‘Pino Daniele. Spiritual’: la mostra con materiali Rai, Rai Teche e Archivio Luce

La cura della mostra è affidata ad Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia, mentre la collaborazione con Rai, Rai Teche e Archivio Luce assicura un arricchimento ulteriore del materiale espositivo


Dal 20 marzo al 6 luglio, Palazzo Reale di Napoli aprirà le sue porte a Pino Daniele. Spiritual, una mostra che celebra il grande cantautore partenopeo in occasione del decennale della sua scomparsa e del suo settantesimo compleanno. L’esposizione, allestita nelle suggestive Sala Plebiscito e Sala Belvedere, rappresenta un viaggio unico e toccante nella sua straordinaria carriera, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nella storia di un artista che ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana e nella cultura collettiva.

Pino Daniele è stato un innovatore capace di mescolare radici musicali diverse, dando vita a un suono originale che univa la canzone popolare al blues, al jazz e alla tradizione napoletana. Il titolo della mostra, Spiritual, richiama proprio il profondo legame tra il suo universo musicale e il blues, genere che affonda le sue radici nella spiritualità africana. Questo rapporto si ritrova in ogni aspetto della sua arte: nella struttura delle canzoni, nell’intensità espressiva, nella capacità di improvvisare con una naturalezza che rendeva la sua musica autentica e inconfondibile.

L’esposizione raccoglie materiali originali, molti dei quali mai mostrati prima, per raccontare l’intero percorso artistico e umano di Pino Daniele. Documenti, strumenti, oggetti personali e registrazioni rare ricostruiscono il suo mondo musicale, rivelando l’uomo dietro l’artista. A rendere l’esperienza ancora più coinvolgente, ci saranno scenografie immersive che ricreano gli ambienti simbolo della sua carriera: la sala prove dei primi anni e l’atmosfera dei locali notturni di Napoli degli anni ’70, quei piccoli club dove la sua musica ha iniziato a prendere forma e a conquistare il pubblico.

La mostra si sviluppa in due grandi sezioni. La prima, Terra mia, segue gli anni della sua formazione, dal 1955 al 1977, anno dell’uscita del suo primo album. Qui, il pubblico potrà attraversare il periodo delle prime sperimentazioni, scoprendo i luoghi e le influenze che hanno nutrito il suo talento. La seconda parte, Le radici e le ali, ripercorre invece la sua carriera dal 1977 al 2014, mettendo in luce i momenti più significativi della sua evoluzione artistica, dalle collaborazioni con i più grandi nomi della musica italiana e internazionale fino al rapporto speciale con il cinema.

Oltre agli oggetti personali, agli abiti di scena e alle sue inseparabili chitarre, ci sarà uno spazio dedicato all’ascolto della sua musica dal vivo, grazie a una sala immersiva in cui rivivere l’energia dei suoi concerti. Tra le rarità più preziose, verrà presentata una registrazione inedita delle prove dei Batracomiomachia del 1974, l’unica esistente, un vero e proprio gioiello per i fan e gli appassionati di musica.

L’evento è promosso dalla Fondazione Pino Daniele, con il supporto del Ministero della Cultura, di Palazzo Reale, della Regione Campania e del Comune di Napoli, ed è prodotto da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. La cura della mostra è affidata ad Alessandro Daniele e Alessandro Nicosia, mentre la collaborazione con Rai, Rai Teche e Archivio Luce assicura un arricchimento ulteriore del materiale espositivo.

Ad accompagnare l’esposizione, sarà pubblicato un catalogo edito da Silvana Editoriale, che raccoglie immagini, testimonianze e documenti rari, restituendo un ritratto completo di Pino Daniele e della sua arte senza tempo. Un’occasione imperdibile per riscoprire un artista che ha saputo parlare a generazioni diverse, con una musica che continua a emozionare e a ispirare.

“Pino Daniele ha insegnato all’Italia la musica blues – ha detto in merito il ministro della cultura, Alessandro Giuli – Frasi e titoli delle sue canzoni fanno parte da tempo del linguaggio comune.

Quel Mascalzone Latino ha stravolto la musica classica napoletana per poi diventarne unico erede e quel blues giunto con gli americani è entrato a far parte di una cultura immensa, viva. Una figura così grande non poteva non stravolgere l’evoluzione musicale e culturale della sua città. Pino Daniele ha superato la Napoli “da cartolina” di ‘O surdato ‘nnammurato raccontando la città e denunciandone i problemi, una rivoluzione degna di un Caravaggio musicante. Nella sua carriera ha collaborato i più grandi artisti italiani e con artisti internazionali del calibro di Chick Corea, Wayne Shorter e il suo amato Eric Clapton che lo invitò a suonare al suo festival a Chicago, accanto ai migliori chitarristi in circolazione, imponendosi come un virtuoso della chitarra capace di attingere all’animo più profondo del blues raccontando una identità cruda ma autentica.

Dalla fine degli anni 70 generazioni intere sono cresciute con i suoi dischi e i suoi concerti. Grazie a lui, Napoli ha vissuto un fermento musicale senza precedenti, capace di proiettare la tradizione partenopea su un palcoscenico internazionale. Questo movimento, conosciuto come Neapolitan Power, ha rappresentato un punto di rottura con il passato, unendo le radici profonde della musica napoletana con le sonorità contemporanee del blues, del jazz, del funk e del rock”.

Commenta Alessandro Daniele: “Mio padre ha sempre guardato avanti, non cercava riconoscimenti o celebrazioni, non amava mettersi in vetrina, specchiarsi nel passato ed esaltare ciò che aveva costruito. Per lui contava l’oggi, il presente, farlo con uno sguardo al futuro, su quello che restava da fare, da creare, da condividere. Aveva la consapevolezza dell’importanza delle proprie radici, di avere un’identità, un’integrità, una dignità, delle basi solide su cui costruire certezze attraverso la cultura.

Credeva nella forza della condivisione e nel valore dei legami umani, anche se spesso si chiudeva in una dimensione chiamata solitudine, che oserei dire essere un luogo comune, “spirituale” e fondamentale nel quale ritrovarsi, anche insieme agli altri, per rafforzare il concetto di comunità. Oggi, con la Fondazione che porta il suo nome, celebriamo il suo percorso artistico ed umano, non di certo per fermarci nel ricordo, ma per trasformarlo in un ponte verso il futuro. Ogni iniziativa realizzata ritrova una sintonia con la sua visione: stimolare l’animo delle persone, aiutare i più fragili e lanciare dei messaggi per l’innovazione e il rinnovamento culturale del nostro Paese e della comunità in genere, attraverso una staffetta multigenerazionale”.

Chiude Alessandro Nicosia: “Nel panorama dei grandi cantautori e delle eccellenze artistiche del nostro Paese, Pino Daniele rappresenta uno dei protagonisti indiscussi. In occasione del decimo anniversario della sua scomparsa e del settantesimo compleanno mi sembrava doveroso dedicargli un omaggio nella sua amata Napoli – culla in cui si è formata la sua voce destinata a risuonare ovunque – per poi proseguire a Roma.

Pino Daniele è indiscutibilmente uno dei figli più illustri di Napoli; la sua creatività e la sua passione hanno trasformato la città in un faro di ispirazione artistica. Le sue origini umili e le radici profondamente intrecciate con il tessuto culturale napoletano hanno alimentato la sua arte, rendendo ogni composizione un autentico omaggio alla vitalità e alla storia di questa terra”.

 

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19 Marzo 2025

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