NEW YORK – Con Antonio Piazza e Fabio Grassadonia ci eravamo visti all’inizio del viaggio, a Cannes. E’ un piacere ritrovarsi al New Directors/New Films di New York. A questo festival si confrontano da sempre le “nuove tendenze” del cinema mondiale, opere prime di livello, e quest’anno in concorso c’era anche Salvo dei due registi siciliani premiati alla Semaine de la Critique.
Era dal 2010 che non tornavate a New York, quando partecipaste al Brooklyn Festival vincendo con il cortometraggio “Rita”.
AP: Quel corto, che aveva delle somiglianze con Salvo, soprattutto per il fatto di essere interpretato da una ragazza cieca di 10 anni, ebbe un buon riscontro qui negli Stati Uniti, in diversi festival. Vinse anche ad Aspen, che è molto buono per i corti. Questa è la terza volta a New York per noi, ma solamente la prima ne approfittammo per fare turismo.
AP: Siamo andati al Guggenheim alla mostra sul futurismo che ci ha riservato la sorpresa delle sorprese. A Palermo c’è il Palazzo delle Poste, costruito in epoca fascista, dove c’è una sala molto bella in stile futurista, nella quale non eravamo mai riusciti ad entrare per vari motivi. E qui erano esposti i dipinti di quella sala!
Come è nata la vostra partecipazione al ND/NF e la distribuzione nelle sale USA?
FG: La distribuzione, la FilmMovement, è la stessa che aveva comprato il corto e l’aveva distribuito in dvd. Quando hanno visto Salvo al Marché di Cannes e hanno capito che eravamo gli stessi registi con cui avevano già lavorato, si sono convinti a comprarlo. Erano indecisi se puntare su una distribuzione nelle sale, perché si tratta di un film difficile per il mercato americano – un’opera prima di due sconosciuti – ma quando siamo stati selezionati al festival newyorchese si sono convinti. Il ND/NF ha un buon seguito ed è arrivata anche una bella recensione del New York Times, anche se molto breve. Avremo anche l’aiuto del Lincoln Center, visto che il film sarà proiettato anche nelle loro sale a partire da agosto. Dicono che uscendo a New York è più facile uscire anche in altre città: sicuramente Los Angeles, ma contano di ottenerne qualche altra. Recensioni a parte, essere selezionati qui è un segnale per un certo tipo di sale.
Com’è andata la premiere al MoMA?
AP: Ci siamo emozionati. Ormai, dopo un anno di viaggi con il film, è difficile che succeda, in genere siamo contenti ma non ci batte il cuore. Invece quella del MoMA è stata una serata speciale.
FG: Hanno ospitato retrospettive di Pasolini, Fassbinder… E’ un pubblico esigente…
E’ emerso qualcosa di interessante, nel Q&A o nelle conversazioni che avete avuto dopo?
AP: Abbiamo parlato soprattutto con qualche giovane regista americano interessato alle ben note difficoltà di finanziamento del film e al suo lungo percorso. Ci han fatto notare che anche negli Usa la situazione del cinema indipendente è complicata…
FG: Negli Stati Uniti dicono che ci sono spesso degli esordi ‘furbi’, quelli che già in partenza si ‘presentano bene’, ovvero in maniera ‘digeribile da Hollywood’. Se vuoi fare una cosa decisamente diversa, senza ammiccamenti, allora diventa estremamente difficoltoso.
Voi vi sentite ‘digeribili da Hollywood’? Avete avuto richieste per fare un remake?
FG: In realtà ancora no, ma io ci spero. Penso che il tipo di tema e di situazione possa interessarli. Anche il giocare con le aspettative, tradirle. E’ comunque una storia d’amore. Penso che finalmente potrebbe entrare qualche soldo da questa avventura!
Che potrebbe far comodo per il prossimo progetto, una ‘Ghost Story siciliana’?
FG: Si tratta della storia di un amore impossibile tra una ragazza e il fantasma di un bambino. Sarà ambientata in Sicilia, vicino Palermo, ma per pensare agli attori è presto, ci sono aspetti e temi legati alla storia che stiamo ancora approfondendo. A maggio ci fermeremo con Salvo e inizieremo a lavorare sulla storia e la drammaturgia del nuovo progetto.
E qualcosa di non siciliano?
FG: Per adesso c’è l’esigenza di liberarsi della Sicilia. Il nuovo film, pur essendo profondamente siciliano, in parte si svolgerà anche fuori dall’isola, in una grande città.
AP: La storia è ispirata a un racconto nel quale la protagonista si trasferisce a Roma, ma non abbiamo ancora deciso se sarà cosi anche nel film.
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