STRASBURGO – Una vittoria annunciata, per non dire scontata, che risuona in perfetta armonia con lo stato d’animo delle maggiori istituzioni europee all’indomani dei giorni del terrore. È infatti Mustang, della regista franco-turca Deniz Gamze Ergüven (leggi l’intervista), ad essersi aggiudicato il Premio Lux al miglior film europeo, annunciato nel corso di una cerimonia speciale all’Europarlamento di Strasburgo. “In un momento difficile, in cui i nemici della molteplicità culturale cercano brutalmente di distruggerci, dobbiamo tutelare ciò che ci rende speciali: il rispetto della diversità”. Con queste parole il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz ha decretato il vincitore della competizione, cui partecipavano anche il bulgaro Urok di Kristina Grozeva e Petar Valchanov e Mediterranea dell’italo-americano Jonas Carpignano, secondo classificato.
“Questi film, molto diversi tra loro, sollevano questioni fondamentali – ha spiegato Schulz – In che modo il nostro continente deve cambiare per trasformarsi da luogo di emigrazione a luogo di immigrazione? Qual è il ruolo delle donne nelle società? Quanto profondamente la crisi economica incide sulle nostre vite?”. Il premio, nato nel 2012, garantirà ai tre film finalisti la circolazione in Europa, sostenendoli con la sottotitolazione nelle 24 lingue ufficiali del continente e spingendo i registi sull’onda della visibilità internazionale: per Jon Coplon, produttore di Mediterranea (ancora inedito in Italia) il Lux “potrebbe aiutarci a chiudere il finanziamento del prossimo film di Jonas, A Ciambra, il cui progetto sarà presentato domani al Festival di Torino”. Al vincitore sarà inoltre offerta la distribuzione nei 28 paesi dell’Unione, “sperando che il Lux porti fortuna a Mustang – ha detto Schulz – come ha fatto l’anno scorso per Ida, che vinse il nostro premio e poi l’Oscar”.
Candidato agli Academy Awards dalla Francia, il progetto Mustang centra in pieno gli obiettivi culturali sostenuti dal Parlamento Europeo, ribaditi a margine della cerimonia da tre panel aperti ai registi e ai membri del parlamento. Innanzitutto il cinema europeo come strumento di diplomazia culturale, capace di promuovere, nelle parole della Presidente della commissione cultura e istruzione Silvia Costa, “la diversità culturale e linguistica, proponendo interpretazioni artistiche di realtà complesse che ci aiutino a capirci l’un l’altro. Non solo in Europa ma nel mondo”. Frutto di una coproduzione a cavallo dell’Europa e del Medio Oriente, e girato da una regista franco-turca, Mustang era il candidato ideale: “La nostra troupe era francese, tedesca e turca, come un piccolo e molto armonioso parlamento europeo – ha spiegato la regista – Nel film abbiamo cercato di raccontare il carattere eterogeneo della Turchia, la cui società ultimamente si è polarizzata, non direi ancora radicalizzata. Ma oggi, senz’altro, la parte più tradizionalista della nostra gente è meno incline ai compromessi”. Altro importante obiettivo del Parlamento Europeo, ancora una volta sposato in pieno da Mustang, è la promozione e la valorizzazione del lavoro svolto dalle professioniste donne nell’industria cinematografica europea. Ancora gravemente emarginate, sottopagate e rappresentate al cinema secondo canoni tradizionalisti e avvilenti: “Mancano all’appello ancora molte voci femminili nel nostro cinema – ha spiegato Francine Raveney, direttrice della European Woman Association – dobbiamo lavorare per raggiungere la parità dei sessi nelle professioni dell’industria cinematografica, fare rete, promuovere finanziamenti mirati, sostenere le buone politiche”. Per questo motivo alla prossima Berlinale la European Woman Association presenterà una ricerca su cinema e genere circoscritta a sette paesi europei. Tra cui, per la prima volta, anche l’Italia.
I cinque finalisti sono: Animal di Sofia Exarchou; Dahomey di Mati Diop; Flow di Gints Zilbalodis; Intercepted di Oksana Karpovych; Julie Keeps Quiet di Leonardo van Dijl
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