Pontecorvo e il progetto sugli indiani Sioux con Brando

Una telefonata tra il regista e l'attore americano è tra i documenti della mostra “Gillo. Cinema, utopie, battaglie e passioni di Gillo Pontecorvo", Roma 20 ottobre/11 dicembre al Teatro dei Dioscuri


Dopo il restauro de La battaglia di Algeri presentato a Venezia 73, quello di Queimada alla Festa di Roma e quello dell’episodio Giovanna che si vedrà al prossimo Torino Film Festival, l’omaggio al regista Gillo Pontecorvo, a dieci anni dalla sua scomparsa il 12 ottobre, si arricchisce di un altro evento. A Roma, dal 20 ottobre all’11 dicembre il Teatro dei Dioscuri al Quirinale ospita la mostra “Gillo. Cinema, utopie, battaglie e passioni di Gillo Pontecorvo” (ingresso gratuito, aperta da lunedì a sabato, ore 10-18).
L’AD e presidente Roberto Cicutto ricorda che il Teatro dei Dioscuri è uno spazio offerto dal MiBACT che Luce Cinecittà, nel ruolo di ‘produttore’ riempie di idee e proposte, che possono però venire anche da altri soggetti. Inoltre la parte espositiva verrà declinata, grazie alla presenza di una sala di proiezione, con retrospettive e video.

La mostra “Gillo” più che un omaggio per un anniversario è un viaggio che racconta le molteplici vite di Pontecorvo: regista, organizzatore culturale, militante politico, partigiano, musicista, cultore del tennis e di botanica. Nonché uomo instancabile di relazioni professionali, affettive e amicali.
L’esposizione curata da Claudio Libero Pisano, con la collaborazione di Simone Pontecorvo, è promossa e organizzata dal MiBACT-Direzione Generale Cinema, Regione Lazio, ABC Arte Bellezza Cultura, Istituto Luce-Cinecittà, Associazione Gillo Pontecorvo, in collaborazione con Casa del Cinema, Centro Sperimentale di Cinematografia, Museo Nazionale del Cinema di Torino, con l’organizzazione generale di Costruire Cultura.
Un racconto composto da 400 fotografie – molti gli inediti – provenienti dall’Archivio Pontecorvo, dall’Archivio Luce e del Museo Nazionale del Cinema di Torino, e da filmati inediti (Archivio Luce e Fondo Mario Canale).

Si comincia con l’infanzia, poi gli incontri e le avventure da esule, in seguito alle leggi razziali del 1938, a Parigi e poi a Saint Tropez, accanto a figure come Sartre, Picasso, Éluard, Clair, la pratica da professionista del tennis, il sogno di diventare musicista – una passione perenne che sarà fondamentale per il suo cinema – l’avvicinamento alla politica con la militanza partigiana, con il nome di battaglia di Barnaba, e nel Partito comunista con la conoscenza personale, tra i tanti, di Enrico Berlinguer; l’attività giornalistica e i reportage fotografici con Giuseppe De Santis.

Costante è il suo avvicinamento al cinema: i provini come attore per Il sole sorge ancora (1946), le prime esperienze con Yves Allégret (1950), i documentari sull’alluvione del Polesine, il mercato di Porta Portese, i minatori marchigiani, l’esperienza con Monicelli e Lizzani. E finalmente il vero esordio nel 1955 con Giovanna, uno degli episodi, con protagoniste le operaie tessili di Prato, del film collettivo La rosa dei venti di Joris Ivens e che segna anche l’inizio del sodalizio con Franco Solinas.
Una parte ricca e centrale della mostra è quella del binomio film realizzati – film non realizzati. E allora memorie, provini (come quello di Claudia Cardinale per la protagonista di Kapò, poi non scelta) testi originali, lettere, scatti inediti dei set di: Giovanna, La grande strada azzurra, Kapò, La battaglia di Algeri, Queimada, Ogro.

Ma Pontecorvo è anche l’autore di un numero imprecisato di film non realizzati: progetti inseguiti, scritti, preparati, e poi abbandonati. Il visitatore può così imbattersi in istantanee e parole su un progetto di film sulla figura di Cristo, I tempi della fine; o un film intitolato Magia per il quale Pontecorvo sperimentò l’LSD. Un film propostogli a sorpresa da Marlon Brando sui Sioux (imperdibile l’audio di una conversazione telefonica tra Gillo e Brando) progetto poi abbandonato per volere della produzione americana, ma grazie al quale Pontecorvo visse per un mese presso una riserva indiana. Un film sull’arcivescovo Romero ucciso in Salvador che coinvolse l’attore Robert De Niro. Un progetto sulla mafia, agli inizi degli anni ’80, dopo averne parlato con Giovanni Falcone; un film sul subconscio umano, Segnali, o dal romanzo di Jerzy Kosinsky “L’uccello dipinto”. E ancora i progetti di un film sull’anarchico Giuseppe Pinelli e una biografia di Rosa Luxemburg interpretata da Jane Fonda.

Il percorso si completa con il Gillo pubblico, in particolare il suo molteplice, fertile impegno nel dibattito culturale, e sociale, a cominciare dall’esperienza di direttore della Mostra di Venezia, importante sia per le provocazioni intellettuali come l’Unione mondiale degli autori, sia per gli incontri con personalità diverse.

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19 Ottobre 2016

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