A dominare la shortlist Oscar per il Miglior film internazionale sono ancora una volta i titoli europei, che occupano ben 10 delle 15 posizioni annunciate questa settimana dall’Academy of Motion Pictures Arts and Sciences. 85 film provenienti da altrettanti paesi si erano candidati per entrare a far parte dell’ultima concitatissima fase di selezione che anticipa le attese nomination, ultimo tratto della corsa più lunga della stagione dei premi cinematografici. Oltre a Vermiglio, dell’italiana Maura Delpero, si contendono per il posto in cinquina anche successi al botteghino locale come il francese Emilia Pérez o Flow, che vede la Lettonia entrare in shortlist per la prima volta, dopo oltre 16 tentativi, grazie a un film d’animazione. Tra i 15 titoli spicca infatti una buona varietà di stili e generi, come testimonia la presenza di documentari (tra cui il primo prodotto dal fondo cinematografico di Gaza, From ground zero) e incredibili storie vere (occhio a I’m still here di Walter Salles). Le votazioni per la 97ma edizione degli Oscar avranno luogo dall’8 al 12 gennaio e i candidati definitivi verranno svelati il 17 gennaio. Nel frattempo, ecco chi sono i 15 contendenti alla cinquina dell’Oscar come Miglior Film Internazionale.
Vermiglio, di Maura Delpero (Italia)
Dopo la nomination ottenuta con Io Capitano di Matteo Garrone, l’Italia ci riprova con il film premiato a Venezia con il Leone d’Argento, Vermigliodella regista Maura Delpero. Il film, ambientato nell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale in un piccolo paesino sulle montagne dell’Alto Adige, è interpretato da un gruppo di attori non professionisti insieme a Tommaso Ragno, Sara Serraiocco e Carlotta Gamba. Per l’importante rivista di settore Variety, l’omelia montanara di Delpero è tra i primi cinque candidati alla statuetta per il Miglior Film Internazionale assieme a Emilia Pérez, Io sono ancora qui, Il seme del fico sacro e From Ground Zero.
I’m Still Here, di Walter Salles (Brasile)
Proprio a Walter Salles il Brasile deve l’ultima nomination per questa categoria degli Oscar: era il 1999 e il film di Salles si intitolava Central Station. Il quarto tentativo senza vittorie per il Brasile. Il regista de I diari della motocicletta torna ora sul grande schermo con l’incredibile storia vera della famiglia Paiva, ambientata durante il regime militare brasiliano degli anni ’70. Fernanda Torres interpreta Eunice Paiva, moglie e madre che deve prendersi cura della famiglia quando il marito, ex deputato Rubens Paiva (Selton Mello), scompare. I’m Still Here ha debuttato a Venezia vincendo il premio per la sceneggiatura e ha ottenuto nomination ai Critics Choice Awards (miglior film straniero) e ai Golden Globes (miglior attrice in un dramma e miglior film in lingua non inglese).
Universal Language, di Matthew Rankin (Canada)
Il Canada ha ricevuto sette nomination in questa categoria Oscar, vincendo nel 2004 con The Barbarian Invasions di Denys Arcand. Ambientato a Winnipeg, questo film trasporta l’Iran nella città del Manitoba, intrecciando diverse storie: bambini che scoprono soldi congelati nel ghiaccio; una guida turistica che porta i suoi ospiti in attrazioni deludenti; e un uomo che lascia il suo lavoro nel governo provinciale del Quebec per tornare a casa. Universal Language ha debuttato a Cannes, partecipato a festival come Toronto, New York e Fantastic Fest.
Waves, di Jiří Mádl (Repubblica Ceca)
Waves è un thriller storico che ha vinto l’Audience Award al Karlovy Vary, dove è stato presentato in anteprima mondiale. Il film si basa su una storia vera ambientata durante la Primavera di Praga e racconta di un gruppo di giornalisti determinati a mantenere vive le notizie indipendenti durante l’invasione sovietica. Il terzo film di Mádl è stato un successo sia in patria che nella vicina Slovacchia.
