Pablo Berger al Ca’ Foscari: “Il periodo punk e l’incontro con Spielberg”

Il regista spagnolo, candidato all'Oscar per Il mio amico Robot, ha incontrato il pubblico del festival veneziano


VENEZIA – Ieri, 19 marzo 2025, la prima giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival ha vissuto il suo apice con la masterclass del regista e sceneggiatore spagnolo Pablo Berger, realizzata in dialogo con John Bleasdale. La prima parte dell’intervista si è concentrata su quello che il regista ha definito il suo “periodo punk”, ovvero quello dell’esordio alla regia con il corto Mamá (1988) e degli studi alla New York University, parlando dell’importanza delle esperienze di vita per la creazione di storie. Ad essa ha fatto seguito il racconto del processo creativo relativo al suo primo lungometraggio, Torremolinos 73 (2003), corredato dalla proiezione di una scena del film. Si è passati, poi, a parlare della lunga produzione di Blancanieves (2012) e dei successi che il film ha ottenuto in tutto il mondo. Dopo una breve discussione sul realismo magico della tragicommedia Abracadabra (2017), in relazione a Il mio amico Robot (2023) il pubblico ha avuto modo di riflettere con Berger sulle potenzialità dell’animazione e sulle differenze di questa con il live action. L’incontro si è concluso su note più leggere, quando Berger ha raccontato alcuni aneddoti sulla sua esperienza ai premi Oscar dello scorso anno. “Incontrare Steven Spielberg è stato come ricevere un Oscar personale“, ha confessato, sottolineando l’importanza di quei momenti di riconoscimento da parte dei propri idoli.

Oggi, invece, la seconda giornata di festival ha avuto come protagonisti assoluti i cortometraggi in gara nel Concorso Internazionale con ben dodici opere presentate. Una sovrapposizione nella sala prove porta un gruppo di androidi funky e un uccello canterino a uno scontro inevitabile nel cortometraggio di animazione del bosniaco Fedor Marić, Snima – RECCastaways, della regista messicana Andrea Saavedra de la Teja, tratta invece il delicato tema del crescere troppo in fretta attraverso la storia di Miriam. Claudio Agostini, dallo IED di Roma, con Nero trasforma un brutto incidente in un’occasione per ripensare alla vita e al nostro modo di relazionarci con l’altro.

Il concorso è proseguito con Son del regista curdo-iraniano Saman Hosseinpuor, che si concentra sul complicato rapporto tra madre e figlio, messo in crisi da un’improvvisa scoperta e dalle loro divergenti visioni del mondo. A seguire è stato proiettato Island of Young-a della regista sudcoreana Choi Seung-hyun, opera che esplora le difficoltà del periodo dell’adolescenza, specialmente quando il proprio mondo viene sconvolto in un istante e diventa necessario trovare qualcosa a cui aggrapparsi. Si è continuato con Sparks in the darkness, cortometraggio del regista russo Vladislav Emelin, thriller dalle tinte noir che sfrutta il pretesto dell’indagine di un omicidio per parlare di moralità, in un mondo in cui il confine tra bianco e nero non è così marcato come può sembrare. The song of the sheep è invece un corto di animazione francese diretto da Jules Marcel, Anaïs Castro de Angel, Juliette Bigo, Evan Lambert, Alex Le Ruyet, Jeanne Bigo e Anaïs Ledoux. L’opera narra la storia di Frank, un burbero pastore delle Alpi francesi in hangover, che si mette alla ricerca del ladro che ha svuotato la sua cantina.

A seguire è stato proiettato My mother is a cow, cortometraggio diretto dalla regista brasiliana Moara Passoni, che ha come protagonista Mia, una ragazzina di dodici anni costretta a trasferirsi nel ranch della zia, alla disperata ricerca dell’amore materno. È stato poi proiettato Echoes of silent roosters di Carlota Galilea, costruito attorno alla storia di una famiglia che è in procinto di trasferirsi. L’opera, un ritratto contemporaneo dei Paesi Baschi, racconta la ferita aperta di un popolo diviso tra un passato decaduto e un presente da ricostruire. A seguire la visione di Here for you del polacco Cezary Orłowski, un racconto permeato dall’amore di una madre che tenta di preparare il figlio affetto dalla sindrome di Down alla propria dipartita. Il corto esplora in modo delicato e intimo temi come la morte e la paura del vuoto, l’amore, la disabilità. A concludere la serata è stata la proiezione del cortometraggio Our own shadow, della regista Agustina Sánchez Gavier, un’opera di fiction ambientata in una città argentina colpita da un’incessante attività di deforestazione. La trama si sviluppa nel contesto realistico dello sfruttamento ambientale.

Durante la seconda giornata sono stati presentati anche tre concorsi collaterali: il CINIT Music Video Competition, il Concorso Scuole Superiori e “l’edizione 0” di Short Med_Cine. Infine, in serata, è previsto anche l’atteso Programma speciale della giuria, durante il quale le tre giurate del Concorso internazionale incontreranno il pubblico. (C.DA)

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20 Marzo 2025

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