Premio Strega Giovani: vince Veronica Raimo

Cinecittà sempre più inclusiva e aperta ai giovani, per la prima volta ospita il Premio Strega Giovani e tra poco avvieremo i corsi di formazione rivolti ai ragazzi", così Chiara Sbarigia


“Cinecittà sempre più inclusiva e aperta ai giovani, ora per la prima volta ospita il Premio Strega Giovani e tra poco avvieremo i corsi di formazione in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia rivolti ai ragazzi. Anche grazie ai fondi del Pnrr, Cinecittà metterà in campo, per la prima volta, una serie di progetti per la formazione e l’occupazione dei giovani. Tutto questo per raggiungere uno degli obiettivi fondamentali che ci siamo prefissati: aprire Cinecittà alle nuove generazioni, offrire loro occasioni di studio e di lavoro”, così la presidente Chiara Sbarigia ha aperto la nona edizione del premio, ospitata dal Palastudio. A vincere è stata Veronica Raimo con il romanzo Niente di vero (Einaudi), proclamata da Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Loredana Lipperini che ha condotto la cerimonia davanti a un’affollata e attenta platea di studenti e studentesse.

“Il mio è un libro che ha molto a che fare con il gioco – ha detto la scrittrice – ho giocato con la lingua in un romanzo in cui imbroglio, anche me stessa. Non è un romanzo di formazione perché non arriva da nessuna parte. Credo sia insincera l’idea che bisogna seguire i propri ideali e sogni. I percorsi di vita sono accidentati e l’ironia mi ha aiutato a reinventare le mie storie”.

Veronica Raimo ha vinto con 96 preferenze su 573 voti espressi, dunque il libro più votato da una giuria di ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni provenienti da oltre 100 scuole secondarie superiori distribuite in Italia e all’estero (Berlino, Bruxelles, Parigi). Al secondo e al terzo posto si sono classificati Alessandra Carati con E poi saremo salvi (Mondadori) con 77 voti e Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli) che ha totalizzato 58 voti. I tre libri più votati dai ragazzi ricevono un voto valido per la designazione dei finalisti alla LXXVI edizione del Premio Strega. Lo Strega Giovani intende promuovere la diffusione della narrativa italiana contemporanea presso il pubblico dei giovani adulti, riconoscendone l’autonomia di giudizio. La scelta di realizzare la premiazione negli studi di Cinecittà, nasce dall’esigenza della Fondazione Bellonci e di Strega Alberti Benevento di ospitare ragazze e ragazzi arrivati da tutta Italia. “L’idea è nata da una conversazione con Chiara Sbarigia – ha sottolineato Petrocchi – abbiamo immaginato un evento mai fatto prima con tutti i giovani giurati”.

Il vicedirettore territoriale del Centro Ovest – Lazio, Toscana e Umbria – di BPER Banca, Serafino Cavallini, ha assegnato invece il Premio Strega Giovani per la migliore recensione ad Annalisa Petracca del Liceo Aristofane di Roma. Annalisa, che ha recensito Nova di Fabio Bacà, ha ricevuto anche un assegno dalla Banca. Angelo Piero Cappello, direttore del Centro per il Libro e la Lettura, ha annunciato la vincitrice della prima edizione del Premio Leggiamoci per il migliore racconto inedito, aperto alle ragazze e ai ragazzi tra i 13 e i 19 anni. Il premio in denaro offerto da BPER Banca è stato assegnato al racconto Il bimbo di Neanderthal di Elisa Fantinel (Liceo Statale Farnesina, Roma). Al secondo e al terzo posto si sono classificati La ragazza con il violino di Enrica Cossu (Liceo scientifico Pacinotti, Cagliari) e La solida fragilità delle onde di Roberta Novelli (Liceo scientifico Rosetti, San Benedetto del Tronto). Leggiamoci è una comunità online di appassionati della lettura e della scrittura. 

Questi i 12 finalisti dello Strega Giovani:

Marco Amerighi con Randagi (Bollati Boringhieri), una saga famigliare in cui ricorre la sparizione dei personaggi e che l’autore definisce un “romanzo generazionale”. “Randagi sono i ragazzi nati tra gli anni ’70 e i ’90 che sono cresciuti con la convinzione di avere diritto al successo, ma hanno visto sgretolarsi le illusioni in momenti precisi come il G8 di Genova”. 

Fabio Bacà con Nova (Adelphi), “una riflessione filosofica sulla violenza scritta da un uomo mite, o forse vigliacco, come il suo personaggio che scopre, attraverso il rapporto con un guru, aspetti inediti di sé”.

