Nasce da un lavoro teatrale di Filippo Gili, Dall’alto di una fredda torre, l’opera prima di Francesco Frangipane con Edoardo Pesce e Vanessa Scalera in arrivo al cinema dal 13 giugno con Lucky Red (che l’ha anche prodotto in collaborazione con Sky Cinema, Rai Cinema e con il sostegno di Mic – DGCA).
Il punto di partenza richiede allo spettatore una sospensione dell’incredulità: una matura coppia (Anna Bonaiuto e Giorgio Colangeli, bravissimi) si ammala allo stesso tempo di una patologia, non contagiosa e rarissima, che li porterà alla morte. A meno che non ci sia un trapianto di midollo. I figli della coppia (Edoardo Pesce e Vanessa Scalera), gemelli eterozigoti, possono salvare solo uno dei due e sono quindi posti di fronte a una scelta impossibile, come nel vecchio gioco della torre, dove si deve decidere chi buttare di sotto e chi risparmiare.
Da questa premessa il film, che vuole avere il respiro assoluto della tragedia greca, sviluppa l’osservazione delle emozioni e dei comportamenti di fratello e sorella, lui più pacato e riflessivo, lei più passionale e rabbiosa, mentre si susseguono pranzi e cene in famiglia con i due genitori ignari (forse solo apparentemente) di essere malati terminali.
Afferma Vanessa Scalera, che aveva interpretato il testo anche a teatro: “Non pensavo di riuscire a tradurre la chimica che avevo in scena con Massimiliano Benvenuto, che nel film ha il ruolo del medico, con Edoardo Pesce. Invece è accaduto, abbiamo creato un’alchimia tangibile”. Per l’attrice pugliese, che di recente abbiamo visto negli adattamenti televisivi da Eduardo De Filippo, la domanda che si pone ai bambini, “vuoi più bene a mamma o papà” è “una domanda che ci ha travolti fin da piccoli, un ricatto molto brutto che è il punto di partenza della pièce e della sceneggiatura di Filippo Gili”.
Edoardo Pesce trova qui un ruolo inedito nella sua filmografia di duri e cattivi. Il difensore, il fratello gentile e protettivo, che deve far fronte a uno tsunami emotivo. “Ho cercato di approfittare di questi ruoli, che casualmente o forse perché ho bisogno di aprirmi nella vita, mi sono capitati di recente. Di mio sono un po’ anaffettivo o indosso volentieri la maschera del guascone, per stare a distanza. Ma in questo film ho tirato fuori aspetti che poco mi appartengono grazie alla delicatezza della scrittura. Il mio personaggio è un uomo in ascolto che ha un forte rapporto con la natura”.
Girato in una Gubbio riconoscibilissima ma quasi astratta, il film, che ha debuttato alla Festa di Roma, è rarefatto, con pochi personaggi, oltre ai quattro membri della famiglia ci sono i due medici che seguono in caso, interpretati da Benvenuto e da Elena Radonicich. “I due fratelli – spiega Frangipane – sono in simbiosi e la notizia della malattia li riporta indietro, all’adolescenza, di fronte a una montagna che non possono scalare. Gli attori, tutti straordinari, hanno lavorato su complicità intime, sotterranee. La scelta di Edoardo non voleva essere la scommessa di fargli fare un ruolo diverso dal solito, perché sono convinto che abbia quella fragilità anche se non la fa vedere”. E sulla decisione finale che non riveliamo: “Non volevo fare un film a tesi e dare risposte. Vorrei che lo spettatore si facesse quella stessa domanda uscendo dal cinema e trovando la sua personale risposta”.
Qualcosa sta cambiando nei ruoli femminili, chiediamo a Vanessa Scalera. “Non lo so, non riesco ad astrarmi e fare la sociologa. E’ vero che la macchina cinematografica è più al maschile, ma il caso di Paola Cortellesi ha cambiato gli equilibri, creando un miracolo con una storia che lei ha scritto per se stessa. Credo nella potenza del cinema e C’è ancora domani ne è la dimostrazione tangibile, è un film che tutti hanno visto, anche chi non andava spesso al cinema, e che ha fatto parlare e discutere”.
Mentre sulle esplosioni del suo personaggio, spiega: “Lei è l’unica che può sottoporsi al trapianto di midollo, perché il fratello non è compatibile, ed è a un tale livello di stress emotivo che non si controlla. Si farebbe picchiare o picchierebbe, vorrebbe morire con il padre e la madre. È una bambina che non sopporta più nulla, in particolare la madre, mentre Colangeli è il padre buono, che la guarda con uno sguardo dolcissimo a cui lei non vuole rinunciare”.
Viene suggerito un sentimento quasi incestuoso tra i due gemelli: “Non abbiamo cavalcato questo aspetto – chiarisce Frangipane – è vero che c’è un sapore incestuoso, ma sono due gemelli ed è normale che siano così intrecciati e connessi”.
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