Philomena commuove Venezia. Lo vedrà il Papa?

Un fiume di applausi ha accolto Judi Dench e Stephen Frears, in concorso a Venezia con "Philomena", storia vera di un convento lager e di un'adozione forzata nell'Irlanda degli anni '50


VENEZIA – Un fiume di applausi ha accolto Judi Dench e Stephen Frears, in concorso a Venezia con Philomena. E un fiume di lacrime in proiezione. Una storia vera che il Papa dovrebbe proprio vedere, come ripetono il regista e lo sceneggiatore e interprete, l’attore brillante Steve Coogan, anche giocando sul nome del co-sceneggiatore Jeff Pope. Lo dicono con leggerezza, come con una certa levità è raccontata questa vicenda davvero drammatica che ricorda quella evocata in Magdalene Sisters di Peter Mullan, Leone d’oro proprio qui a Venezia nel 2002. La sceneggiatura si basa sul libro The lost child of Philomena Lee, pubblicato nel 2009 dal giornalista Martin Sixsmith. Siamo nell’Irlanda degli anni ’50 dove un’adolescente che resti incinta viene cacciata dalla famiglia e reclusa in convento. Capita a Philomena, spedita all’Abbazia di Roscrea, asilo delle ragazza perdute. Lì partorisce Anthony, che adora ma che può vedere appena un’ora al giorno, mentre lei è costretta a fare la lavandaia per espiare, fino al giorno in cui il piccolo viene affidato (in realtà venduto per 1.000 sterline) a una coppia americana che lo porterà via per sempre. Cinquant’anni dopo Philomena non ha ancora smesso di cercare suo figlio, tormentata dal senso di colpa, nonostante sia poi diventata madre di un’altra ragazza, Jane. Ed è grazie all’incontro con Sixsmith, giornalista cinico e intellettuale con la passione per la storia russa, che ha appena perso il suo lavoro di portavoce del governo, che riuscirà a chiudere il cerchio e fare i conti col proprio passato affrontando anche il viaggio verso gli Stati Uniti e molte dolorose rivelazioni. Il tutto senza mai perdere la fede, anzi arrivando a perdonare la suora, ormai anziana, che ha impedito in tutti i modi che madre e figlio potessero riabbracciarsi, spinta dall’imperativo categorico di far scontare alla donna il proprio terribile peccato.
Il film, che in Italia uscirà a febbraio con Lucky Red, riesce a restituire entrambi i punti di vista, quello laico e quello cattolico. Spiega Coogan: “Una cosa è la critica all’istituzione, altra cosa è la dignità di chi ha una fede semplice e vera, come Philomena. Sarebbe stato semplicistico attaccare la Chiesa senza vedere quest’altro aspetto”. Aggiunge Judi Dench, che potrebbe bissare la Coppa Volpi vinta dalla collega Helen Mirren per un altro film di Frears, The Queen: “Non so quali saranno le reazioni della Chiesa cattolica, ma questa è una storia che andava raccontata. Tante donne sono state coinvolte in queste vicende, ma ci sono anche altre ragazze che sono state aiutate dalle suore ad allevare i loro bambini da sole”. La grande attrice ha cercato di capire le emozioni di Philomena, conscia della grande responsabilità di dare vita sullo schermo a una persona reale. “Ho incontrato Philomena Lee prima delle riprese e mi sono resa conto subito che questa signora di 80 anni ha un senso dell’umorismo naif, un po’ come il mio, ed è molto divertente parlare con lei”. Ma ciò che l’ha più colpita è proprio la sua straordinaria capacità di perdonare: “Non so se avrei avuto la forza di fare altrettanto, ma credo di no”. Frears, entrato a progetto già avviato, si sente più vicino al personaggio del giornalista, che non perde occasione per sparare a zero contro i “maledetti cattolici”, ma “ho capito subito che avevo a che fare con una materia controversa e complessa”. Interviene l’altro sceneggiatore: “Questa donna ha subìto due torti: il primo è impossibile giudicarlo con i criteri di oggi, perché quando le hanno tolto suo figlio era il 1952, ma in realtà il torto più grande è avvenuto dopo, quando hanno impedito a suo figlio, che stava morendo di Aids, di riabbracciarla, tenendoli all’oscuro l’uno dell’altra. Credo che la Chiesa dovrebbe smettere di coprire queste cose ed essere onesta. Per questo faccio appello al papa”. Conclude Frears, che ora sta lavorando al progetto sul ciclista Lance Armstrong: “Forse lo vedrà, Francesco mi sembra una brava persona”.

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31 Agosto 2013

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