“Quando un paese perde un poeta è sempre una tragedia, per me e mio fratello Paolo ancora di più perché per noi Tonino è stato un pianeta, non c’è parola che rappresenti di più quel mondo fantasioso e magico che ci ha fatto conoscere in tanti anni di amicizia e collaborazione”, dice Vittorio Taviani, ricordando Tonino Guerra. Tanti anni di incontri e due film negli anni ’80 Kaos tratto dalle ‘Novelle per un anno’ di Luigi Pirandello e La notte di San Lorenzo. ”Incontrarlo era ogni volta un’avventura perché ti affascinava con le parole, parlava parlava, scivolava sopra le cose come una farfalla. Tutto quello che lui diceva erano perle”.
Tra gli aneddoti che riemergono ce n’è uno che riguarda Kaos. “Quando andammo a proporre a Tonino il film ci criticò ferocemente sostenendo che sarebbe stato impossibile fare un film dalle ‘Novelle per un anno’ di Luigi Pirandello, ‘non riuscirete a dominarlo’ ci disse, ma noi più testardi di lui insistemmo settimana dopo settimana finché ci disse sì”.
“Siamo tutti orfani di Tonino Guerra” così Gilles Jacob, presidente del Festival di Cannes, che esprime la sua “infinita tristezza” per la scomparsa del poeta e di “uno dei più grandi sceneggiatori italiani di tutti i tempi”. “Si può affermare – aggiunge Jacob nella nota – che Tonino ha illuminato i più bei film di Antonioni, dei fratelli Taviani, di Tarkovskij, di Rosi e soprattutto di Fellini e Theo Angelopoulos, per cui ha collaborato, con la sua semplicità umana e con un lirismo poetico tanto più commovente perché era familiare a noi tutti”.
“Tonino è Tonino, lo era quando ci siamo incontrati la prima volta e per me lo sarà sempre. Difficile accettare la realtà, ma si sa che questo è il ritmo della vita e così vale per tutti”. Francesco Rosi che ha diviso spesso il percorso artistico con Guerra fin dagli anni ’50, ricorda colui che definisce “prima di tutto un amico, un amico inimitabile e un artista davvero profondamente insostituibile”. Così rievoca il primo incontro: “Avvenne nello studio di Carlo Ponti che voleva produrre il mio film C’era una volta di cui sarebbe stata protagonista Sofia Loren. Tonino Guerra veniva già da una collaudata collaborazione con Michelangelo Antonioni ed era già un punto di riferimento del cinema italiano. Ci mettemmo a lavorare insieme su questa insolita storia picaresca in una Spagna un po’ inventata e ben presto scaturì una sintonia personale che andava al di là della capacità professionale. Del resto abbiamo continuato a lavorare insieme per molti anni, fino al tempo della mia Carmen. Ricordo che quando partì per la Spagna e lo volli con me, Tonino mi disse: ‘Ma io che c’entro con Carmen, i toreri, Bizet?’ E io di rimando: ‘Non ti preoccupare, andiamo in Spagna insieme e chiacchierando chiacchierando verrà fuori la chiave giusta per fare il film”. “Tonino Guerra – prosegue Rosi che lo volle per Uomini contro, Il caso Mattei, Lucky Luciano, Cristo si è fermato ad Eboli, Tre fratelli, Dimenticare Palermo – ha scritto quasi un centinaio di film nella sua vita, ma non è mai stato uno sceneggiatore tradizionale. Era quel genere di artista che stava con te a chiacchierare intorno a una storia e poi, sicuramente, ti folgorava con l’intuizione che dava luce al tutto. Abbiamo viaggiato tanto, riso tanto, passato le vacanze insieme. Era un genio legato alle sue radici e alla sua Romagna ma per tanti anni è stato una presenza forte nel mondo della cultura romana”.
Il regista Ermanno Olmi, che di Tonino Guerra era amico da più di 40 anni, così lo ricorda: “Era il poeta della gioia. Sono andato a trovarlo venerdì scorso per il suo compleanno e abbiamo rievocato vecchi episodi. Era a letto, affaticato ma ancora lucidissimo: sembravamo due vecchi amici all’osteria che parlavano del passato. Ha ricordato una cena fatta tanti anni fa all’Augustea di Roma assieme ad Andrej Tarkovskij e delle storie che il regista russo gli aveva raccontato. Poi mi ha detto: quando starò meglio te le voglio raccontare. Era consapevole che la sua fine era imminente ma conservava uno spazio per il futuro. Uno spazio dell’anima, certamente”.
Cordoglio per la scomparsa del grande poeta e le più sentite condoglianze alla moglie Lora e al figlio Andrea sono stati espressi dal presidente di Cinecittà Luce Roberto Cicutto e dall’amministratore delegato Luciano Sovena.
“Era un poeta, non solo perché scriveva versi in italiano e in dialetto ma perché tutto quello che costruiva col cinema era poesia pura”. Gian Luigi Rondi lo ricorda così. “Non era solo un poeta del cinema ma anche della carta stampata e anche un pittore e tante volte queste pitture, questi disegni, che più volte ho avuto il piacere di ricevere, hanno il respiro dell’autentica poesia”.
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