E noi come stronzi rimanemmo a guardare, film diretto da Pierfrancesco Diliberto (Pif), che passa alla Festa del Cinema, racconta di Arturo (Fabio De Luigi), un uomo che lavora zelantemente come manager d’azienda, in un futuro non troppo lontano. Quando scopre un algoritmo che potrebbe facilitare il lavoro alla ditta, ignora che la sua scoperta possa andare a sostituirlo, rendendolo un elemento non essenziale per la stessa azienda. Arturo, in breve tempo, non perde solo il suo lavoro, ma anche la fidanzata e il suo gruppo di amici. L’unico impiego che riesce a trovare è quello di rider per una multinazionale che si occupa di tecnologia, la Fuuber, che ha sviluppato un’app particolare. Installandola, Arturo scopre che l’app “dà vita” a un ologramma, una donna di nome Stella (Ilenia Pastorelli), con cui l’uomo trascorre le ore di solitudine, finendo per legarsi così tanto a lei da invaghirsene. Quando la settimana di prova gratuita con l’app della Fuuber finisce, Arturo non ha soldi per poter pagare l’abbonamento e dovrà fare tutto il possibile per riuscire a rivedere quella che è diventata l’amore della sua vita, sempre se esiste veramente.
Il film è una produzione Sky Original, prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, Vision Distribution e I Diavoli, diretto da Pierfrancesco Diliberto, viene presentato come Evento Speciale alla Festa del Cinema di Roma. Arriverà in sale selezionate il 25, 26 e 27 ottobre.
Si parte da un libro che rilegge il ‘Candido’ di Voltaire. “Non doveva essere un film di fantascienza, non abbiamo datato il futuro, è solo “un po’ più avanti”, ma è un film girato pre-Covid – dice Pif – Il Covid ha fatto diventare il film contemporaneo. Il protagonista è solo, si fidanza con un ologramma e si rimpalla col datore di lavori in India. Perfino l’attacco dei fascisti alla Cgil è stato in qualche modo anticipato dal film. Se non prendiamo posizione rispetto a questi atti e restiamo impassibili come stronzi, tra trenta o quarant’anni ci sarà gente che troverà divertente ballare su ‘Faccetta nera’ non perché sia fascista ma perché è così cretina da non capire cosa è successo. E’ come se fosse un’accusa dei nostri figli. Non state a guardare! Il modello non è tanto Fritz Lang quanto Jacques Tati con Playtime o Her. Anche se ogni volta che faccio un film penso sempre a Forrest Gump. Il ‘rider’ in bicicletta è un simbolo. Quando li vedo mi pare pazzesco, quegli zaini enormi, poco pratici, che impongono una postura innaturale. Non conosciamo tanto l’immagine dell’extracomunitario che ci raccoglie frutta e verdura quanto quella del rider. E’ in ogni città, è un simbolo forte. Nei contratti nemmeno c’è scritto quanto guadagnano, una cosa pazzesca che ci hanno raccontato. E’ tutto assurdo.
Perfino il positivo ‘Stay Hungry, Stay Foolish!’ di Steve Jobs è stato incorporato in un’ottica negativa. Dirigenti d’azienda specificano che agli esterni non va mai detto che stanno creando un sistema per disperati”. “E’ cinema politico che fa ridere – spiaga lo sceneggiatore Michele Astori – con Pif ci divertiamo tantissimo, lui è molto “veloce”. Gli proponi un’idea e ti dice che ci deve pensare. Dopo giorni ti dice ‘andava bene’ ma tu hai dimenticato di che si parlava”.
“Il mio personaggio – commenta De Luigi – è un principe ‘marrone’ più che azzurro, si muove su una bici rubata e non su un cavallo. E’ un film che cerca di immaginare un futuro prossimo, possibile, speriamo che non si realizzi mai, dove le persone sono sole e hanno bisogni indotti dalla tecnologia, che in sé non è male. Anzi, ci ha aiutati in questo momento difficile ad essere vicini agli altri anche se non fisicamente. Il rischio è di trovarsi però soli e schiacciati da quello che dovrebbe essere invece un aiuto”.
“Ho interpretato un algoritmo – fa seguito Pastorelli – un concetto che nemmeno io capivo prima di interpretarlo. Si basa su ricerche che abbiamo fatto nel passato. Io so cose vuole Arturo, cosa gli piace da mangiare, quali sono i suoi desideri. Divento la sua anima gemella. E’ come se lui si innamorasse di Siri. E lui si chiede come mai potrà essere Siri veramente. Un uomo che va oltre le apparenze. Ho immaginato di essere una ‘letterina’ di Passaparola, un gesto provocante. Ma io ci casco nell’algoritmo, ho firmato spesso truffe informatiche. Quello che fa il mio personaggio è una truffa a suo modo, si vende in un modo che non rispecchia quello che veramente è lei. Forse è quello che capita a tutti noi ogni giorno, presi da informazioni di ogni tipo che alla fine non ci servono”.
Per il produttore Mario Gianani “la tecnologia non è neutrale, è l’uso che ne facciamo. La tecnologia va regolamentata o potrebbe ucciderci. In questo senso il film è politico. La tecnologia può essere insidiosa proprio per questo motivo. Se non la conosciamo bene entra nei nostri corpi, e può essere pericolosa”.
Il momento più divertente della conferenza, però è quando Pif scopre ‘Il parere dell’Ingegnere’, il popolare giornale online di Catello Masullo. “Lo dici come se si trattasse de ‘Il Corriere della sera’! – commenta divertito il regista – Non avrei mai immaginato che esistesse ‘Il parere dell’Ingegnere!”. Poi però fa marcia indietro: “Mi sa che mi sono giocato gli Ingegneri! Non stroncatemi per questa fesseria che ho detto”.
Masullo risponde, invece, con molta verve e simpatia: “Non stroncherei mai per una cosa simile, ma se è per questo esiste anche il parere del tabaccaio, in 60.000 copie”.
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