Paolo Virzì


È conteso tra Roma e Venezia N-Ucciderò il tiranno, il film più ambizioso e impegnativo di Paolo Virzì, quasi un Ovosodo ottocentesco. Il regista livornese ne ha parlato per la prima volta al NapoliFilmFestival, che ha proposto anche uno spassoso “dietro le quinte” di Alessandra Roveda, vincitore del Vesuvio Award come migliore making of. Curiosità e retroscena dal set di Portoferraio e dintorni, con due mostri sacri dissacrati con autoironia: Daniel Auteuil ingrassato e inbolsito nei panni dell’imperatore corso in esilio all’Elba per dieci mesi e Monica Bellucci, sempre statuaria ma un po’ tardona che parla col natio accento di Città di Castello e fa la baronessa burina dall’ampio “davanzale”. “Siamo partiti da un romanzo di Ernesto Ferrero che mi aveva segnalato Roberto Benigni, poi con gli sceneggiatori, il mio maestro Furio Scarpelli, che ci ha messo qualcosa di Brancaleone alle Crociate, e Francesco Bruni, abbiamo estrapolato l’episodio centrale, quello del giovane giacobino che sogna di assassinare il tiranno, e l’abbiamo immerso nell’atmosfera di commedia toscana che mi è congeniale, con tanti personaggi buffi e litigiosi interpretati da Massimo Ceccherini, Valerio Mastandrea, Sabrina Impacciatore, Francesca Inaudi, Carlo Monni& Alla fine siamo decisamente più vicini a Livorno che a Parigi”.

Quella del tiranno è una metafora che possiamo trasferire dal passato al presente?
Certo, l’allegoria è in agguato, ma siamo nel 1814. Elio Germano è un giovane scrivano, aspirante poeta col mito di Ugo Foscolo, che per lui è una specie di rock star dell’epoca; Napoleone Bonaparte, un tempo idolo dei patrioti, è una star sul viale del tramonto, che si tinge i capelli e si tira le rughe davanti allo specchio. Il popolino lo osanna, ma il giacobino sogna tutte le notti di farlo fuori. È una vicenda storicamente fondata.

Ancora una volta Virzì racconta un ragazzo che sta diventando adulto, tra illusioni e disillusioni.
È un po’ il mio chiodo fisso, ma è anche il più grande tema della letteratura, quello del romanzo di formazione, e il mio cinema se ne è nutrito abbondantemente. Anche qui si consuma l’incontro tra l’idealismo del vent’anni e la malizia del potere, fino alla beffarda delusione finale. Cerco disperatamente di fare film diversi, ma non ci riesco.

Però questo è un film diverso, la sua prima volta con una coproduzione internazionale e un film in costume.
Caterina va in città ha avuto un notevole e inaspettato successo all’estero: è rimasto in cartellone a New York per un’intera stagione. Così per la prima volta ho una coproduzione con Francia e Spagna e forti richieste anche dagli Stati Uniti. Questo mi ha portato anche una star come Monica Bellucci, che quando entra in paese ferma il traffico e tutti la vogliono fotografare col telefonino. Io ero intimidito dalla sua fama e dalla sua bellezza, ho scoperto che è spiritosa e alla mano e infatti ha accettato di interpretare questa baronessa zoticona che il suo giovane amante vorrebbe mollare. Ma anche Daniel Auteuil, attore geniale e intelligente come pochi, è sceso dal piedistallo e ha smitizzato una gloria nazionale dei francesi. Il suo personaggio è l’esatto contrario del Napoleone ritratto da Ingres o David.

Si sente un po’ vecchio ora che fa anche il produttore e il talent scout?
In Italia si è un giovane regista fino ai 50 anni e oltre. Diciamo che più che altro mi sento un fratello maggiore, sia con mio fratello Carlo sia con i giovani registi del Csc che hanno realizzato 4-4-2. Molti miei colleghi si sono messi a produrre e del resto è stato proprio grazie al Nanni Moretti produttore se negli anni ’90 il cinema italiano è risorto e sono venuti fuori talenti inediti. La Motorino Amaranto cercherà di fare proprio questo.

Cosa pensa del film di Virzino, “L’estate del mio primo bacio”?
Se l’è cavata bene, anche al botteghino, e soprattutto con umiltà: Carlo al cinema ha fatto veramente tutti i mestieri e prima ancora è stato anche operaio, dopo il liceo, come il protagonista di Ovosodo, che non a caso era un po’ dedicato a lui.

Tra Venezia e Roma chi sceglierà?
Non sarò io a scegliere, ma i produttori e i distributori.

autore
10 Giugno 2006

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