Pisoni: “Mario Bava, un regista per registi”

Pisoni: “Mario Bava, un regista per registi”


MILANO – “La nuova versione di un libro classico e fondamentale che ci accompagna nel mondo di Mario Bava, di un autore fondamentale che fa sempre piacere riscoprire nel tempo. Un maestro che ha cambiato le regole del Genere”, con queste parole Giorgio Gosetti, co-direttore del Noir in Festival, apre l’incontro dedicato a Kill Baby Kill! Il cinema di Mario Bava, volume di Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni

“La bellezza del libro è nella ricchezza assoluta dei contributi: leggendo le parole di chi c’era, di chi l’ha vissuto, anche criticamente, ne esce il carattere di Mario Bava. Il titolo dà un’indicazione, è il titolo originale di Operazione Paura. Il libro ri-esce adesso in coincidenza con l’uscita del Diabolik dei Manetti bros., titolo omonimo di quello firmato Bava del ’68”, dice Piera Detassis, che modera l’incontro con gli autori. 

“L’ossessione per Bava è iniziata quasi per caso: vivevamo un momento felicissimo a Sky, in redazione pensammo sarebbe stato bellissimo fare un documentario su Mario Bava. Questa cosa è successa nel 2004. Con Gabriele Acerbo avevano una passione comune per David Lynch, che di solito chi ama poi porta a Bava. Decidiamo per il doc e poi… abbiamo sguinzagliato i nostri contatti americani che sono riusciti – nel nome di Bava – a raccogliere il consenso di tutti quelli interpellati, per 40 interviste in tre mesi, Raggiungendo personaggi irraggiungibili: Tarantino era in promozione con Kill Bill e ha accettato di fare un quarto d’ora di intervista! È un regista per registi, Bava”, spiega Roberto Pisoni, che ricorda il primo “incontro” con l’autore a cui ha dedicato il soggetto del libro. “Credo d’appartenere alla generazione che il cinema di Bava l’ha visto in tv, forse su Teletevere, e credo fosse proprio Operazione Paura: erano davvero film disturbanti”. 

“Il documentario è del 2004, il libro del 2007. In questa nuova edizione ci sono nuovi contributi: Refn parla di Terrore nello spazio; Del Toro non ha mai nascosto che in ogni suo film ci sia un riferimento Bava; e poi c’è Elena, la figlia, non ancora sentita in passato, che ci ha regalato delle chicche. I migliori cineasti che ci sono al mondo non fanno che ringraziare Bava: hanno imparato come emozionare con i colori, ci dice Joe Dante. Mi piace, poi, citare Cani arrabbiati, un film meno conosciuto: modernissimo per il ritmo indiavolato, per il colpo di scena finale da imparare a memoria per gli sceneggiatori, con un punto di vista in continuo cambiamento”, continua Acerbo. 

Kill Baby Kill! Il cinema di Mario Bava dunque ri-torna, ri-nasce, matura ma senza cambiare pelle, senza adattare in nessuna maniera l’efficace titolo, per cui Roberto Pisoni spiega la scelta: “La prima ragione è l’efficacia sonora, e la seconda quello che Tarantino ha definito ‘un dolce sadismo’. Le persone che hanno lavorato con Bava hanno manifestato grandissima gratitudine, l’hanno definito un timido gentiluomo che si dava da fare per risolvere le situazioni più complesse. Chi invece lo ha immaginato, gli autori americani dicono che riuscisse a restituire condensazione tra la forza estetica e la capacità di emozionare; con pochissimi elementi crea una grande tensione emotiva”. 

Nel nome di ‘un dolce sadismo’, anche la specifica di Gabriele Acerbo: “La cosa più cattiva fatta nel libro è stata corredare la bibliografia con le critiche dell’epoca: era maltrattato in maniera abbastanza sadica”; in effetti “per la critica era un bersaglio facile, per il suo allure gotico” per Pisoni.  

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