BARCELLONA – Girare un sequel non è mai facile, figuriamoci partire quasi totalmente da zero e costruire un reboot, ovvero realizzare un nuovo capitolo di una saga cinematografica facendola ripartire dalle origini. Non è stata una sfida semplice quella che ha scelto di intraprendere Paul Feig, il regista di Ghostbusters, che arriverà nelle sale italiane il 28 luglio. Questo, a tutti gli effetti, terzo film della saga degli acchiappafantasmi, ha come protagoniste quattro donne emarginate della società, tre brillanti menti dedicate alla scienza (interpretate da Melissa McCarthy, Kristen Wiig e Kate McKinnon) e un’operaia della metropolitana di New York che conosce ogni angolo nascosto della città che non dorme mai (interpretata da Leslie Jones). Insieme fronteggeranno una nuova minaccia-fantasma intenta a distruggere la Grande Mela. Nel cast anche Chris Hemsworth, nel ruolo dello svampito segretario Kevin. Abbiamo incontrato il regista nell’ambito di un junket internazionale a Barcellona ed ecco cosa ha raccontato a Cinecittà News.
Quando avete scritto la sceneggiatura, lei e Kate Dippold, avevate già in mente gli attori che avrebbero preso parte al film?
No, in realtà abbiamo scritto una prima sceneggiatura senza pensare a nessuno in particolare, anche se hai sempre qualcuno che ti ronza nella mente quando scrivi. La cosa su cui ci siamo concentrati, che è fondamentale per me, era raccontare la storia di un gruppo di underdogs, ovvero di perdenti, emarginate dalla società in cui vivono che non riesce a comprendere appieno le loro doti straordinarie.
Quanta improvvisazione c’è nel film visto che ha lavorato con attrici che da questo punto di vista sono delle esperte?
Ce n’è molta. Con Kate Dippold, la sceneggiatrice, abbiamo scritto molte battute e sketch comici. Abbiamo creato più momenti comici possibili, per poi scegliere i migliori in sala montaggio. Abbiamo anche fatto delle proiezioni test per vedere quali battute funzionavo e quali no.
Quindi avete cambiato molto la sceneggiatura una volta arrivati sul set?
Seguivamo la sceneggiatura come una mappa, perché non volevamo correre il rischio di perderci o avventurarci in meandri non concordati in precedenza, ma poi davamo libero sfogo alla creatività.
Cos’è cambiato rispetto all’uscita cinematografica dei precedenti capitoli della saga di Ghostbusters?
Molto, ad esempio oggi ci sono molti Ghost Show, ovvero programmi televisivi incentrati sull’indagine dell’ignoto e della presenza di fantasmi in determinati luoghi. A dire la verità sembrano tutti un po’ strani e folli. Non ci sono prove fisiche dell’esistenza dei fantasmi in questi programmi televisivi, che hanno invece come obiettivo quello di cacciare i fantasmi! Per questo motivo mi sono concentrato nel raccontare una storia di persone che non sono valorizzate nella società in cui vivono, ma che alla fine finiscono per essere davvero straordinarie.
Immaginava che ci sarebbero state delle reazioni contrarie da parte dei fan quanto ha scelto di realizzare questo progetto?
Qualcosa me l’aspettavo, alla fine quando tocchi un classico dopo un primo momento iniziale di euforia cominciano le critiche da parte dei conservatori delle opere originarie. Però devo essere sincero, mi aspettavo più entusiasmo e meno critiche a riguardo. Per anni i fan volevano un nuovo film della saga.
Perché ha scelto di inserire molti riferimenti ai due capitoli precedenti?
Perché quando parli degli acchiappafantasmi ti trascini una base di conoscenze note, ad esempio quasi tutti conoscono a memoria le battute dei film e canticchiano la colonna sonora, magari ce l’hanno anche come suoneria del cellulare. Sono un grande fan dell’originale anche io, per questo volevo realizzare un film che raccontasse anche quelli precedenti. Volevo vedere la Ecto 1, la macchina originale degli acchiappafantasmi, e ho pensato che sarebbe stato interessante anche inserire dei piccoli easter egg, ovvero delle partecipazioni del cast originale, senza renderle troppo invasive. Fondamentalmente volevo rendere il pubblico felice, spero di esserci riuscito.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
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