Padre Paolo Benanti: “Il cinema si interroghi sul proprio ruolo in un mondo di AI”

"Per affrontare le sfide dell'Intelligenza Artificiale bisogna puntare sulla formazione", ha dichiarato il produttore Riccardo Tozzi, tra gli ospiti del panel promosso da DGCA-MiC e accolto all’Italian Pavilion alla presenza del Sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni


VENEZIA – Quale futuro attende il cinema in un’epoca di Intelligenze Artificiali e algoritmi? Da questi e molti altri interrogativi si è sviluppato il Panel “MiC: la creatività nell’era dell’intelligenza artificiale”, promosso dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura e ospitato all’Italian Pavilion, spazio promosso da Cinecittà e DGCA del MiC. Alla presenza del Sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni, che ha introdotto l’evento sottolineando l’impegno normativo per ridurre gli impatti negativi delle AI, è intervenuto anche Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale per l’informazione, ponendo l’accento sui quesiti etici posti da queste nuove tecnologie. “Ogni artefatto tecnologico produce nuove disposizioni di potere e nuove forme di ordine sociale”, ha spiegato Padre Benanti. “Oggi si parla di Sharp Power, ovvero il tentativo di minare il funzionamento democratico di una nazione mediante l’uso di materiali audiovisivi e strumenti digitali. L’Intelligenza Artificiale ha inevitabilmente un ruolo centrale e la grande domanda è quale sia la visione e il ruolo del cinema in questo contesto”.

I temi etici sono innumerevoli e non riguardano solo lo sfruttamento dei contenuti prodotti dall’AI, ma anche la stessa costruzione di questa tecnologia. “Pochi di noi si chiedono quale sia stato il costo in termini di disuguaglianze globali dell’avvento dell’AI – prosegue Padre Benanti – ChatGPT, per esempio, è stato addestrato con il lavoro sottopagato di persone anglofone del terzo mondo, pagate un dollaro e cinquanta per interagire con la macchina e fornirle le capacità di cui ora noi abbiamo il lusso di poter usufruire”. Per affrontare le sfide dell’AI, è necessario un impegno senza precedenti, che consideri risvolti etici e le molteplici conseguenze sociali: “L’impegno del governo in questo ambito, grazie anche alle varie commissioni e alla strategia per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, si muove nella direzione giusta, per valorizzare il sistema Italia e porre dei guardrail”, ha spiegato Padre Benanti.

“L’altra grande domanda riguarda il lato artistico – prosegue – perché come accaduto nel settore dell’alimentazione, in cui l’utilizzo della tecnologia ha orientato i consumi verso prodotti che massimizzano e modificano la percezione del gusto umano, anche l’industria culturale, con l’ausilio dell’AI, potrebbe muoversi nella direzione di una saturazione della percezione emotiva”. In quest’ottica, in futuro potrebbe essere sempre più difficile distinguere un’opera artistica da un prodotto senza anima e “destinato esclusivamente a diventare pop”, ossia a essere consumato al fine di soddisfare solo dei bisogni primari.

I numerosi interrogativi posti dal presidente della Commissione sull’intelligenza artificiale obbligano il settore ad armarsi degli strumenti utili a far fronte alla sfida del millennio e salvaguardare la creatività umana. “La risposta è nella formazione”, ha spiegato il produttore e fondatore di Cattleya Riccardo Tozzi, collegandosi all’intervento di Padre Benanti. “L’impatto sul mondo del lavoro sarà ed è già fortissimo. I lavori con un alto contenuto di creatività sono tutelati, perché richiedono ciò che l’AI non può dare, ma quelli a media-bassa creatività sono totalmente esposti. Per questo è fondamentale la formazione: dobbiamo migliorare il livello qualitativo della formazione e aumentare il grado di capacità creativa dei lavori. L’industria creativa non può continuare a formare i giovani per ruoli ormai superati”.

Bisogna stringersi alla creatività, dunque, elemento ancora irreplicabile. “Già Walter Benjamin poneva in dubbio l’esistenza della creatività originale – prosegue Tozzi -, suggerendo che nell’epoca della riproducibilità ciò che resta è solo creatività derivata. Ed è vero, ma questa derivazione è realizzata in modo originale. La creatività originale continuerà a esistere perché l’intelligenza artificiale indica ciò che è probabile, utilizzando un sistema statistico, mentre la creatività originale lavora sull’inaspettato, ovvero ciò che più colpisce l’animo umano”.

Nel corso del Panel sono intervenuti Nicola Borrelli, direttore DGCA, Giacomo Lasorella, presidente AGCOM, Salvatore Sica, presidente del Comitato Consultivo Permanente per il Diritto d’autore (da remoto), Salvo Nastasi, presidente SIAE, Francesco Rutelli, presidente ANICA, Gianluca Curti, presidente CNA Audiovisivo, Francesco Martinotti, presidente ANAC Autori Cinema, Damien VielBanijay Group, Chief Digital and Marketing Officer.

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