Per Pietro Scalia, 2 premi Oscar per il montaggio di JFK (1992) di Oliver Stone e di Black Hawk Down (2002) di Ridley Scott, è la prima volta come giurato. E la seconda che si trova invece alla Mostra, ci venne diciottenne come fan di cinema. Il montatore di Hannibal e Il gladiatore, non ha preferenze di generi, anche se gli è tanto piaciuto il fuori Concorso Collateral di Michael Mann. E’ soddisfatto di far parte della giuria del Leone d’Oro: “Vediamo i film del Concorso, con varie chances di orario e sala, sempre insieme al pubblico. E’ piacevole essere con tanti altri spettatori e non mi influenza la visione”.
Faticoso il mestiere di giurato come ha dichiarato il presidente John Boorman?
Il programma è abbastanza impegnativo, 22 film in 10 giorni. Ma non faccio fatica a vederli tutti, anzi ne vedrei tanti altri. Ho spiegato a Helen Mirren, la mia collega giurata, che quand’ero studente facevo, all’Ucla di Los Angeles, full immersion al cinema. 12 ore di seguito di proiezioni, senza interruzioni, di film di ogni genere. Alla fine entri in un mondo surreale, di sogno, finché scene autentiche e immagini poetiche rimangono con te
Che cosa la colpisce di un film?
L’inizio. E’ quel territorio vergine dove tutte le possibilità sono aperte. Le prime immagini sono sempre molto importanti, come per i miei film. I primi momenti ti danno il tono del film. Penso al bellissimo inizio di Fahrenheit 9/11, In quei due minuti, con grandi primi piani, Moore mostra la maschera di Bush e ti dà il tema del film.
Dopo il secondo Oscar è cambiato qualcosa?
Ho scelto di riposarmi, perché sono stati tre anni impegnativi con i 3 film di Ridley Scott, portati a termine in tempi record. Anche perché tanti amici mi hanno detto, perché non ti metti dietro la macchina da presa. Ho cercato allora sceneggiature a basso costo, con le quali crescere come filmaker.
Presto il suo primo film?
In autunno dovrei iniziare Mexicali, un giallo tipo The fugitive, la storia di un uomo innocente inseguito nel deserto messicano da poliziotti corrotti. Del soggetto mi attira l’atmosfera: l’azione alla Sam Peckinpah con personaggio alla Steve McQueen, la suspense alla Hitchcock, la lirica e la poesia alla Sergio Leone. Il progetto è con la Mgm con protagonista Pierce Brosnan, più volte James Bond. E poi ho altri progetti con Ridley Scott che vuole essere il padrino del mio debutto.
L’ultimo suo lavoro da montatore?
The great raid di John Dahl prodotto da Miramax e che uscirà in primavera. E’ la storia vera di un gruppo di giovani rangers, alla fine della Seconda guerra mondiale che liberano nelle Filippine i soldati prigionieri dei giapponesi.
Prossimo impegno?
Inizierò in autunno a lavorare con Rob Marshall, il regista di Chicago, che realizzerà Memorie di una geisha, dall’omonimo best seller di Golden Arthur.
Che ne pensa del recente cinema italiano?
Mi pare che attraversi un momento buono, felice. Ho visto a Los Angeles, durante la rassegna “Cinema Italian Style” La meglio gioventù e mi è piaciuto tanto,ha un’aria fresca, nuova. In precedenza ho apprezzato molto Respiro di Crialese e Io non ho paura di Salvatores. A Venezia sono curioso di vedere il film di Ciprì e Maresco.
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