Peter Greenaway: i misteri di Rembrandt


Qualcuno dice che è tornato ai livelli del Mistero dei giardini di Compton House. Sicuramente Peter Greenaway, esuberante e raffinato cineasta inglese celebre per le sue ossessioni visive, ha realizzato un film ossimoro che mette cinema e pittura, narrazione e saggio, intelletto e carnalità in perfetto equilibrio. Nightwatching, in concorso, è ispirato a un celebre quadro di Rembrandt, “La ronda di notte”. Un quadro dipinto nel 1642, su richiesta della milizia di Amsterdam, che nasconderebbe molti misteri: forse un complotto politico, forse una storia di abusi sessuali su giovani orfane, ma che è anche legato a uno snodo drammatico della vita dell’artista olandese, la morte della moglie Saskia.

Perché ha scelto il 1642 nella lunga biografia dell’artista?
È un anno cruciale nella vita di Rembrandt, che aveva avuto successo quando era ancora molto giovane, come Mick Jagger o Bill Gates: di umili origini era alla moda, ricco e famoso a 23 anni, ma nel 1642, a 36 anni, era ripiombato dal lusso agli stracci e dovette piegarsi a dipingere quel quadro su commissione, seppure di malavoglia, anche spinto dalla moglie, che era la nipote del suo mercante d’arte. Il loro è un matrimonio che è iniziato come relazione d’affari ma che poi è diventato un amore.

“La ronda di notte” come il “Cenacolo” nel “Codice da Vinci”?
In quel quadro di Rembrandt ci sono 51 misteri. Ma più che al Codice da Vinci penso a Blow up, un altro film sull’omicidio e la cospirazione attraverso lo sguardo di un artista. Mi ha ispirato anche il filmato sull’assassinio di Kennedy nel ’63.

Non è vero che Rembrandt è diventato cieco, come lei immagina.
Infatti non è vero, anche se aveva un difetto alla vista. Ha continuato a fare il pittore fino al 1669, l’anno della sua morte. La cecità è una mia licenza, ma almeno avete un mio personaggio che non muore alla fine del film. Rembrandt mi piace perché è democratico, non è misogino, è postfreudiano, ha senso dell’ironia e non sputa sentenze. In più non è astratto come Jackson Pollock. Sono sempre stato affascinato dalla pittura olandese e da quel periodo in particolare in cui i pittori si liberano dalla Chiesa e dal potere aristocratico e sembra che sappiano veramente quello che stavano facendo. I fiamminghi – Velazquez, Rubens, Vermeer e Rembrandt – e anche Caravaggio, sperimentavano la luce artificiale: in un certo senso è l’inizio del cinema prima dei Fratelli Lumière.

Il sesso ha un ruolo chiave nella vicenda che ruota attorno alle tre donne di Rembrandt, la moglie, l’amante e la ragazza di cui si innamora, ma contiene continui riferimenti agli stupri subiti dalle ragazze che gravitano nell’ambiente del pittore.
Sesso e morte, cos’altro c’è di cui parlare? Secondo Balzac, ci sarebbe anche il denaro, ma per me anche quello può essere ricondotto a sesso e morte.

Ha usato le musiche di un compositore italiano.
Si chiama Giovanni Solomar: non credo che sia molto noto, ma io lo trovo molto appropriato al film.

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06 Settembre 2007

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