La nuova tendenza del cinema italiano che vede autori noti ed esordienti impegnati sul fronte del sociale e dell’impegno civile, trova una nuova conferma al festival di Locarno, dove Paolo Pisanelli ha portato i 52 minuti del suo ritratto di un prete scomodo, Don Vitaliano, al secolo Don Vitello della Sala.
Il “prete zapatista”, secondo una definizione in cui si riconosce solo a metà, ha accompagnato il film e adesso guarda un po’ stupito e un po’ divertito lo strano circo della cinefilia internazionale. “Continuo a non capire – dice Don Vitaliano – perché in tanti si stupiscano di trovarmi laddove c’è emarginazione, sofferenza, ribellione all’ingiustizia. A modo mio, e spero senza tradirlo, faccio quello che Gesù Cristo ci ha insegnato e quindi faccio soltanto il mio mestiere”.
Non sempre la pensano allo stesso modo le gerarchie ecclesiastiche che lo hanno censurato anche prima dei fatti di Genova in cui il parroco di Sant’Angelo è diventato un personaggio da copertina. “Pubblicità francamente non cercata – dice adesso Paolo Pisanelli – e che non fa bene al nostro film. Lo avevo cominciato molto prima e di quei tragici giorni, ho montato soltanto le sequenze necessarie, perché è chiaro che Don Vitaliano a Genova c’era, così come sono chiare le sue posizioni non violente e la sua condanna per ogni forma di prevaricazione”.
E in effetti il documentario è tutto salvo un classico atto di denuncia militante. Sulla musica dei 99 Posse racconta una gioia di vivere, un impegno costante, un’altra faccia della realtà italiana che oggi trova voce. Produce la Indigo Film di Francesca Cima e Nicola Giuliano, distribuisce all’estero la Fandango.
Su Don Vitaliano e altri cinque sacerdoti dell’impegno è in arrivo, a gennaio 2003, anche un libro, Preti contro, scritto da Corrado Zunino, fotografato da Tano D’Amico, portato in libreria dalla Fandango Libri.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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