Non l’infinito leopardiano, ma l’infinitezza come idea regolativa e filosofica inconclusa e forse inconcludente in un film composto di quadri e parabole. Quadri a volte isolati e fugaci, a volte ripresi e approfonditi con un abbozzo di narrativa. Un film che suggella lo stile peculiare dello svedese Roy Andersson, classe 1943, autore dal successo tardivo, che dal 2000 inanella premi, con Canzoni del secondo piano, You, the Living (2007) e soprattutto Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, Leone d’oro a Venezia 2014.
Cinque anni dopo, nel 2019, l’autore svedese è tornato alla Mostra di Venezia, conquistando un Leone d’argento per la regia (leggi l’articolo) con questo Om Det Oändliga, che riprende ed enfatizza lo stile e l’andamento del precedente, ponendosi come opera pittorica e riflessione sull’umanità dai toni heideggeriani e quasi summa della sua opera, con un certo grado di compiacimento.
In un mondo visivamente desaturato e ritmicamente statico, si muovono individui che non sembrano poter trovare un senso alla propria esistenza (ma lo desiderano tenacemente), mentre una voce femminile esterna, dolce, malinconica e quasi rassegnata, accompagna le visioni con descrizioni letterali – “ho visto un uomo, ho visto una donna che…”.
Vita quotidiana e balzi nel surreale, immanenza e trascendenza sono in costante correlazione in questo universo: un uomo dorme sopra i suoi risparmi nascosti nel materasso perché non crede nelle banche; una donna scende dal treno ed è delusa nel non trovare nessuno ad aspettarla, finché non arriva un uomo che la abbraccia; un religioso perde la fede nell’esistenza di Dio ma deve continuare il suo ministero, ossessionato da incubi in cui si vede nei panni di un Cristo moderno che sale al Golgota picchiato e insultato dalla folla; un uomo distinto piange in metropolitana e gli astanti discutono se la sua tristezza sia legittima; nel mentre due amanti, che sembrano usciti dal celebre quadro di Chagall, aleggiano sulla città “conosciuta per la sua bellezza ma che ora giace in rovina” (è Colonia e il riferimento alla distruzione della guerra è un tenue filo nascosto di una narrazione pregiudizialmente antinarrativa).
Nel florilegio dell’umana insensatezza ecco apparire anche Ivan il Terribile e Adolf Hitler, nel momento della caduta del suo devastante potere, “un uomo che credeva di poter conquistare il mondo ma così non è finita”. Dunque, un’umanità in ogni epoca crudele e vulnerabile, impietosa e a tratti infantile, quell’umanità che preferito liberare Barabba e crocifiggere Gesù, è descritta dal cineasta svedese, che a volte riesce a stemperare il suo saggio filosofico con tocchi di ironia e un sorriso a denti stretti.
È forte in ogni fotogramma, come sempre, l’attenzione all’estetica, all’inquadratura, al décor costruito in studio, alla disposizione dei personaggi. Impeccabile la fotografia del dop Gergely Pàlos, che ha tra le fonti dichiarate di ispirazione la pittura di Edward Hopper. Tra gli interpreti Tatiana Delaunay e Anders Hellström, già presenti in opere precedenti del regista, nel ruolo degli sposi volanti, quasi un controcanto lirico al cinismo dilagante.
“Il tema principale del mio lavoro è la vulnerabilità degli esseri umani – afferma Andersson – Penso che sia un atto di speranza creare qualcosa che mostri vulnerabilità. Perché se sei consapevole della vulnerabilità dell’esistenza, puoi diventare rispettoso e attento verso ciò che hai. Volevo sottolineare la bellezza dell’esistenza, dell’essere vivi. Ma ovviamente, per ottenere questo scopo, devi avere un contrasto; si deve mostrare il lato brutto, crudele, dell’esistenza. Per esempio, guardando alla storia dell’arte, molti dipinti sono decisamente tragici. Ma anche se raffigurano scene crudeli e tristi, dipingendole gli artisti hanno in qualche modo trasferito l’energia e creato speranza”.
Il film arriva in sala il 27 maggio con Wanted Cinema.
In sala dal 25 al 27 novembre con Lucky Red, il documentario di Kaku Arakawa svela il dietro le quinte della creazione de 'Il ragazzo e l'airone". Un regalo ai fan del maestro dell'animazione giapponese
Basato sul romanzo bestseller di Gregory Maguire, è al cinema uno dei musical più amati di sempre
Intervista a Arianna Craviotto, Gigi & Ross e Sissi. Il film d'animazione è dal d22 novembre su Netflix
Intervista a Leo Gullotta e Mimmo Verdesca. Il film in sala dal 5 dicembre con 01 Distribution