Alessandro Bertante con Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR (Baldini + Castoldi), che si chiede perché all’inizio degli anni ’70 un gruppo di ventenni decide di darsi alla clandestinità e alla lotta armata. “Sul tema c’è una trattazione vasta a livello saggistico, meno a livello narrativo e cinematografico, anche se ora è in sala la serie di Marco Bellocchio. Spesso però, anche in Esterno notte, si parla della fase crepuscolare del terrorismo, dal ’75 in poi, io volevo indagare la fase aurorale con lo sguardo unico del protagonista. Le BR hanno pagato molto, chi ha innescato la strategia della tensione non ha pagato niente”.

Alessandra Carati autrice di E poi saremo salvi (Mondadori) parla di due genitori e due figli, una bambina e il fratellino che scappano dalla Bosnia. “Mi interessava la dimensione di chi si deve mettere radici in un paese di cui non conosce la lingua e la cultura. La giovane Aida riesce faticosamente a mettere a frutto la sua differenza, il fratello no. Non c’è un destino segnato, ma gli incontri possono portarci in una direzione o l’altra. Cerco di andare oltre la mistica del profugo, perché questa è una famiglia normale con tensioni e conflitti”.

Marco Desiati in Spatriati (Einaudi) parla di identità irregolari, fluide. “Spatriete è una parola del dialetto pugliese che si usa per definire persone irregolari, che non c’entrano con la maggioranza. Qui un gruppo di ragazzi che scopre la propria identità. Claudia è una lettrice, ama la musica e i viaggi, sa che nella sua famiglia c’è un non detto che rivela a Francesco, con lui avrà una storia d’amore tra spatriati”.

Veronica Galletta autrice di Nina sull’argine (Minimum Fax) si riconosce nella protagonista Caterina, ingegnera idraulica come lei che si trova nel 2005 a dirigere i lavori per la costruzione di un argine. “Un lavoro che non voleva e che le viene assegnato solo perché non è rimasto nessuno che può farlo”. Essere sull’argine ha anche un significato metaforico. “Caterina si rende conto che quello che ha studiato non serve e cambia prospettiva anche attraverso una relazione con un operaio che poi si rivelerà altro”. 

Jana Karsaiova, in Italia da quando aveva 23 anni, ha scritto nella nostra lingua Divorzio di velluto (Feltrinelli) sulla separazione della Cecoslovacchia nel ’93. “Tutte le relazioni a un certo punto si inceppano e gli strappi lasciano il segno, anche se non sono violenti, sono delle piccole ferite”.  

Marino Magliani con Il cannocchiale del tenente Dumont (L’Orma) compone un romanzo storico sui generis. Tre disertori dell’esercito napoleonico vengono raccontati attraverso diversi paesaggi. “Mi interessava la scissione tra guardare e vedere, perché guardare è inventare”. Tra le tappe del loro viaggio c’è la battaglia di Marengo del 14 giugno 1800 e l’Africa.  

Davide Orecchio con Storia aperta (Bompiani) rende omaggio a suo padre. “Pietro è un personaggio fittizio che mi serve per comprendere la vita di mio padre, uomo molto più anziano di me che avrebbe potuto essere mio nonno. Pietro è uno dei giovani che attraversano il fascismo e che sono perennemente in prima linea. Come scrisse Piero Calamandrei tra le crudeltà del fascismo c’è anche il dilettantismo, l’aver coniato lo slogan ‘largo ai giovani’ per far credere che ognuno potesse essere scrittore, giornalista, qualsiasi cosa, senza averne alcun diritto. A 17 anni mio padre stroncò Eugenio Montale solo perché non era fascista. Per tutta la vita si vergognerà di questa stroncatura e si farà fa cremare insieme alle opere complete del poeta”.

Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli) utilizza un personaggio famosissimo di un libro famosissimo come Anna Karenina, all’interno una coppia di persone qualsiasi, un tipografo e un’impiegata che hanno avuto un figlio e che ora forse sono in crisi. Il libro è sul comodino di Giulia ed è uno degli ultimi che ha letto prima di sparire. E lui cerca di capire i motivi della sparizione. “Per me Vronskij è anche il simbolo che la letteratura può raggiungere chiunque”.

Daniela Ranieri con Stradario aggiornato di tutti i miei baci (Ponte alle Grazie) ha tratto ispirazione da Amore di Giorgio Manganelli. “L’idea di Manganelli è che tutti gli amori siano simultanei dentro di noi, non passino. Ma allora come sarebbe fare il catalogo dei propri amori? Il mio personaggio lo fa e compone invettive contro alcune categorie: medici, professori di liceo”.

Il Premio è promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e da Strega Alberti con il contributo della Camera di Commercio di Roma e in collaborazione con BPER Banca. Le ultime due edizioni sono state vinte da Daniele Mencarelli con Tutto chiede salvezza (Mondadori) che sta diventando una serie diretta da Francesco Bruni ed Edith Bruck con Il pane perduto (La nave di Teseo). 

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07 Giugno 2022

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