Un Dante diverso da quello che ci ha tramandato la scuola, ma basato su quanto scrive il suo unico biografo, Giovanni Boccaccio. È così che Pupi Avati intende raccontare nel suo prossimo film il Sommo Poeta, come svela in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero di Toscana Oggi in uscita nei prossimi giorni. Nell’anno che precede il 7° centenario della morte dell’autore della Divina Commedia, il regista bolognese vede finalmente vicina la realizzazione di un progetto che insegue da diciotto anni, dato che Rai Cinema ne finanzierà una buona parte. Non sarà una fiction come la recente serie I Medici, con la storia riscritta, ma, spiega Avati, “comunque sarà un film, non una cronaca; avrà un tasso di immaginazione che ha a che fare con le congetture”. E aggiunge: “Il nostro approccio è di grande rispetto: ecco perché abbiamo delegato Boccaccio a raccontarcelo invece di prendere Dante di petto, che sarebbe una cosa da far tremare i polsi”.
Un film storico, quindi, precisa ancora il regista, “nel senso che ho undici consulenti tra i quali Emilio Pasquini, Marco Santagata, Franco Cardini: il meglio che si possa avere oggi in Italia. Però è pur sempre un film, non un saggio sulla vita di Dante. È un mio Dante che vorrei lo rendesse seducente. Il mio tema è far piacere Dante”.
Non l’Alighieri scolastico, appunto, “quel profilo con un naso fuori misura, uno sguardo arcigno, la lezione tramandata di un carattere autoritario, sprezzante, molto consapevole della propria cultura: tutto ha contribuito a farne un personaggio ignoto o poco noto alla gente. E invece Dante Alighieri, come ce lo racconta Boccaccio, è tutt’altra cosa”. Il titolo c’è già, Vita di Dante, e per Pupi Avati sarà un po’ il film della vita, “quello che ancora non sono riuscito a fare, ed è anche quello che ho corteggiato di più”, conclude il regista, che a 81 anni riesce ora finalmente “a vedere la fine del tunnel”.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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