Pronti all’era del digitale in sala?


Non si fa che parlarne: da gennaio 2013 le major diranno addio alla pellicola spianando la strada all’innovazione del digitale nei cinema. Ma l’industria europea è pronta? Il ‘Corriere delle Comunicazioni’ prova a dare una risposta in un ricco articolo: “Il punto di non ritorno si legge è stato raggiunto lo scorso gennaio con il superamento del 50% di schermi digitalizzati in Europa, che rappresentano oltre il 70% dei biglietti staccati. L’Italia è in leggero ritardo, con 1.700 schermi digitali e oltre 2.100 da digitalizzare” (dati forniti da Media Salles).

Ma al di là della quantità, i problemi sono più nella tipologia di schermi finora digitalizzati, con grande preponderanza come facilmente intuibile dei grandi multiplex rispetto ai piccoli miniplex o ai monoschermi, che sono fermi all’11%. Problemi di costi, che rappresentano anche un allarme per il rischio di impoverimento culturale delle comunità rurali e dei piccoli centri urbani, come per la diffusione di opere europee e d’autore. Di questi argomenti, tra l’altro, si è parlato durante il convegno “Non uno di meno. La digitalizzazione delle sale italiane: le questioni aperte”, che ha inaugurato a Riccione le scorse Giornate Professionali di Cinema Ciné.

Finora gli strumenti messi in campo per aiutare la digitalizzazione sia da parte dei governi che dell’industria hanno creato di fatto un digital divide per piccoli cinema indipendenti. L’incentivo dato dalle majors sul modello dei Virtual Print Fee, bonus economico per chi trasmetteva in digitale, ha aiutato le sale dei multiplex che proiettavano blockbuster Usa, con il 3D di film come Avatar a fare da ‘killer application’. Nel 2010 il sostegno si è intensificato con finanziamenti a fondo perduto e agevolazioni fiscali, come il Tax credit. Ora, il Parlamento europeo entra in campo direttamente invitando la Commissione Ue e gli Stati Membri a istituire programmi per sostenere la transizione nel più breve tempo possibile.

 

“Il governo – dice il dg Cinema Nicola Borrelli in un’intervista – deve favorire al massimo il pieno compimento. E’ un’urgenza anche sotto il profilo economico e occupazionale. I player della filiera devono lavorare in sinergia e nell’interesse comune. Attualmente lo stato è in grado di supportare il processo per mezzo di un’agevolazione fiscale costituita da un credito d’imposta per l’introduzione di impianti digitali, con un plafond di circa 42 milioni di euro in 3 anni. Nel pacchetto sviluppo approvado dal Consiglio dei ministri il 15 giugno scorso è stata inoltre inserita una norma che rende ‘cedibile’ a banche o fornitori degli impianti il tax credit digitale da parte del beneficiario. La misura consentirà l’accesso al beneficio anche alle piccole sale”.

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03 Luglio 2012

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