Orhan Pamuk, il museo “magico” e i migranti

Il sala in due sole giornate, il 7 e l'8 giugno con Nexo Digital il documentario "Innocence of Memories" di Grant Gee che coinvolge lo scrittore premio Nobel


VENEZIA – “Non bisogna esagerare con il ruolo degli intellettuali. Pubblicare la foto del povero bambino Aylan è stato centinaia di volte più forte di tanti nostri appelli. Scegliendo di mostrare quell’immagine si è riusciti a provocare un vero cambiamento”. Così ha parlato lo scrittore turco premio Nobel Orhan Pamuk, che ha accompagnato il film Innocence of Memories – Orhan Pamuk’s Museum & Istanbul di Grant Gee, evento speciale dei Venice Days, in uscita in Italia con Nexo Digital in due giornate, il 7 e l’8 giugno.

Lo scrittore, dunque, ridimensiona il ruolo degli intellettuali di fronte al dramma epocale dei migranti, in questi giorni sulle prime pagine dei giornali per le stragi nel Mediterraneo (e non solo), ma ricorda che “Istanbul e la Turchia sono da sempre crocevia di movimenti demografici, non solo dall’Asia verso l’Europa ma anche dalla Russia verso il Sud e dai Balcani verso l’Europa. Abbiamo avuto due milioni di migranti in Turchia, mentre l’Europa ne voleva accogliere duemila. Ora sono felice che anche la Germania abbia deciso di aprire le porte”.

Nel film di Grant Gee, il “museo dell’innocenza”, che lo scrittore ha descritto nel suo celebre romanzo e che poi ha fisicamente aperto a Istanbul nel 2012, prende vita anche sul grande schermo con l’esplorazione degli spazi in cui gli oggetti rievocano il racconto di un amore tormentato negli anni ’70, costruendo un ponte tra immaginazione e realtà. “Come definirei questo lavoro? La cosa che più gli si avvicina è il film/viaggio, o la ‘city symphony‘. Il mio modello è Sans soleil di Chris Marker, per il lavoro che fa attorno al concetto di memoria”, risponde il regista Grant Gee, che come molti ha scoperto Istanbul prima attraverso le pagine di Pamuk e poi visitandola fisicamente. Affascinato dal museo “di finzione”, Gee ha contattato lo scrittore, che aveva visto il suo primo film e si è interessato al progetto al punto da collaborare alla sceneggiatura e farsi intervistare.

“Dopo aver partecipato alla realizzazione di questo film e aver visto il processo creativo che c’è dietro, quasi quasi mi è venuta voglia di fare un film”, ha aggiunto poi Pamuk, di cui intanto si attende l’uscita del nuovo romanzo: “Si intitola La stranezza che ho nella testa. Lo pubblica Einaudi come tutti i miei libri, è un romanzo d’amore che ha come sfondo i cambiamenti sociali della Turchia”.

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09 Settembre 2015

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