The Girl With the Needle, di Magnus von Horn (Danimarca)
L’ultima vittoria agli Oscar per la Danimarca è molto recente grazie al trionfale risultato di Another Round nel 2021. The Girl With The Needle vede il regista svedese von Horn alle prese con un dramma in bianco e nero ambientato a Copenaghen dopo la Prima Guerra Mondiale. Al centro delle vicende troviamo l’amicizia tra una operaia di fabbrica povera e incinta (Vic Carmen Sonne) e una donna (Trine Dyrholm) che la aiuta a risolvere il suo “problema”. Il film è ispirato a una storia vera.
Emilia Pérez, di Jacques Audiard (Francia)
La Francia punta all’Oscar con un musical in lingua spagnola firmato Jacques Audiard, che torna alla regia raccontando le vicende di un boss di un cartello messicano che finge la propria morte e si trasforma in una donna. Emilia Pérez ha debuttato a Cannes vincendo il Premio della Giuria, mentre Karla Sofia Gascon, Zoe Saldana,Selena Gomez e Adriana Paz hanno condiviso il premio come migliori attrici. Audiard era stato nominato all’Oscar in questa categoria per A Prophet nel 2010, vincendo il BAFTA per il miglior film non in lingua inglese nello stesso anno. Dopo l’importante successo in patria, Emilia Pérezsarà nei cinema italiani dal 9 gennaio 2025 con Lucky Red.
The Seed of the Sacred Fig, di Mohammad Rasoulof (Germania)
È la settima volta negli ultimi dieci anni che la Germania appare nella shortlist degli Oscar. The Seed Of The Sacred Fig è un film non in lingua tedesca del regista, esule iraniano, Mohammad Rasoulof, che racconta di un patriarca di Teheran la cui promozione a giudice investigatore crea tensioni con la moglie e le figlie. The Seed Of The Sacred Fig ha debuttato a Cannes, dove Rasoulof, fuggito dal suo paese poco prima della premiere a seguito di una condanna a otto anni di prigione e flagellazione per le sue critiche al regime, ha ricevuto un premio speciale dalla giuria.
Touch, di Baltasar Kormakur (Islanda)
Il veterano islandese BaltasarKormakur rappresenta per la quinta volta il suo paese agli Oscar. In precedenza, The Deep era arrivato nella shortlist nel 2013, ma gli altri tre film avevano mancato la nomination, e Kormakur non ha mai vinto. Touch è ambientato in due linee temporali separate da ben 50 anni e vede Egill Olafsson e Palmi Kormakur interpretare lo stesso personaggio: studente universitario che abbandona l’università per lavorare in un ristorante giapponese e poi vedovo che viaggia a Londra per svelare il mistero del suo primo amore.
Kneecap, di Rich Peppiatt (Irlanda)
L’Irlanda ha ottenuto la sua prima candidatura all’Oscar due anni fa, nel 2023, con The Quiet Girl. L’occasione di ripetersi l’ottiene con un debutto alla regia di grande successo, che vede Rich Peppiatt, vincitore del NEXT Audience Award allo scorso Sundance, raccontare l’ascesa fittizia del trio di hip-hop in lingua irlandese “Kneecap”, che recitano insieme a Michael Fassbender, Fionnuala Flaherty, Simone Kirby e Josie Walker.
Flow, di Gints Zilbalodis (Lettonia)
La Lettonia entra per la prima volta nella shortlist degli Oscar dopo 16 tentativi. Questo film d’animazione muto, presentato nella sezione Un Certain Regard di Cannes, racconta la storia di un gatto e altri animali che cercano di sopravvivere durante un diluvio che ha devastato il pianeta terra, abbandonandolo a uno spettrale silenzio privo di qualsiasi segno umano. Il film ha vinto quattro premi ad Annecy e ha riscosso successo nel circuito dei festival. Flow, il secondo film di Zilbalodis dopo Away (2019), è considerato un serio contendente per i premi all’animazione questa stagione, dove corrono però anche giganti come Inside Out 2 e Il robot selvagio, rispettivamente di Pixar e Dreamworks. L’ultima animazione a ottenere una nomination per il miglior film internazionale è stata Flee di Jonas Poher Rasmussen nel 2022.
