VENEZIA – Un professore in pensione è seduto al tavolino di un bar all’aperto, in una bella giornata di sole. La cameriera gli porta la colazione. Subito dopo arriva un ragazzo, e il professore lo invita a sedersi, lo aspettava. Il ragazzo ha la pelle scura, viene dal Mali. È ben vestito, sereno, pronto anche lui al “gioco” che il professore deve condurre. Si tratta di una gara di enigmistica, dove si vince compilando per intero un cruciverba. Ma c’è una variante che rende la prova impossibile: indovinare le soluzioni prima ancora che venga posto il quesito. E tuttavia il ragazzo arriva alla fine. O quasi…
Questo il plot di Passatempo, corto di Gianni Amelio che passa a Venezia 76 per l’iniziativa SIC@SIC promossa dalla Settimana Internazionale dalle Critica e da Istituto Luce – Cinecittà, lavoro dalle forti valenze allegoriche con le radici ben salde nell’attualità.
“Rappresenta l’incubo di chi ha paura dell’immigrazione – racconta il regista – il terrore di essere accerchiati in maniera gentile, non con le armi o i coltelli, ma in maniera inquietante. Tutti parlano una lingua che tu non conosci, ti si fanno attorno, ti conquistano pacificamente come lo studente che si mise di fronte al carro armato a Piazza Tien An Men. C’è uno scontro di valori, c’è un test, a cui si viene sottoposti per entrare a far parte del Mondo Occidentale. Ma c’è anche la paura che lo straniero si insedi in casa tua, che prenda il tuo posto. Per svegliarci dalle nostre paure dobbiamo tornare a capire innanzitutto di cosa siamo fatti, quali sono i nostri bisogni, prima di concentrarci sull’arrivo degli altri, che scappano evidentemente da una situazione ancora più dura”.
Con Lamerica, 25 anni fa, Amelio aveva affrontato l’emigrazione dal punto di vista degli italiani. “La conosco bene – dice – io ero rimasto da solo con mia madre in Calabria in un posto sperduto mentre tutti i parenti emigravano. E conosco anche bene l’arroganza di chi invece ha i soldi. Sono più vicino a un ricco del Sud che a un povero del Nord. Mi insospettisce la ricchezza quando è troppo ostentata o nascosta”.
Poi parla del suo interprete, Daouda Sissoko, che divide la scena con Renato Carpentieri. “Un ragazzo di un’innocenza senza pari – lo descrive – che ha trovato lavoro e accoglienza e grazie a questo film e a oltre cento persone della troupe che ha garantito per lui è passato dal lavoro di falegname a quello di muratore, che lui considera un grandissimo passo avanti. Non esattamente i lavori che farebbero a Piacenza, dove ho scelto di ambientare il corto perché è la città italiana dove ci sono più africani. Lavoro con le allegorie più che con i simboli. Voglio che il racconto abbia attinenza con la realtà ma che ci sia dietro una chiave di lettura alternativa e chiara. La mia personale paura è dell’aridità. Siamo qui al festival animati da passione, anche saltare un pasto per vedere un film può essere un segno di passione. Il giorno che questa luce si spegnerà, sarà un brutto giorno”.
Di Amelio è attesissimo anche il film, Hammamet, sull’ultimo periodo della vita di Bettino Craxi (Pierfrancesco Favino). Il regista si limita a dire all’ANSA che “dovrebbe uscire verso marzo”. Amelio non crede che “gli italiani siano razzisti ma c’è qualcuno che vuole siano ultra razzisti perché gli conviene per coltivare il proprio potere. Io non do la colpa a chi si fa influenzare, ma a chi manipola le cose.Purtroppo viviamo in un mondo che non ha mai abbandonato l’idea dell’uomo forte che ti guida”.
Nelle interviste, concluse con Fred Radio e Hollywood Party su Radio3, si è soffermato sul senso di Passatempo: “Oggi siamo presi dalla paura dell’altro, non abbiamo il coraggio dell’accoglienza”. I 16 minuti del corto “raccontano un’assenza di speranza, è il mio primo film senza uno spiraglio che faccia pensare alla possibilità di un domani positivo”. Oggi “non sogniamo più l’orrore, lo viviamo”.
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni