Più registe in sala, ma solo il 17% nella TOP100

WIFTMI - Women in Film, Television & Media Italia propone un'interessante analisi dei dati 2023 e dei primi mesi del 2024 dalla prospettiva del gender equality

Una scena di 'C'è ancora domani'

WIFTMI – Women in Film, Television & Media Italia ha elaborato un’analisi sui dati del 2023 relativi alla presenza dei film a regia femminile in sala, con un’anteprima sui primi mesi del 2024. La ricerca è stata presentata durante l’ultima Mostra di Venezia, all’interno del sesto Seminario annuale sulla parità di genere e l‘inclusività nell’industria cinematografica, promosso da La Biennale di Venezia, Eurimages e WIFTM Italia. Hanno partecipato Barbara Bladier, Distribution Manager di Vision Distribution, e Antonietta De Lillo, regista, autrice, fondatrice di marechiarofilm, che hanno poi discusso i risultati con Domizia De Rosa, presidente di WIFTMI.

Partendo dai dati pubblicati da Cinetel relativi ai primi 100 incassi di nazionalità italiana, lo studio prende in esame i film a regia femminile singola sia fiction che documentario, per un totale di 17 opere. I titoli analizzati in ordine di uscita sono: Romantiche di Pilar Fogliati, Primadonna di Marta Savina, La terra delle donne di Marisa Vallone, Billy di Emilia Mazzacurati, Come pecore in mezzo ai lupi di Lyda Patitucci, Hai mai avuto paura? di Ambra Principato, La bella estate di Laura Luchetti, L’ordine del tempo di Liliana Cavani, Felicità di Micaela Ramazzotti, Mi fanno male i capelli di Roberta Torre, Mur di Kasia Smutniak, C’è ancora domani di Paola Cortellesi, La guerra del Tiburtino III di Luna Gualano, Enigma Rol di Anselma Dell’Olio, Misericordia di Emma Dante, La chimera di Alice Rohrwacher, I limoni d’inverno di Caterina Carone.

Risaltano i seguenti elementi comuni:

●      La riconoscibilità della regista garantisce incassi migliori: entrano nella TOP5 delle registe due autrici amate e rispettate, ovvero Liliana Cavani e Alice Rohrwacher insieme alle esordienti e popolari attrici Pilar Fogliati, Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi.

●      La partecipazione ai festival è una strategia condivisa dal 94% dei titoli: 16 dei 17 film sono stati presentati in festival cinematografici, con Venezia e Roma che si confermano momenti cardine per la visibilità delle opere italiane. 9 opere a regia femminile su 17 hanno vinto premi nazionali e internazionali.

●      In sala 9 film su 17 sono opere prime: nei risultati, a differenza di Fogliati, Ramazzotti, Cortellesi (registe e protagoniste), sono stati penalizzati i titoli non diretti da professioniste già note.

●      Il contributo pubblico: 11 titoli su 17 hanno beneficiato dei contributi selettivi per la produzione del MiC, e di questi 5 sono opere prime. Tutti i titoli hanno beneficiato del tax credit.

Il nodo  della distribuzione

I dati confermano la disparità di risorse ed investimenti fra i player in campo: dai 493 cinema della prima settimana di C’è ancora domani ai 63 di Misericordia agli 11 de La terra delle donne.

Vision Distribution e 01 Distribution sono le distribuzioni con le uscite più larghe che corrispondono, puntualmente, alle TOP5: Cortellesi (493), Fogliati (271), Ramazzotti (250), Cavani (171), Rohrwacher (105). Unica eccezione: la scommessa di Vision con l’esordiente Ambra Principato (167), che non ha completamente convinto il pubblico in sala.

Come prevedibile, molto limitata la circolazione dei due documentari a firma illustre (Kasia Smutniak, alla sua prima regia, e Anselma Dell’Olio). Deludente il valore del box office medio per i titoli fiction, una volta escluso il fenomeno Cortellesi, di €258.000 circa.

Numerosi i titoli in sala che si confrontano con il presente attraverso momenti del passato nuovamente immaginati, a partire dal premiatissimo C’è ancora domani ambientato nel 1946 al delicato Primadonna (anni ‘60), dal ruvido La terra delle donne (anni ’30-’40) all’evocativo La bella estate (anni ‘40). Ed altrettanto contemporanea è la ricerca stilistica che operano nei generi di riferimento Come pecore in mezzo ai lupi (crime), Hai mai avuto paura? (horror ambientato nel XIX secolo), La guerra del Tiburtino III (fantascienza).

Il successo di C’è ancora domani, posizionato in un’intersezione tra diritti, empowerment e cronaca, in un’Italia segnata dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ha dimostrato che la giusta storia al momento giusto può travolgere ogni previsione. Confrontando questo risultato con quelli dei titoli ai primi posti del box office degli anni 2018-2022 – Il primo Natale di e con Ficarra e Picone (2019); Tolo Tolo di e con Checco Zalone (2020); La stranezza di Roberto Andò (2022) – appare evidente che il pubblico premi storie che esorcizzano inquietudini contemporanee attraverso volti e corpi della commedia.

Esiste un “effetto Cortellesi”?

La ricerca ha, quindi, esaminato il primo semestre 2024 rilevando l’uscita di tre film italiani a regia femminile, che potrebbe essere un segno di una potenziata fiducia nell’appeal delle registe. Da segnalare i buoni risultati di Dieci minuti di Maria Sole Tognazzi, gli esordi alla regia delle attrici Margherita Buy con Volare e Michela Giraud con Flaminia, della cantante Margherita Vicario con Gloria! e, nel secondo trimestre, l’operazione L’arte della gioia diretta da Valeria Golino, e targata Vision Distribution.

Nella prima parte del seminario veneziano è stata presentata la quarta ricerca Gender Balance in Italian Film Crews a cura di DGCA – MiC, Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha stimato che in Italia si raggiungerà la parità di genere nella regia nel 2054. Questa stima potrebbe però spostarsi in avanti se le misure introdotte dal nuovo decreto Tax credit alla produzione andranno a incidere su accesso e opportunità per i progetti a guida femminile, come si teme.

Storicamente i progetti a guida femminile si collocano nelle fasce più basse in termini di budget: il 25% di essi è stato realizzato negli anni 2017-2023 con budget inferiori a €200.000. Questi progetti sono spesso, ma non sempre, spazi di sperimentazione: ne è un esempio Maura Delpero che con Vermiglio ha conquistato il Leone d’argento a Venezia 81

“Pertanto, WIFTMI invita il MiC a valutare se i possibili impatti del nuovo decreto siano in contrasto con la strategia per la parità di genere inaugurata dalla Legge Cinema e Audiovisivo 220/2016 e, qualora lo siano, a neutralizzarli con misure che continuino ad incentivare o meglio ancora che incrementino le pari opportunità di genere, per non dover attendere il 2054, ed oltre”, conclude la presidente Domizia De Rosa.

 

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19 Settembre 2024

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