Promised land

S’intitola Promised Land, è stato già presentato al festival di Locarno 2004 ed è la prima esperienza di distribuzione autonoma e indipendente della Orione Cinematografica – anche coproduttore con Amka e Istituto Luce – del film che uscirà in anteprima venerdì all’Empire di Torino, dal 12 sarà a Milano e pian piano scenderà in tutta la penisola. La pellicola, diretta dall’esordiente regista svizzero Michael Beltrami, è un vero road movie, girato tra Los Angeles e dintorni, che riesce bene a raccontare la ruvida realtà della provincia americana, tra echi lontani che riportano alle atmosfere di Paris, Texas di Wenders. Accanto a Chad Smith, Ruth Gerson, Lalaine e Patrick Bauchau, appare anche Giuseppe Cederna, nelle vesti di un produttore italiano che si fa chiamare Mulligan, ma che alla fine si scopre essere Antonio Mulligani, romano di Testaccio. A metà tra diario di viaggio, documentario narrativo e racconto autobiografico, il film narra le avventure di Ethan (Chad Smith) che si ritrova senza lavoro nella Mecca del cinema e viene ingaggiato per girare un documentario sull’America. A bordo di una scalcinata macchina tinta di rosa che diviene ufficio, manifesto, luogo di abitazione e spostamento, il ragazzo percorre un’America di oggi ben lontana dal sogno ad occhi aperti con cui si era cullato sperando di diventare regista. Inseguito dalle sue fantasie ossessive di quando era un attore-bambino di successo, Ethan si rifugia nella semplice quotidianità di un viaggiatore senza meta. Ma il suo placido vagabondare è improvvisamente sconvolto dall’incontro con Vicky Dalton, una cantante girovaga con un drammatico segreto, interpretata da Ruth Gerson, talentuosa cantautrice americana e pupilla di Bob Dylan. Le suggestive canzoni della Gerson, a metà strada tra il blues e il rock-folk, fanno parte della colonna sonora del film. Questa sorta di diario di viaggio risente in pieno dello smarrimento di una generazione che non si riconosce più nella realtà circostante. La particolarità viene dal fatto che l’itinerario è filtrato dagli occhi europei di un regista ticinese che conosce bene gli Stati Uniti ma che non ha rinunciato alle proprie radici. Promised Land rappresenta quasi un’eccezione per il cinema svizzero, che di rado riesce ad affacciarsi sul mercato italiano. Eppure, come è stato detto oggi nell’incontro stampa presso la sede romana dell’Agis, tra la Svizzera italiana e il nostro paese ci sono stretti legami co-produttivi.
“Ho finito questo film due anni fa e poi non ho più lavorato al cinema – ha detto oggi Cederna – Ora faccio il narratore di storie, racconto quello che ho visto e narro anche i libri di altri viaggiatori, come Carver o Tiziano Terzani, ora scomparsi. Poi da questi miei viaggi realizzo anche degli spettacoli teatrali, come “La febbre” sul mio viaggio africano, messo in scena la prima volta 13 anni fa, o “Il grande viaggio” sulla mia esperienza indiana, per la cui scrittura ho impiegato tre anni e che porterò di nuovo in scena tra giugno e settembre. Ogni volta che riporto in teatro i miei spettacoli, li arricchisco sempre di nuove avventure, le ultime che ho vissuto. Come attore ho fatto vari film di Salvatores, ma quando ho cominciato a viaggiare mi sono lasciato trasportare dalle emozioni del narrare. Ma poi cerco sempre di riportarli in scena e quindi di riavvicinarmi alla recitazione, che resta sempre la mia passione artistica. Il ruolo di Promised Land, che anche se piccolo ha un cuore, mi ha convinto perché faceva combaciare le mie due anime: quella del viaggiatore e quella dell’attore “.