Il Cairo, 15 gennaio 2011. La rivoluzione, l’omicidio di una donna famosa in un albergo di lusso, l’ufficiale di polizia che indaga sul caso e i più alti profili del Paese coinvolti: questi gli ingredienti principali di Omicidio al Cairo, una produzione franco-tedesca insieme a Danimarca e Svezia, alla cui nazionalità appartiene il regista Tarik Saleh.
Questo il suo ottavo lavoro per il cinema, iniziato ufficialmente del 2011 con Sadness is a Blessing: Lykke Li. Una mazzetta di soldi nascosta in frigo, dentro ad un sacchetto per conservare il cibo. Una casa modesta, vissuta in solitudine: unica compagnia la fotografia del matrimonio. La televisione parla di politica interna, del presidente Mubarak e della situazione socio-politica in corso.
Questo mentre in un Grand Hotel della capitale una cameriera sudanese, di servizio al piano, assiste ad un sospetto andirivieni di due uomini da una stessa stanza, in sottofondo le urla di una donna, una famosa cantante, che viene ritrovata uccisa. Sulla scena del delitto, qualcuno mangia davanti al cadavere, qualcuno le spia morbosamente il seno sotto la vestaglia in raso, mentre il poliziotto Noredin (Fares Fares, attore libanese naturalizzato svedese e fratello del regista, con all’attivo ruoli accanto a Denzel Washington e Gary Oldman) le sottrae una mazzetta di banconote dal portafoglio, il tutto nel mistero assoluto di chi abbia prenotato e pagato quella camera.
In una città popolare, al contempo, lussuosissima, si svolge la vicenda, la macchina del poliziotto taglia da una parte all’altra le vie polverose, notturne, sempre con la sigaretta tra le labbra. Le indagini sono state chiuse ma un potente politico ha il potere di farle riaprire. Era un amante della vittima, e per amore si rivolge al protagonista.
Inizia un turbinio di situazioni che vedono il poliziotto coinvolto in indagini, convocazioni dalla sicurezza di Stato, altri omicidi – sorte riservata anche al sospettato numero uno – e foto ricatto che vedono coinvolto Noredin stesso in prima persona. Eventi incalzanti su andamento lento, con assenza sostanziale di colonna sonora che lo amplifica.
Un thriller politico – più nelle intenzioni che nella sapienza della costruzione tensiva tipica del genere – ispirato ad una storia vera, in cui un processo di catarsi personale dell’animo corrotto di Noredin compie il suo arco, seppur infine con un epilogo generale prevedibile, considerato soprattutto la situazione politica dell’Egitto.
Il film, già premiato al Sundance e in corsa per il César, esce in Italia il 22 febbraio, distribuito da Movies Inspired.
Qui il trailer:
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