Piccole bugie tra Dujardin e Cluzet


Esce il 6 aprile con Lucky Red Piccole bugie tra amici (in originale Les petits mouchoirs), un bel dramma corale di Guillaume Canet presentato fuori concorso a ottobre 2010 al Festival di Roma. La particolarità è che è interpretato da due stelle francesi del momento. Il primo è Jean Dujardin, reduce dal tripudio di Oscar per The Artist (il film di Canet, però, in patria è uscito prima). Il secondo è François Cluzet, campione al botteghino – anche in Italia – con l’acida commedia Quasi amici dove interpreta il difficile ruolo di un paraplegico. Gli altri pregevoli elementi sono Marion Cotillard, Benoit Magimel, Gilles Lellouche.

 

Nei 150 minuti in cui si alternano con naturalezza momenti esilaranti e picchi drammatici di grande intensità, si narrano le vicende di un gruppo di amici parigini, che ogni anni si recano in vacanza a Cap Ferret, nella casa sul mare di uno di loro. Ma su tutti grava, oltre che i loro piccoli stress e le piccole bugie quotidiane, il dolore di una mancanza, quella di un amico rimasto solo a Parigi in ospedale dopo un gravissimo incidente. Ci pensano e non ci pensano, la vita (e le vacanze) vanno avanti. Ma per ciascuno qualcosa non è come dovrebbe essere: Vincent non ama più sua moglie e prova qualcosa per l’amico Max, che dopo la sua dichiarazione diventa sempre più nervoso e insopportabile, Eric non smette di provarci con tutte, mentre l’abbandonata Marie consuma storie di sesso senza gusto e futuro. Fra tutti questi disperati s’aggira un solo idealista, il tenero Antoine che vive appeso agli sms della ex di cui è ancora innamorato.

Il film ricorda da vicino Il grande freddo di Lawrence Kasdan: “In effetti quel film mi ha influenzato – ammette Canet – ma non è certo l’unico. Amo Cassavetes, Scorsese, Peckinpah, e tra i francesi Chabrol, Truffaut, Sautet. Tra i registi di oggi non saprei, forse Audiard. Ma la verità è che ho scritto la sceneggiatura di getto. Mi sedevo al pc e venivano fuori in automatico due o tre sequenze, e questo perché ho parlato di cose molto personali, che mi ricordano alcuni momenti brutti e altri belli della mia vita. Era come se avessi tutto pronto già in testa. Forse non è perfetto, ma certo mi rappresenta”.

Il film rappresenta l’amicizia in maniera realistica, anche brutale, senza escludere gli imbarazzi e i momenti di rabbia che spesso capitano in questo tipo di rapporti: “E’ così che è fatta la vita oggi, anche perché tutto va così veloce che non riusciamo mai a elaborare davvero i nostri sentimenti – spiega il regista – spesso siamo costretti a passare da una buona notizia a una pessima in un batter d’occhio, e non c’è tempo di metabolizzare, né di riflettere su ciò che davvero vogliamo dalla vita. E allora mentiamo a noi stessi, cerchiamo di non pensarci, di dire ‘non è poi così grave’. Uno dei temi del film sono proprio le piccole bugie che si raccontano a se stessi e agli altri per sopravvivere. Ho usato in questo senso anche il tema dell’omosessualità”.

Ma Canet non ha mentito sul set, dove era coinvolta, con un ruolo importante, la sua fidanzata nella vita reale, l’attrice Marion Cotillard anche lei “oscarizzata” nel 2008 per La vie en rose, la cinebiografia di Edith Piaf: “Con lei sono stato più esigente che con gli altri, anche per non metterla in imbarazzo”. E anche dal punto di vista tecnico, il regista ha voluto il minimo artificio possibile: “Ci tenevo che tutti i tecnici avessero letto la sceneggiatura. Ritengo che un film non possa davvero coinvolgere se il macchinista fa una cosa solo perché è suo dovere farla. Inoltre, ho scelto appositamente di non usare una colonna sonora, perché volevo che tutte le emozioni venissero dai personaggi. Uno score passa per un compositore, e un compositore non può che interpretare le emozioni e renderle sue, e sarebbe, di fatto, un personaggio aggiuntivo. Nel film c’è solo la musica che ascoltano anche i personaggi stessi”.

Personaggi ai quali Canet, che comunque ha scelto, in questo caso, di restare soltanto dietro la macchina da presa, si è fortemente affezionato: “Credo che tra qualche anno li rivedremo – conclude – Certo, non farò mai un ‘Petits mouchards sulla neve’, ma potrei riprendere le fila delle loro storie”.

autore
22 Marzo 2012

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