ROMA – Pulp Fiction compie 30 anni e per l’occasione torna al cinema in una riedizione 4k. Una distribuzione evento, a cura di Lucky Red, di tre giorni soltanto, dal 18 al 20 novembre: al fedele popolo di Tarantino non serve altro, e fuori dai cinema di Roma lo si ritrova festante, quasi in preghiera mentre quatto quatto, a gruppi di 4 o addirittura 6 persone, entra in sala stringendo a sé il biglietto. Il box office parla chiaro: al primo giorno in sala, il “compleanno” di Pulp Fiction è il terzo miglior incasso della giornata.
È un pubblico particolare quello che incontriamo in uno dei tanti cinema di Roma che hanno scommesso su Tarantino per questo inizio settimana di metà novembre. È il cinefilo più classico, quello che punta il dito a ogni citazione tarantiniana – come DiCaprio in Once upon a time in Hollywood – e si slancia in urla di giubilo quando Uma Thurman e John Travolta ballano insieme in una delle scene più amate di sempre.
In quel ripetere le battute sotto voce – per poi esplodere nei momenti clou e cult – il pubblico di Tarantino rievoca, inconsapevolmente, alcune anteprime Marvel di qualche anno fa, dove sovente volavano pop corn e grida di giubilo anche solo per l’entrata in scena di attori a lungo vociferati. “Say ‘what’ again”, urla sullo schermo Samuel L. Jackson. Per un attimo, sembra che l’intera sala sia pronta ad alzarsi in piedi. “Say ‘what’ again, I dare you, I double dare you motherfucker, say what one more Goddamn time!”. Un cinema diverso, senza dubbio, di tutt’altro spessore, ma per i 30 anni di Pulp Fiction si festeggia come al parchetto del quartiere durante un compleanno. Nulla di male, anzi. È pura emozione – al limite della commozione – per un film che ha insegnato a tanti ad amare il cinema. Un’aria vivace, colma di gioia, satura queste sale piene.
Il paragone con gli spettacoli Marvel non convince il popolo di Tarantino: “Ma che!”, ci squadra uno: maglietta con Uma Thurman e intera citazione a Ezechiele 25:17 sulla schiena. “Pulp Fiction è puro cinema”. Contraddirlo sarebbe follia, perché nell’eccesso di queste tante, ripetute, dichiarazioni, c’è una verità inscritta nella storia della settima arte. “Però sì, è vero, è impossibile trattenersi, dopo anni a consumarne il dvd, a rivederne clip e a citarne scene”. Qualcuno addirittura pensa l’impossibile: “Potrebbero fare la versione sing-along, con il pubblico che doppia live i momenti iconici”. Un’idea da un milione di dollari.
In sala, l’hanno visto quasi tutti, ma per tanti è la prima volta sul grande schermo. Questo ritorno in sala è un grande revival, che non conosce distinzioni generazionali, occasione per celebrare un amore curato negli anni. Per qualcuno, però, si tratta di battesimo a lungo atteso. È con loro che parliamo di più, compagni o amici di fan sfegatati, felici di condividere finalmente “il film della vita”.
Quali le aspettative di questi neofiti? “È come se l’avessi già visto – ci racconta una ragazza – perché ormai è parte dell’immaginario collettivo, ma mi aspetto di trovare un cinema diverso da quello a cui sono abituata”. A fine film conferma: “Mai visto una cosa così”. Invece no, entra a gamba tesa uno degli amici di un vasto gruppo rimasto in sala fino alla fine dei titoli di coda, “da 30 anni Tarantino è in tutto il cinema che vediamo”. Sull’impronta di Pulp Fiction, nel cinema e non solo, dal 1994 a oggi, non si discute.
È forse Tarantino il più grande regista vivente? “Certo”, ribadisce con sicurezza un uomo sulla cinquantina. “Avevo 20 anni quando questo cinefilo nerd ha cambiato tutto”. La sua scena preferita, “vista e rivista in vhs, dvd e poi blu-ray”, è il momento in cui Travolta affonda la siringa di adrenalina nel petto di Uma Thurman. “È un momento incredibile – racconta a fine del film – perché ti sembra di essere lì, e d’improvviso sei sia uno che l’altro, sia Travolta che colpisce con la siringa, sia Thurman, incosciente, che riceve il colpo, rinsavendo d’improvviso: incredibile”. Incredibile davvero, anche perché fuori dagli stereotipi, dalle scene più rimaneggiate e citate – qualcuno ci ricorda che gli omaggi più belli al film li hanno fatti i Simpson, e non si può proprio contraddirlo – ogni persona con cui parliamo sembra vedere un film a sé. Quello storytelling postmoderno, sfilacciato eppure solidissimo, capace di cambiare per sempre le regole del gioco cinematografico – pur fondando le radici nei più grandi classici – rende personalissimo ogni sguardo al film, che prende forme diverse a seconda dello spettatore. Entrati in sala con le battute pronte sulle labbra, da Pulp Fiction esce un pubblico canterino: da Misirlou a You never can tell, riff di chitarra mimati e cori ripetuti in gruppo. I 30 anni di Pulp Fiction sono davvero una festa incredibile.
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