Peter Scarlet


P.Scarlet“Il Tribeca è il festival della diversità. Nella selezione seguiamo un criterio semplice, scegliamo i film che ci emozionano e che in qualche modo ci cambiano la vita”. Così Peter Scarlet risponde ai critici che parlano del Tribeca Film Festival (25 aprile-7 maggio) come di un gigante cresciuto a dismisura nell’arco di appena cinque edizioni ma che fatica a trovare un’identità. Newyorchese, 62 anni, Scarlet è un nome notissimo dello showbiz internazionale. Per quasi vent’anni ha guidato il San Francisco Film Festival ed è stato il primo americano a dirigere la Cinémathéque Francaise.

Dal 2002 copre il ruolo di direttore esecutivo del Tribeca ma, come ha sottolineato Jane Rosenthal, fondatrice del festival insieme a Robert De Niro, “Peter è molto di più”. Abituato a dormire tre ore a notte, in vista del festival Scarlet ha supervisionato la selezione di oltre 4000 titoli e ora spera di superare il risultato dello scorso anno quando Transamerica, lanciato dal festival lo scorso anno, ha ottenuto la candidatura all’Oscar per l’interpretazione di Felicity Huffman. Il Tribeca, nato all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle, ha aperto ieri sera con l’anteprima di United 93, il film di Paul Greengrass su uno degli aerei dirottati. “Sarebbe stato da codardi se avessimo annunciato di non voler avere in cartellone un film sull’11 settembre”, ha dichiarato il direttore esecutivo.

Una delle novità del Tribeca 2006 è la partnership con la Festa Internazionale di Roma. In che cosa consiste?
Non posso anticipare i particolari della collaborazione perché saranno resi noti nei prossimi giorni. Dico solo che si tratta del naturale abbinamento nato in due grandi città che finora non avevano grandi festival.

Come giudica i film italiani selezionati al Tribeca?
Il valore di Romanzo criminale di Michele Placido è stato confermato nei giorni scorsi dalla pioggia di David di Donatello. Riguardo Viva Zapatero! non escludo che abbia contribuito in qualche modo alla recente sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi. Il Tribeca omaggia il cinema del passato e supporta gli archivi di tutto il mondo con la sezione Restored/Rediscovered realizzata insieme a Martin Scorsese. Quest’anno due titoli ci avvicinano all’Italia: On the Bowery, pellicola di Lionel Rogosin del 1957 che ha segnato le origini del cinema indipendente americano è stata restaurato dalla Cineteca di Bologna; La caduta di Troia di Giovanni Patrone è un film spettacolare del 1911 che ha anticipato Cabiria.

Il Tribeca sembra sempre più orientato al mercato. Per l’edizione 2006 che cosa avete fatto per attirare i compratori?
Cinque anni fa chi avrebbe detto che questo festival sarebbe riuscito ad avere, a ridosso di Cannes, anteprime di Sidney Pollack e Chris Marker? I buyers internazionali sono in continuo aumento e quest’anno, per agevolarli, abbiamo concentrato le anteprime più attese nei primi giorni. Diverse importanti delegazioni hanno accettato il nostro invito a rappresentare i film. Un esempio per tutti è The Yacoubian Building di Marwan Hamed, una produzione egiziana dal budget record con un cast di stelle del cinema arabo che saranno presenti al Tribeca.

Il Medioriente è al centro di molti film del festival…

Anche in una città cosmopolita come New York molta gente non sa cosa succede nel resto del mondo e i film sono uno dei modi migliori per capirlo. Inoltre, in Medioriente stanno emergendo alcune tra le più interessanti realtà produttive.

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26 Aprile 2006

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