Armand, di Halfdan Ullmann Tøndel (Norvegia)
Armand segna il debutto alla regia di Halfdan Ullmann Tøndel, nei cinema italiani dall’1 gennaio con Movies Inspired. Il film, con Renate Reinsve, Ellen Dorrit Petersen e Janne Heltberg, racconta la storia di Armand e Jon, due inseparabili amici di 6 anni. Prima dell’inizio delle vacanze scolastiche, i loro genitori vengono convocati dalla dirigenza scolastica in seguito ad un “fatto” avvenuto tra di loro. Nessuno però sembra in grado di spiegare cosa sia realmente accaduto. Si è trattato di un gioco innocente tra due bambini di sei anni o di qualcosa di molto più serio? La Norvegia è stata candidata all’Oscar per il miglior film internazionale nel 2022 con The Worst Person In The World di Joachim Trier, che vedeva sempre la partecipazione di Renate Reinsve.
From Ground Zero, di Masharawi Fund (Palestina)
From GroundZero del regista palestinese Rashid Masharawi è il progetto inaugurale del fondo cinematografico di Gaza, una raccolta di 22 cortometraggi che catturano la situazione durante la guerra in corso. Il film unisce documentario, animazione e fiction in un racconto molto intenso. È la prima volta che la Palestina appare nella shortlist dal 2014, quando Omar di Hany Abu-Assad fu nominato, dopo un’altra nomination nel 2006 con Paradise Now.
Dahomey, di Mati Diop (Senegal)
Questa è la seconda volta che la regista franco-senegalese Diop si trova nella shortlist per il miglior film internazionale, dopo Atlantique, vincitore del Grand Prix a Cannes. Con Dahomey, Diop ha vinto il Leone d’Oro alla Berlinale con un particolare “documentario fantasy”, come lei stessa l’ha definito. Il film racconta la storia di 26 artefatti reali rubati dalle truppe coloniali francesi nel 1892 e restituiti a ciò che oggi è la Repubblica del Benin nel 2021.
How to Make Millions Before Grandma Dies, di Pat Boonnitipat (Thailandia)
La Thailandia entra per la prima volta nella shortlist degli Oscar presentando un dramma familiare che ha riscosso grande successo a Singapore, Indonesia e Thailandia. Il debutto alla regia di Boonnitipat racconta la storia di un universitario che si trasferisce a vivere con la nonna, malata terminale, per prendersi cura di lei. Scopre presto però che guadagnarsi il suo favore non è cosa semplice. Il popolare cantante thailandese Putthipong Assaratanakul (alias Billkin) recita accanto a Usha Seamkhum.
Santosh, di Sandhya Suri (Inghilterra)
Con The Zone Of Interest di Jonathan Glazer, il Regno Unito ha vinto l’anno scorso per la prima volta un Oscar in questa categoria. Santosh è il debutto al racconto fiction in lingua hindi della regista britannico-indiana Sandhya Suri e racconta la storia di una donna appena vedova che eredita il lavoro del marito come poliziotto nell’India rurale del nord e viene guidata da un’ispettrice di polizia femminista.
I primi pronostici della più importante testata di spettacolo degli Stati Uniti vedono il film di Maura Delpero tra i primi cinque candidati alla statuetta per il Miglior Film Internazionale
Frédérique Foglia: mai come in questo caso è stato il film a determinare la tecnica da usare. Con le dita abbiamo riportato sui volti il sapore della storia e della natura. Ispirate da Bruegel e Vermeer. L'intervista
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