Se John Donne diceva che ‘Nessun uomo è un’isola’ a dargli ragione, secoli dopo, è anche il regista Pavel Loungine che sul rapporto uomo-isola ha addirittura girato un film, presentato nella sezione Orizzonti al Lido dove si appresta a far calare il sipario sulla 63/a Mostra del Cinema. Ostrov, The Island, appunto, racconta la storia di un uomo che cambia completamente vita dopo essere stato costretto dai tedeschi ad uccidere il capitano della nave sulla quale svolgeva servizio, durante la Seconda guerra mondiale. Molti anni dopo il marinaio è diventando monaco di un piccolo convento ortodosso dove, nonostante il suo bizzarro comportamento, diventa per la gente comune un punto di riferimento importante a cui rivolgersi per risolvere problemi e sciogliere dubbi morali.
E sebbene il monaco sembri scostante con i suoi confratelli e si rifiuti di vivere insieme a loro, se questo significa lasciare la sua isola, questa apparente durezza non gli crea il minimo ostacolo quando si tratta di aiutare qualcuno. “La natura – ha confermato il regista Loungine in conferenza stampa – è il quarto protagonista del mio film che intreccia il piano della realtà russa, in cui esistono molti monasteri sulle isole a quello della finzione, in cui si capisce che ognuno di noi volendo può aprire all’altro la propria isola”.
Dopo sedici anni di separazione artistica da Pyotr Mamonov, lex cantante del gruppo rock ‘Zvuki Mu’, che interpretò Taxi Blues, perché è tornato a dirigere questartista?
Non potevo pensare di realizzare The Island senza di lui. Il film non sarebbe stato nulla. Come per Taxi Blues ho pensato ci fossero i giusti stati d’animo per entrambi.
Come descriverebbe il monaco protagonista del film?
E’ essenzialmente un debole che non può tornare alla vita militare di prima. Sull’isola sta difendendo se stesso e nel contempo cerca di scontare il peccato che ha commesso pur non rendendosi conto della profondità della ferita che questa colpa gli ha arrecato. Invece di riflettere su questo prova solo a metabolizzare la sua colpevolezza.
Si è ispirato a qualche rimando letterario per tratteggiare la figura del protagonista?
La sceneggiatura non è mia ma di Dmitry Sobolev un giovane fresco di accademia però nel girare il film, che si basa sulla relazione diretta tra l’uomo e Dio, posso dire di aver attinto dalla figura del folle mistico che nella tradizione russa esiste, ad esempio, negli scritti di Dostoevskij.
Quindi un film esclusivamente sulla fede oppure questo è un tema dietro al quale si nasconde una metafora?
Direi che al giorno d’oggi pensiamo troppo poco alla spiritualità. Dobbiamo riempire questo vuoto perché la fine della vita è inevitabile e capire chi siamo e dove stiamo andando può aiutarci a colmare le lacune. Ma il mondo va in altre direzioni. La russia è stata spaventata dalla comparsa dei soldi, dal nuovo capitalismo aggressivo. La gente, dopo aver accumulato un po’ di benessere, si è ricordata di avere dentro un vuoto e questo accade dappertutto nel mondo, ma il carattere russo è più estremo. Anche il mondo musulmano sta reagendo al vuoto di un mondo dove conta solo la coca cola e Internet, è arrivato il momento di occuparsi dell’aldilà.
Pensa esista la speranza che la società s’interessi davvero di temi come questi in futuro?
La cosa che mi lascia ben sperare sono le reazioni che ragazzi giovani, tra i 18 e i 20 anni, hanno avuto dopo aver visto il film. Se consideriamo che lo stesso sceneggiatore è un ragazzo che è stato in grado di scrivere una storia sui significati profondi della vita senza sapere nemmeno cosa sia la vita, data la sua giovane età, vuol dire che i ragazzi provano a reagire e a cercare un pò di calore seppure in mezzo alla freddezza di questo mondo che si sente in un vicolo cieco, pieno com’è di egoismo. Questa è sicuramente una cosa positiva che fa bene sperare.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti