di trincea. Una vicinanza che conosce anche momenti di complicità e tenerezza.
Quilici dice di essere stato spinto a occuparsi di questo tema, anche in memoria del padre. Quand’era bambino spesso ascoltava i suoi ricordi di guerra e soprattutto il documentarista non dimentica una vacanza a Roma. In particolare quella visita al monumento all’alpino e all’umile eroe, il mulo, collocato a Villa Borghese.
Animali nella Grande Guerra, accanto a sequenze di ricostruzione storica girate in Trentino, nelle zone di Rovereto e Grigno, propone affascinanti e preziosi materiali di repertorio provenienti dall’Archivio storico Luce, Cineteca del Friuli e British Pathé. Il regista sottolinea come “i cineoperatori dell’epoca non avevano alcuna intenzione di riprendere gli animali. Meglio così, perché non ci sono scene prefabbricate e tutto è filmato per caso; dunque più vero e originale”.
Lo sceneggiatore Marino Maranzana aggiunge che la relazione uomo-animale è più presente e rappresentata al meglio nelle fotografie che nei filmati.
Per Enrico Bufalini, direttore dell’Archivio storico, Quilici oltre che un professionista è un amico dell’Archivio Luce, con il quale ha spesso ‘combattuto’: “Il suo film unisce fiction e repertorio, come avvenuto anche in Fango e gloria, altro nostro film dedicato alla Prima guerra mondiale. Opere che valorizzano l’Archivio Luce attraverso la sua contestualizzazione, narrando storie per un pubblico più ampio e di non soli addetti ai lavori”.
Il film rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
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