Guadagnino: “Con il cinema sfido i tabù. ‘Queer’ film sul desiderio e la libertà”

In sala dal 17 aprile con Lucky Red il nuovo film di Luca Guadagnino con protagonista l'ex James Bond Daniel Craig, che ha definito il lavoro con il regista italiano "l'esperienza più incredibile e creativa” della sua carriera


“Nel mio prossimo film, quello che devo ancora girare, non avrò alcun modo timore di continuare nella mia personale direzione di ricerca”, così Luca Guadagnino, regista italiano oggi tra i più amati del cinema mondiale. Da Chiamami col tuo nome, che gli è valso un Oscar per la sceneggiatura, un successo planetario e la riconoscenza eterna del pubblico per aver lanciato Timothée Chalamet, a Challengers, indagine tra passione e competizione con Zendaya. Ma pochi registi possono vantare una lista di progetti in cantiere lunga come la sua: in sala dal 17 aprile con Queer, girato a Cinecittà con protagonista l’ex 007 Daniel Craig e distribuito da Lucky Red, Guadagnino ha già le idee chiare sui set che lo attendono.

Tratto dal romanzo omonimo di William S. Burroughs, Queer è un’esplorazione audace del desiderio, tema che Guadagnino intende continuare a portare avanti senza compromessi, anche nel suo prossimo progetto. Non si tratta di After the Hunt, il thriller con Julia Roberts le cui riprese sono già concluse, ma di un lavoro ancora da girare, che, ha confermato il regista incontrando la stampa per l’arrivo in sala di Queer, seguirà la stessa linea di ricerca artistica. Tra i progetti futuri, spicca infatti anche l’adattamento di Camere separate di Pier Vittorio Tondelli, un altro tassello che sembra connettersi idealmente alla sua visione.

Guadagnino ha sottolineato come il suo percorso artistico sia stato una risposta concreta alle politiche di inclusione e diversità, oggi messe in discussione dall’America di Trump. “Nel modo in cui ho lavorato tutta la mia esistenza, nel privilegio che ho avuto di collaborare con molte personalità, nelle storie che ho cercato, nelle fonti finanziarie che ho trovato, nei posti e nei modi in cui i miei film sono stati distribuiti,” ha dichiarato il regista, “ho sostanzialmente e in maniera totalmente desiderante applicato tutte le politiche che si possono definire di diversità, equità e inclusione.”

Daniel Craig, protagonista di Queer nei panni di William Lee – alter ego di Burroughs, un uomo tormentato da un amore impossibile in Messico – ha definito l’esperienza sul set “la più incredibile e creativa” della sua carriera. “Girare questo film è stata gioia pura,” ha dichiarato, lodando Guadagnino per avergli permesso di riscoprire il mestiere dell’attore: “Luca mi ha aiutato a ricordare tutto quello che i miei insegnanti mi avevano detto, a essere davvero lì, in quel momento, in quel corpo e in quella mente.” Archiviato James Bond, Craig guarda avanti: “Chiunque lo interpreti ora, onestamente non mi interessa,” ha confessato, augurando ai produttori di 007 di creare qualcosa che “fra dieci anni continuerà a entusiasmare chi va al cinema.”

Il libro di Burroughs, Guadagnino l’ha scoperto appena adolescente, nella Palermo del 1988. Al centro, la storia di due uomini repressi ma travolti da un “desiderio sconfinato,” come spiega il regista: “‘Non sono diverso, sono disincarnato’ è una frase che torna due volte nel film e ne racchiude l’essenza.” La colonna sonora amplifica questo contrasto emotivo, spaziando dai New Order ai Nirvana – con Smells Like Teen Spirit scelta perché “il dolore profondo nell’urlo di Kurt Cobain diventa il partner emotivo di Lee” – fino ai Verdena, le cui canzoni “sono molto piaciute negli Stati Uniti,” aprendo forse nuove porte alla band italiana. “La musica,” conclude Guadagnino, “è un ponte che fa attraversare i momenti, le epoche, tutte le forme di ottusa censura.”

Craig, dal canto suo, ha riflettuto sul clima politico attuale: “Vivo in Gran Bretagna, ho vissuto negli Stati Uniti fino all’anno scorso, quindi non ho vissuto quello che sta succedendo adesso. È un momento difficile per alcuni, dobbiamo essere molto preoccupati per certe cose, ma non per tutto.” E sulla censura, come quella applicata a Queer in Turchia o il divieto ai minori di 14 anni in Italia, ha commentato: “Un atto d’amore in un film ha sempre più senso di un atto di violenza.” Per entrambi, Queer non è solo un film, ma una dichiarazione: un inno alla libertà creativa e alla resistenza contro ogni forma di bigottismo.

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