Si parla di principesse ma non c’è nulla di fiabesco in una storia costellata di morti per vaiolo, religiosità persecutoria e ‘sacrifici di bambini’ in cui la politica va a braccetto con la morte. L’impianto tradizionale nel décor e nella ricostruzione d’epoca si affianca all’anima contemporanea nel denunciare gli ‘abusi’ psicologici (e non solo tali) compiuti in nome della ragion di Stato sui giovani, spesso bambini o adolescenti, eredi al trono o spose per forza. In particolare le donne sono viste come “carne da riproduzione”, scrutate nella crescita, con una spietata osservazione degli organi sessuali che dovranno servire a procreare eredi attraverso matrimoni tra cugini.
Lo scambio di principesse di Marc Dugain, in sala con Movies Inspired, è uno spaccato intimo e drammatico della vita quotidiana nelle corti del Settecento sulla scorta del libro di Chantal Thomas, anche sceneggiatrice che ha ripreso una vicenda narrata nelle memorie del duca di Saint-Simon romanzandola. Siamo nel 1721, Filippo d’Orléans, il reggente di Francia (Olivier Gourmet) progetta un doppio matrimonio risolutivo. L’undicenne Luigi XV (che diventerà re con il raggiungimento della maggiore età, a 13 anni), sposerà l’Infanta di Spagna, che ha appena 4 anni; mentre la figlia del reggente, Mademoiselle de Montpensier, sarà impalmata dall’erede al trono di Spagna, il principe delle Asturie don Luis, 14enne. Lo scenario sottostante è quello di una guerra lunga dodici anni e costata milioni di cadaveri, dei sensi di colpa che tormentano il re di Spagna Filippo V di Borbone (Lambert Wilson), sposato a Elisabetta Farnese (Maya Sansa), un uomo in preda a una costante follia mistica che lo porta anche ad abdicare. La sua legittima aspirazione al trono di Francia è contrastata dalla corte di Versailles con queste nozze che devono rinsaldare l’alleanza tra le due potenze e dinastie.
Lo scambio delle principesse avviene su una piccola isola al confine tra i due paesi, L’Isola dei Fagiani, in una scena notturna di grande suggestione con decine di torce accese. Ma il futuro non è certo luminoso. L’infanzia rubata, i dubbi sulla sessualità nascente, l’incombente senso di morte, il continuo rimettere in discussione gli equilibri, i cortigiani pronti a tutto per acquistare un potere effimero. L’imberbe Luigi XV (Igor Van Dessel) oscilla tra fermezza del ruolo e insicurezze derivate dalla perdita di tutti i suoi cari, è incapace di amare ma anche di respingere del tutto la spontanea e affettuosa Infanta Anna Maria Victoria (Juliane Lepoureau) che sarà infine ripudiata e diventerà regina del Portogallo in un successivo matrimonio. La bambina ha come confidente la principessa Palatine (Andréa Ferreol) mentre Madame de Ventadour (Catherine Mouchet) svolge un ruolo materno, così come aveva fatto con il piccolo orfano Luigi XV. Anamaria Vartolomei e Kacey Mottet Klein sono rispettivamente Madame de Montpensier e il giovane Don Luis.
Il regista spiega come mai ha deciso di adattare il romanzo di Chantal Thomas: “Sono attratto dalla Storia. Questa, in particolare, mi era ancora più vicina perché da bambino leggevo molti libri sul XVIII secolo. L’episodio dello scambio delle principesse è davvero originale, soprattutto per il trattamento riservato ai bambini, la crudeltà nei loro confronti. E per il modo in cui cercano di uscirne. Tutto ciò non è così distante dal mio universo abituale, ampiamente immerso nella manipolazione politica. Anche questi bambini sono letteralmente manipolati – da adulti che, a loro volta, non sono veramente degli adulti. I giovani aristocratici venivano cresciuti nello splendore ma, al tempo stesso, restavano legati a una condizione infantile: quella di bambini che giocano alla guerra perché non hanno nient’altro da fare. E questo spiega in parte il declino della monarchia. Nel film si vede bene che essa è già agonizzante”. La rivoluzione del 1789 è ovviamente il punto di approdo di un potere assoluto quanto insensato.
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